Viali di migliaia di Spiree bianche per un castello piemontese ai piedi delle Alpi. Un rustico cespuglio, dalla effimera ma eclatante fioritura, sottolinea l’austera aria secolare di un fortilizio militare
Questa settimana parleremo di un giardino particolare, quello di un castello piemontese, il Castello di Masino in località Caravino. Qualche anno fa mi è capitata l’occasione di visitare, al mattino presto e quando non era aperto al pubblico, il parco storico di questo maniero sito nel Piemonte del Nord, quasi al confine con la Valle d’Aosta. La visita mi aveva molto colpito in quanto, al di là della bellezza intrinseca del luogo, l’insieme di parco ed edificio aveva un profondo carattere ed un’aria indiscutibilmente autentica.
Sito in alto, al di sopra di una collinetta tra i campi coltivati, il castello è caratterizzato da qualche sparuta torretta e da un grande torrione circolare. Vi sono alcuni viali di accesso, larghi, con il fondo cosparso da sassi di fiume e, in alto, cancellate barocche in ferro battuto. Le loro volute sono però spesse e pesanti, come solo certa arte “provinciale” sa essere: perfette per un austero castello dall’aria militare.
Il parco è in verità, apparentemente, piuttosto spoglio: ampi prati verdi con un’erba un po’ rustica e frammista, viali volutamente non battuti e muri in pietra che mostrano i segni del tempo. Arroccate tra tigli secolari e tra i grandi arbusti dal portamento scomposto, spuntano irregolari le torrette ed i torrioni, consumati dal tempo. I tagli di luce sono qui forti, sole od ombra assoluta, quest’ultima fredda come solo quella degli edifici medioevali può essere.
I fiori sono i grandi assenti del giardino. Il verde degli alberi e dell’erba, il grigio marrone della muratura e dei viali dominano incontrastati, colori freddi a sottolineare l’origine militare del complesso. Solo in primavera, quasi una concessione alla stagione, l’effetto d’insieme viene mitigato dalla fioritura di centinaia di narcisi che popolano gli austeri sottoboschi del parco. Frugali, semplici e dai toni chiari colorano, per un breve periodo, l’ombra tagliente e tardo invernale. Splendido è, infine, il recente “chirurgico” inserimento, da parte di un noto paesaggista italiano, di alcune migliaia (ben 7.000!) di cespugli di Spiree (Spirea Van Houttey). Questi arbusti si sviluppano velocemente e creano macchie verdi chiaro di foglie lanceolate, dai bordi dentellati. I rami sono ricurvi e leggermente ricadenti verso il basso, quasi, in quel contesto, a ricordare alabarde decussate. Semplice e frugale nella crescita quanto nell’aspetto, questa pianta è perfetta per il contesto medievaleggiante. La fioritura si colloca a fine inverno, inizio primavera, ed è abbondantissima: l’arbusto si copre letteralmente di centinaia di piccoli fiori bianco puro, riuniti in gruppi di alcune decine, che coprono totalmente i rami e le foglie dal verde ancora indeciso.
Gli spogli viali, fiancheggiati da queste siepi, mutano completamente aspetto. Per poco però. Il castello ed il complesso militare “tollerano” solo piante spartane, fioriture brevi ed in colori netti e puri (i bianchi petali dei Tigli e delle Spiree o il giallo incolore dei Narcisi). Austeri e scuri bossi dalle forme rigorosamente geometriche, scabri alberi irrigiditi dai secoli e rustici cespugli dalle candide ed effimere fioriture riprendono nelle forme e nei colori le vicine alpi, dalle vette innevate.
Nonostante siano passati i secoli e la funzione del castello sia profondamente cambiata, il parco -immutato- rispecchia ed esalta ancora oggi, nella fredda luce di fine inverno e nello studiato vuoto degli spazi, la scabra origine fortilizia del complesso.
Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
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