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Svolgendo ricerche sui resoconti di partite di calcio sui quotidiani inglesi e italiani, ho notato che normalmente vengono scritti ricorrendo a due metafore in particolare: quella “bellica” (war) e quella “artistica” (art)
La scorsa settimana abbiamo parlato di metafore concettuali, ovvero di come ci serviamo di domini concettuali più “concreti” per comprenderne altri più “astratti”. Nel caso della metafora tanto cara a Uncle Scrooge / Zio Paperone, ovvero TIME IS MONEY (“il tempo è denaro”), troviamo nella lingua quotidiana alcune espressioni come to save time (“risparmiare tempo”) oppure to waste time (“sprecare tempo”). Forse è anche per colpa di questa metafora che nella nostra società corriamo da una parte all’altra stressandoci fino allo svenimento e dimenticandoci del perché ci stiamo affannando tanto…
Come abbiamo già affermato, le metafore concettuali possono anche essere usate in maniera proditoria, per esempio per giustificare una guerra o per renderla più accettabile. A tale proposito, proprio perché le trappole linguistiche sono ovunque, si rende sempre più necessario uno sforzo da parte di ciascuno di noi di innalzare il livello della nostra coscienza critica, che rappresenta l’unico modo per formarci una nostra autentica opinione sui fatti e per non permettere ad altri di modellare a loro piacimento il nostro pensiero.
Tornando alle conceptual metaphors, ci si potrebbe chiedere quale sia la loro origine. Spesso essa ha a che fare con la somiglianza che viene percepita essere presente tra il dominio concettuale più concreto e quello più astratto.
Un caso interessante è quello delle partite di calcio. Svolgendo alcune ricerche sui resoconti di diversi match internazionali sui quotidiani inglesi e italiani, ho notato che normalmente una partita di calcio viene espressa ricorrendo a due metafore in particolare: quella “bellica” (war) e quella “artistica” (art). La prima si esprime attraverso verbi e sostantivi quali:
– to shoot (“tirare in porta,” ma anche “sparare”);
– to attack (“attaccare”);
– to defend (“difendere”);
– crushing defeat (“sconfitta schiacciante”).
Interessanti esempi della metafora “artistica” sono invece:
– The goal was a masterpiece (“il gol è stato un capolavoro”);
– Brazilian players are the artists of football (“i giocatori brasiliani sono gli artisti del calcio”);
– If FC Barcelona is an orchestra playing a complex symphony, Xavi Hernandez is the conductor. (Se il Barcellona è un’orchestra che suona una complessa sinfonia, Xavi Hernandez ne è il direttore.)
In effetti, se ci pensate, una squadra che gioca con eleganza può richiamare alla mente un concerto armonioso, mentre un contrasto portato con violenza riecheggia il tema della battaglia. A tale riguardo, è opinione purtroppo abbastanza diffusa che gli stessi istinti animaleschi che prima trovavano sfogo nei conflitti bellici ora siano stati canalizzati in modo meno distruttivo nelle competizioni sportive; gli scontri violenti tra opposte tifoserie sembrano in realtà dimostrare il contrario. Appare quindi necessario dare sfogo agli impulsi aggressivi dell’essere umano in altri modi, come affermato con la consueta lucida ironia dal grande filosofo britannico Bertrand Russell nel suo capolavoro Authority and the Individual: “Chiunque speri che, col tempo, sia possibile abolire la guerra, dovrebbe preoccuparsi seriamente del problema di soddisfare in modo innocuo quegli istinti che ereditiamo da lunghe generazioni di selvaggi. Per parte mia, trovo uno sfogo sufficiente nei romanzi polizieschi, nei quali, alternamente, mi identifico con l’assassino e col poliziotto che gli dà la caccia; ma so che ci sono persone per cui questo sfogo è diventato troppo mite, e a queste bisognerebbe fornire qualcosa di più forte.” Bye!
Daniele Canepa