Nei prossimi mesi il sito archeologico che ospita i resti dell'anfiteatro romano del I secolo a.C. sarà aperto al pubblico in occasione della rassegna Mura e del Festival della Scienza. Fernando Bonora ci guida alla scoperta dei questo incredibile reperto della storia di Genova. Il video della visita.
Il più grande sito archeologico di Genova a breve sarà aperto al pubblico: l’ anfiteatro romano del primo secolo dopo Cristo, situato in centro storico, infatti, il 23 e il 24 settembre sarà la scenografia di una performance artistica all’interno della rassegna M.U.R.A. (Movimento Urbano Rete Artisti), mentre ad ottobre ospiterà un allestimento del Festival della Scienza 2016. Ma non solo aperture spot: i lavori di scavo dovrebbero proseguire, come anche l’allestimento per accogliere visitatori stabilmente, al fine di rendere questa incredibile testimonianza storica parte integrante del patrimonio culturale di Genova.
Un sito forse non troppo noto, sconosciuto anche a moltissimi genovesi stessi, nascosto dal cemento della ricostruzione urbana che ha toccato il Centro Storico nei decenni scorsi, che però racchiude una grande testimonianza della storia millenaria della Superba. Scoperto per caso nel 1992, come spesso accade, durante i lavori dei cantieri allestiti per la costruzione dei soliti box auto interrati, tra piazza delle Erbe, salita Re Magi e vico del Fico: gli scavi, durati fino al 1996, portarono alla luce una ventina di metri del muraglione che cingeva il campo dell’arena, e poco distante un pozzo in pietra, risalente al quarto secolo dopo Cristo, oltre a numerose opere murarie medievali. Il sito fu inglobato e coperto dalle strutture che portarono alla nascita dei Giardini Luzzati (e di qualche imprescindibile box), a due passi da Piazza delle Erbe, ma mai aperto definitivamente al pubblico. «Grazie a Piera Melli, l’archeologa che curò gli scavi per la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Liguria – racconta Ferdinando Bonora, responsabile dell’area archeologica per l’associazione Giardini Luzzati e Coopertiva Archeologia – questo sito è stato salvato e in parte predisposto per l’apertura al pubblico: un anfiteatro non grande, costruito con terrapieni e strutture in legno, ubicato in quella che allora era una zona esterna alla città, ma decisamente importante perché testimonia una parte importante della storia di Genova». Poche, infatti, sono le vestigia romane ancora riconoscibili in città, inglobate in altri edifici o demolite per costruire nuove strutture.
Il piccolo anfiteatro (che vantava di un’ellisse con gli assi di 60 e 40 metri), secondo le ricostruzioni, doveva servire ad intrattenere o allenare le guarnigioni in servizio in loco, e venne ricavato sfruttando la naturale pendenza del terreno. Già nel quarto secolo, però, cadde in disuso, come testimonia la presenza del pozzo in pietra, collocato proprio sul perimetro dell’arena, e probabilmente costruito per approvvigionare i campi o abitazioni che nel frattempo avevano preso il posto dell’edificio romano. Alcuni rilievi hanno trovato traccia di vegetali “acquatici”, cosa che probabilmente testimonia la presenza di acquitrini o paludi.
Fu l’acqua, quindi, che probabilmente mise sotto pressione la struttura romana, danneggiandola; ed la stessa acqua che oggi minaccia il sito archeologico: «Le strutture di cemento che circondano questa area non sono mai state rifinite – sottolinea Bonora, che ha guidato Era Superba alla scoperta di questo luogo – e sono molte le infiltrazioni e le perdite, anche fognarie, che talvolta allagano parte del terreno. Stiamo lavorando per rendere visitabile e fruibile questo sito, ma il Comune di Genova deve fare la sua parte». Oggi tutta l’area, di proprietà del Comune di Genova, è in gestione all’Associazione Giardini Luzzati, che, in collaborazione con l’associazione Ce.Sto, la Cooperativa Archeologia Genova e il Teatro della Tosse, recentemente ha visto riassegnarsi la concessione per il prossimo triennio: «In questo arco di tempo vorremmo aprire definitivamente questo spazio, rendendolo parte integrante del tessuto urbano e scenografico della città – conclude Ferdinando Bonora – e nel frattempo ospiteremo eventi ad hoc, che ci aiuteranno a far conoscere questo prezioso reperto, rendendolo di interesse pubblico».
Oggi si parla spesso di “costruire sul costruito”, ma la cosa non è una novità: Genova, avara di spazi ma non di ambizioni, ha da sempre visto sovrapporre uno sull’altro i diversi strati urbani che si succedevano nei secoli, spesso nell’ottica del progresso cittadino, e altrettanto spesso sotto la spinta demolitrice della speculazione o dell’interesse privato. L’anfiteatro genovese, oltre a testimoniare il passato romano della città, ne rappresenta l’immagine intima: un prezioso tesoro, salvo per miracolo ma circondato dal cemento e degrado, che giace nascosto, e che molti di noi non sapevano neanche di “avere”.
Nicola Giordanella
Foto di Simone D’Ambrosio, video di Nicola Giordanella
Che bello! Ci ho provato nel 2008 a riaprire tutto ma il Comune me lo aveva impedito! A presto!