Il congresso dei nazionalisti continua ad infiammare la discussione politica in città: duro critiche alle dichiarazioni di Toti arrivano da Anpi e sindacati
Continuano ad arrivare numerose le reazioni politiche alla notizia del congresso internazionale dei nazionalisti europei convocato a Genova il prossimo 11 febbraio. Botta e risposta tra il presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti, e il presidente di Anpi Genova, Massimo Bisca. Sulle dichiarazioni del governatore pioggia di critiche anche da parte dei sindacati.
«Se questo convegno, come molti altri che esprimono idee lontane da me, non si svolge a Genova non piango, se decidono di andare altrove hanno la mia benedizione e se vengono non riderò». Questo quanto il presidente della Regione Liguria, e consigliere politico di Forza Italia, Giovanni Toti, ha dichiarato oggi, a ulteriore commento della notizia del convegno, ricordando che tocca «a Questura, Prefettura, ministero degli Interni e organi preposti di vigilanza dire che cosa si possa o non si possa fare». Parole che sono state pronunciate durante la discussione in Consiglio regionale sulla votazione di un ordine del giorno che esprimesse la contrarietà dell’ente allo svolgimento di questo convegno. Una votazione che però non ha avuto luogo, poiché non si è arrivati ad un testo condiviso: essendo una proposta “fuori sacco”, verrà calendarizzata per le prossime sedute. «Il convegno non rappresenta le mie idee – ha concluso il governatore, come riportato dall’agenzia Dire – i valori di democrazia e antifascismo sono piuttosto ben radicati nella mia famiglia. E questa amministrazione ha dimostrato di condividerli essendo la prima a celebrare il presidente Pertini, forse il partigiano più famoso e popolare, a cui abbiamo dedicato giornate e soldi pubblici per restaurarne la dimora e con essa la sua memoria».
La risposta a queste dichiarazioni non si fa attendere: «Se si ricorda Pertini, si deve anche ricordare anche quel Pertini che il 30 giugno del 1960 ha impedito l’affronto di chi era tornato in città dopo aver fatto deportare 1.500 operai dalle fabbriche genovesi», afferma Massimo Bisca, presidente di Anpi Genova, facendo riferimento alla partecipazione dell’ex presidente della Repubblica alla sommossa del 30 giugno 1960 contro la convocazione nella città della Lanterna del congresso del Movimento Sociale Italiano. «Noi lanciamo l’allarme – conclude il presidente dell’Anpi – ma ognuno fa il suo mestiere: le forze dell’ordine, la Prefettura, tutte le istituzioni, compresa la Regione, devono far rispettare la legge.”
Proprio sul rispetto della legge, intendendo le leggi Scelba e Mancino che puniscono l’apologia del fascismo e le azioni, i gesti e gli slogan legati all’ideologia nazifascista, si incentrano molte reazioni politiche alle dichiarazioni del presidente di Regione Liguria: «All’affermazione del governatore Toti, secondo il quale “una città libera e democratica ospita convegni di chi la pensa diversamente” rispondiamo che l’apologia del fascismo è reato, come recita la nostra Costituzione, nata dalla Resistenza e scritta col sangue dei nostri Partigiani » scrive in un comunicato la segreteria del Partito Comunista.
Anche i sindacati fanno quadrato: in un comunicato congiunto Cgil, Cisl e Uil definiscono questa iniziativa come provocazione sottolineando che «Sono passati gli anni, ma non la memoria e i valori democratici sempre attuali e punto di riferimento per il mondo del lavoro. Ci riteniamo fin da ora disponibili a partecipare a un tavolo in Prefettura, qualora la stessa decidesse di convocarlo». Cgil va giù duro anche contro le dichiarazioni del Governatore: «Affermare come ha fatto il Presidente Toti che “chi ha combattuto per fare avere a Genova una Medaglia d’oro per la Resistenza, e quindi renderla una città libera e democratica, l’abbia fatto anche perché si possano ospitare convegni di chi non la pensa come lui” (dichiarazione pronunciata nella giornata di ieri, ndr) auspicando quindi che questa adunata abbia luogo e derubricando il tutto ad una semplice diversità ideologica, corrisponde ad una interpretazione che certamente non può riferirsi alla libertà di discutere a Genova politiche di ultradestra ispirate dall’ideologia fascista, ideale continuazione di un regime, respinto e sconfitto nel 1945, che aveva gettando l’Italia e il mondo in una stretta di dolore, macchiandosi di gravi atti sanguinari, lesivi della dignità e della vita di donne, uomini e bambini». Questo quanto si legge nella nota stampa diffusa questo pomeriggio, comunicazione che si chiude «invitando a prendere analoga posizione anche alle forze politiche al governo della nostra Regione, nel rispetto della nostra Costituzione, delle nostre leggi, della nostra storia e della memoria di chi quella storia l’ha fatta».
In serata arriva anche la dichiarazione del presidente di Arci Liguria, Walter Massa, che non ha dubbi nel condannare l’atteggiamento ondivago di Giovanni Toti che in una nota stampa rilasciata stamattina ha ribadito che: «Si coltiva la libertà a maggior ragione quando si difende convintamente il diritto altrui di esprimere le idee che riteniamo più distanti dalla nostra cultura politica».
«Toti non può tirare in ballo la libertà di espressione – dichiara Massa – questi personaggi, membri del Apf, parlano di militarizzazione dei confini, di xenofobia e di razzismo facendo leva sull’odierna crisi economica e sociale, cercano di incanalare l’odio e la paura sui richiedenti asilo e questa è una doppia provocazione sia per la città di Genova che per la Costituzione italiana che ha radici nell’antifascismo».
«Trovo incredibile – continua Massa – che Toti riesca a mettere sullo stesso piano la figura di Pertini, simbolo dell’antifascismo, un partigiano che ha sofferto la prigionia per colpa del regime fascista, con le posizioni xenofobe, razziste dell’Apf. Il Presidente della Regione deve uscire dal bipolarismo in cui è entrato e decidere da che parte stare» .
Nei prossimi giorni, dunque, si attendono eventuali decisioni prese in merito dagli organi competenti; non essendo al momento pervenuta alcuna richiesta di manifestazione in luogo pubblico, ma essendo solo stato organizzato un congresso (e in quanto tale in luogo non pubblico, anche se al momento non ci sono dettagli in merito) la competenza sulla “fattibilità” dell’evento spetta alla Prefettura.
Andrea Carozzi
Nicola Giordanella