add_action('wp_head', function(){echo '';}, 1);
La città è impregnata di cultura musicale e cinematografica, decine di artisti lungo le strade suonano canzoni dei Beatles e dei Rolling Stones, brani dei Police e naturalmente degli Who... Brighton è infatti la città dello storico film Quadrophenia
Prendete un film di nome Quadrophenia, un disco degli Who, un movimento culturale chiamato Mod e la mitica Vespa Piaggio, amalgamate bene il tutto e otterrete Brighton, una città piuttosto grande sulle coste meridionali dell’East Sussex, dove gli inglesi passano le estati tra luna park, discoteche e stabilimenti balneari in quella che può essere considerata una piccola Londra sul mare.
Un’estate di qualche anno fa, durante una vagabondata con il mio amico Matteo in giro per l’Europa, abbiamo preso un treno che dalla colorata Olanda ci ha portato nel malinconico Belgio e nel nord della Francia e precisamente nel dipartimento del Passo di Calais.
Sarebbe stato troppo facile arrivare in Inghilterra e prendere il primo treno per Londra, abbiamo deciso invece di arrivare a Dover, esaudendo quindi un mio sogno fin da quando ero adolescente, per poi proseguire sulla costa verso Ovest e visitare Brighton. Mentre mi avvicinavo alle bianche scogliere ascoltavo I’m One degli Who per entrare nel clima giusto ed ero certo che il mio amore per la Gran Bretagna sarebbe ulteriormente aumentato dopo questa esperienza.
Una volta arrivati sulla terraferma e gustato un English Breakfast nel primo pub trovato a Dover abbiamo preso il treno per trascorrere le ultime ore di viaggio prima di giungere finalmente a destinazione. Il primo approccio con Brighton è stato come l’incontro tra due cani, ci siamo annusati e studiati, ma appena abbiamo capito di essere compatibili abbiamo iniziato a scodinzolare.
Al di fuori della Brighton Station le strade sono disordinate e non proprio pulite, a prima vista può ingannare ma dopo qualche metro ci si innamora subito di ogni marciapiede e muro della città. Un taxi leopardato ci ha portato in centro dove ha preso inizio la nostra ricerca di un alloggio per le notti a seguire, tutto era pieno e inspiegabilmente non si trovava una stanza da nessuna parte.
Le centinaia di bandiere multicolori appese alle finestre e sui balconi risolsero ogni dubbio, eravamo finiti nel bel mezzo del Gay Pride, ogni buco in città era occupato ma fortunatamente abbiamo trovato un cartello Vacancy in quello che per noi è diventato il mitico Churchill Palace Hotel.
Al suo interno la moquette in stile arabesco non intonava per niente con le pareti viola, il soffitto del corridoio scemava verso il basso e la stanza sembrava quasi ricavata abusivamente dal palazzo adiacente, per entrare abbiamo dovuto abbassare la testa e passare sotto una minuscola porta irregolare. Due letti a castello e un tavolino ingombravano il passaggio, il bagno, non perfettamente pulito, disponeva di doccia “multi getto” e la muffa sulla tenda richiamava a decorazioni floreali ma forse è proprio questo il bello dei viaggi, le cose perfette si ricordano meno.
Una volta sistemati siamo andati in centro, dove le immagini di Quadrophenia scorrevano davanti ai miei occhi, vedevo Ace (nel film interpretato da Sting) scorrazzare con la sua vespa insieme a Jimmy, i capobanda dei Mods prendere parte alle risse contro i Rockers con le loro giacche di pelle e le grosse moto roboanti. Il film racconta fatti realmente accaduti negli anni 60, il conflitto tra Mods e Rockers fu cruento e sanguinoso e Brighton insieme ad altre località del sud dell’Inghilterra fu sede di scontri tra le due fazioni, la più importante ad Hastings dove i combattimenti durarono due giorni e i giornali soprannominarono l’evento come “La seconda battaglia di Hastings”.
Gli scontri ebbero luogo anche lungo la splendida promenade sul mare dove spiccano gli imponenti moli simbolo di riconoscimento della città. Il più importante, è il Palace Pier dove sale giochi e luna park conditi da piccoli negozi di cianfrusaglie distraggono i turisti durante le sere estive mentre non molto lontano troviamo il West Pier, un molo inaugurato nel 1966 e chiuso al pubblico nel 1975, nel 2003 è stato vittima di un incendio che lo ha fatto crollare, le sue spoglie di ferro si trovano ancora adagiate sulla riva e sono diventati un simbolo per fotografi e artisti che traggono da esso le loro idee.
La prima sera siamo andati al luna park del Palace Pier e ci siamo divertiti come bambini sopra le montagne russe e su gli autoscontri, l’attrazione della serata però è stato Paul, un Bulldog di peluche rinchiuso in una teca di vetro, sarebbe stata sufficiente una sterlina e un po’ di fortuna nel manovrare il braccio meccanico per permettergli di evadere… ma le sterline sono state venti e dopo quasi un ora di tentativi lo presi e lo portai con me per tutta la vacanza.
La bellezza delle spiagge di Brighton si contrappone alla temperatura non proprio piacevole dei venti e del mare, tuttavia gustare un cocktail nei locali lungo le spiagge ascoltando pezzi suonati dal vivo è sempre un occasione da non perdere. Un locale in modo particolare permetteva ogni giorno a musicisti e cantanti di esibirsi all’aperto, uno di questi ha attirato la mia attenzione per la sua somiglianza a Jack Johnson, sia nello stile e nelle sembianze, suonava pezzi moderni come “take your mama” degli Scissor Sister oppure svariava dai classici dei Beatles ai reggae di Bob Marley con la sua chitarra acustica che coinvolgeva anche passanti dalla passeggiata sovrastante.
La città è impregnata di cultura musicale e cinematografica, decine di artisti lungo le strade suonano canzoni dei Beatles e dei Rolling Stones, brani dei Police e naturalmente degli Who, sui muri si trovano murales con riferimenti ai migliori film cult della storia, dal viso di Igor di Frankeinstein Junior all’inquietante sguardo di Alex di Arancia Meccanica e, tutti simboli e personaggi dei migliori anni del XX secolo.
La sera, grazie anche al Gay Pride, i locali si popolavano di Drag Queen, vampiri transessuali, gay e lesbiche, ragazzi e ragazze che ballavano al ritmo dei Queen, Robbie Williams, Oasis e tutto il miglior rock britannico , la serata si conclude sempre cantando Hey Jude con l’ultima birra in mano abbracciati a gente sconosciuta. Le intense serate si smaltiscono sempre con ottimi hamburger facilmente acquistabili vicino alle spiagge o nei piccoli bistrot distribuiti lungo le vie del centro, un toccasana prima di andare a dormire e caricare le pile in vista del giorno dopo.
Il secondo giorno lo abbiamo dedicato allo shopping, molti negozi del centro vendono abbigliamento come camicie a maniche corte, parka, scarpe con le frange e spille di ogni colore e motti, tipici dello stile Mod. Uno di questi esponeva al suo interno una Lambretta d’epoca e fotografie di cantanti e personaggi famosi come Paul Mc Cartney, Paul Weller, Rod Stewart e Liam Gallagher, che avevano visitato il negozio e immortalati al suo interno.
Un altro negozio dove ho passato qualche ora piacevole è il Borderline, forse il più fornito rivenditore di dischi usati del sud Inghilterra, sono uscito con il vinile originale di Mad Dogs & Englishman di Joe Cocker, un album che conservo ancora molto gelosamente nella mia collezione.
Come detto in apertura, ripercorrere Quadrophenia e le sue scene era il mio obiettivo e prima di partire per Brighton non mi documentai molto sulla storia della città; la storia però, inevitabilmente, passeggiando per le strade, si rivela da sè e premia i curiosi… come nel caso della grande struttura dalle connotazioni indiane situata a un centinaio di metri dal mare. Il Royal Pavillion è una villa costruita da Giorgio IV nella seconda metà del 1700 poiché dopo alcune visite a Brighton si innamorò del paesaggio e dell’ambiente tranquillo, decise quindi di acquistarlo e di renderla la residenza estiva di corte. Affascinato da alcune stampe orientali, ordinò ai suoi architetti di modificare la struttura in stile Cinese e in seguito cambiò ancora fino ad arrivare allo stile Indiano che mostra ancora oggi. Famoso per la sua passione per le arti e per le feste mondane il futuro Re contagiò anche la sua famiglia che proseguì la tradizione terminata con l’avvento della Regina Vittoria che ritenendo Brighton troppo turistica decise di vendere la villa alla città.
Una volta chiusa la parentesi storica sono tornato nel film dove Jimmy durante gli scontri trova rifugio tra gli stretti vicoli e conosce Steph, la ragazza di cui si innamorerà e proprio in quei vicoli avrà il rapporto occasionale, ho cercato e riconosciuto il luogo esatto prima di scattare alcune fotografie simili a quelle che danno vita alla copertina della colonna sonora del film.
Finiti i giorni a disposizione sono ritornato verso il Big Ben come i veri Londinesi in attesa dell’aereo per il ritorno che sarebbe partito cinque giorni dopo per la volta dell’aeroporto Cristoforo Colombo. Questo viaggio mi ha lasciato molto più di quanto pensavo di trovare, esistono luoghi che ti attraggono come una calamita e sai che un giorno arriverai a loro, Brighton è uno di questi, mi ha chiamato, l’ho cercata, ci siamo trovati, amati e detti addio, proprio come Jimmy e Steph.
Diego Arbore
[foto dell’autore]