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«Il denominatore comune di tutte queste tragedie è la crisi economica», sottolinea la Cgia di Mestre che ha lanciato l'allarme. L'anno scorso sono fallite 11.615 attività lasciando a casa almeno 50 mila persone
Tra il 2008 ed il 2010 i suicidi per motivi economici sono aumentati del 24,6%, mentre i tentativi di suicidio, sempre legati alle difficoltà economiche, sono cresciuti del 20%. Numeri impressionanti resi noti dalla Cgia di Mestre dopo l’ennesimo suicidio di un imprenditore avvenuto ieri a Roma. L’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre torna su quella che sta diventando una vera e propria emergenza nazionale, analizzando i dati sui suicidi denunciati alle forze dell’ordine in questi ultimi anni di dura crisi economica.
In termini assoluti, a fronte di 150 suicidi per ragioni economiche registrati nel 2008, nel 2010 (ultimo anno disponibile) i gesti estremi per motivi economici sono saliti a 187, mentre i tentativi di suicidio sono passati da 204 a 245.
«Le difficoltà economico-finanziarie legate alla crisi hanno causato la chiusura di migliaia di imprese», lancia l’allarme la Cgia. Parliamo di ben 11.615 attività fallite nel 2011 lasciando a casa senza un lavoro almeno 50 mila persone. «È il livello più alto registrato negli ultimi 4 anni di crisi», sottolinea l’associazione artigiana. In pratica l’anno scorso, ogni giorno – domeniche comprese – 31 aziende, soprattutto di piccole dimensioni hanno portato i libri in tribunale. Quasi 1 fallimento su 3 – 3600 aziende – è stato causato dai ritardi nei pagamenti.
Per Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre «Sono tre i “virus” letali per una realtà che continua a rimanere il motore occupazionale ed economico del Paese: la stretta creditizia, i ritardi nei pagamenti ed il forte calo della domanda interna».
«Il fallimento di un imprenditore non è solo economico – spiega Bortolussi – spesso viene vissuto da queste persone come un fallimento personale che, in casi estremi ha portato decine e decine di piccoli imprenditori a togliersi la vita».
«Dopo l’ennesimo gesto estremo che si è verificato ieri è necessario intervenire con misure emergenziali – continua Bortolussi – Il denominatore comune di tutte queste tragedie è la crisi economica. La sua gravità ha suscitato in molti piccoli imprenditori la perdita di sicurezza, solitudine, disperazione e ribellione contro un mondo che si sta rivelando cinico e inospitale».
«Come Associazione ci siamo attivati sia a livello nazionale, sia a livello regionale per dar vita ad un fondo di solidarietà col fine di evitare i suicidi tra i piccoli imprenditori – conclude Bortolussi – La Regione Veneto, che presenterà questa iniziativa nelle prossime settimane, ha in serbo un provvedimento di legge, con un plafond di 6 milioni di euro, che costituirà una prima risposta a questa grave emergenza che ha colpito soprattutto il Nordest. Invitiamo anche il Governo a muoversi in questo senso ed istituire un fondo di solidarietà che corra in aiuto a chi si trova a corto di liquidità».
Matteo Quadrone