La passione per il verde ha portato i tulipani ad essere quotati in Borsa ed a costruire in giardino muri riscaldati a carbone per anticipare le fioriture degli alberi da frutto
Questa settimana tratteremo un argomento particolare. Abbiamo più volte detto che la botanica è, al tempo stesso, un’arte ed una scienza e che la coltivazione di talune specie vegetali richiede specifiche competenze e notevoli sforzi. Gli appassionati di piante sono poi numerosissimi, specialmente all’estero, e molto variegati nei gusti e nelle disponibilità economiche. Si va da chi si limita a coltivare qualche vaso sul balcone o sul terrazzo fino alle coltivazioni biologiche nelle tenute del principe Carlo del Galles nel Regno Unito.
Alcuni “giardinieri” sono stati però, in passato, e persino tutt’ora, capaci di arrivare a fare realizzare progetti o invenzioni che, per il resto delle persone non dedite alla botanica, appaiono davvero incredibili. Nel corso della storia, la passione per il verde e per le piante ha portato ad esperienze e realizzazioni inimmaginabili, spesso dettate esclusivamente da esigenze meramente voluttuarie ed estetiche.
Si pensi, ad esempio, ai giardini pensili di Babilonia, che per l’epoca di loro creazione rappresentavano un’opera grandiosa che richiese immensi lavori e studi di progettazione assai complessi. Per realizzare i parchi o i filari di palme che circondavano i templi dei faraoni in Egitto si deviarono fiumi e scavarono dighe, il tutto utilizzando migliaia di schiavi senza considerare costi e tempi (decenni!) di realizzazione. L’immenso parco di Versailles, le sue fontane e la piantumazione delle aiuole impegnarono i più grandi progettisti dell’epoca e costarono cifre sproporzionate se si pensa alle finalità del giardino ed alla ristretta elite di persone che poteva accedervi. In Olanda, nel Secolo d’Oro, esplose la passione per il verde ed, in particolare, per i bulbi dei tulipani tanto che questi ultimi raggiunsero quotazioni strabilianti e sul loro commercio si basarono (…e persero) immense fortune. Queste bulbose erano addirittura quotate in borsa ed il prezzo di un solo bulbo di tulipano (nei giardini ne venivano utilizzati a centinaia) arrivò a toccare cifre impressionanti. L’acquisto di alcune rare varietà botaniche, di piante esotiche, provenienti dalle colonie, era poi, in passato, appannaggio e vanto di pochissimi. Le orchidee, le palme, la canfora, gli agrumi e tutte le varietà recentemente scoperte raggiungevano costi incomprensibili per le persone non appassionate e diventarono, nel Seicento, nel Settecento ed ancora nell’Ottocento, veri e propri status symbol da “esibire” nei giardini. La botanica ed i giardini sono quindi stati, nella storia, ben più di una semplice passione o sole aree verdi. I parchi dimostravano, infatti, il potere ed il prestigio di chi li possedeva e si prestavano ad essere le quinte per feste di gala, ricevimenti e persino per delicate trattative diplomatiche. Tutto questo avveniva, si badi bene, solo per assecondare le mode dell’epoca, la passione per queste allora rare varietà e per assaporare, cosa per noi oggi scontata ma che non lo era affatto in quell’epoca, il gusto di un limone o di una allora “esotica” arancia! Anche per quelli che conoscono
tutti questi precedenti storici, due realizzazioni, di cui ho recentemente letto in un libro e su di una rivista straniera, non potranno però davvero passare inosservate. Nel volume di una nota paesaggista italiana si racconta, infatti, che un cliente, un filosofo appassionato di botanica, le avrebbe chiesto di progettare delle stufe da giardino tali da permettere la “forzatura”, ossia la fioritura anticipata, di alcune piante cui l’intellettuale sarebbe particolarmente legato. In particolare, egli avrebbe voluto, riscaldando l’aria del proprio parco fino alla giusta temperatura, far sbocciare nei mesi freddi le bouganville piantate in giardino, di fronte al proprio studio in una villa di Marrakech! Non ho idea se il risultato sia stato conseguito o meno, certo è che l’operazione, giustificata da intenti puramente estetici e del tutto voluttuari, deve essere risultata non poco complessa… L’ideazione più incredibile è stata però, secondo me, progettata
dagli inglesi che, come noto, sono immensamente appassionati di botanica. Qualche giorno fa, leggevo infatti su un giornale di settore che una nota famiglia di imprenditori sarebbe stata talmente interessata alla produzione del proprio frutteto ed alla spettacolare fioritura degli alberi di pesco ed albicocco, ivi presenti, da far progettare e realizzare, nell’ottocento, un avveniristico progetto. In concreto, essi fecero cingere le proprie piante da frutto da un doppio muro in muratura, dotato di una sorta di intercapedine interna e con all’apice numerosi comignoli. Durante il tardo inverno, i proprietari facevano riscaldare l’aria presente tra i mattoni, facendo bruciare una immensa quantità di carbone, in modo da mantenere la temperatura a livello adeguato e soprattutto costante nel tempo. Gli alberi venivano quindi “forzati” a fiorire in anticipo, con grande impatto estetico rispetto al panorama esterno al muro, ancora invernale, e, si dice, a produrre una immensa quantità di frutti, di eccellente qualità. L’operazione non era certo alla portata, sia progettuale che gestionale, di tutti ma le cronache riportano che la fioritura valesse l’incredibile “sforzo”, tanto da rendere il frutteto noto in tutto il Regno e da farlo rimanere, tuttora, una celebre attrazione turistica.
Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
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