La caratteristica principale di Madrid è la stratificazione sociale, tutti possono trovare la propria dimensione... La definirei "un caos ben organizzato"
Dopo aver respirato per qualche giorno l’aria madrilena, troppo poco per poter capire qualcosa di una grande citta’, l’impressione che si ha e’ quella di trovarsi ovunque e da nessuna parte.
Madrid nell’immaginario comune puo’ perfettamente corrispondere al non-luogo: e’ una citta’ aperta, multietnica, multicolore e assolutamente imprecisa, gli orari non collimano con alcun fuso, eppure gli spagnoli non sembrano risentirne… Vi si respira tutta la Spagna, un cuore pulsante la cui storia incide molto sulla sua singolarita’.
Fino agli anni ’50 la Spagna era un paese prevalentemente rurale, fu negli ultimi 50 anni che gran parte degli spagnoli si trasferirono in citta’, prevalentemente a Madrid; le loro origini, e cosi’ le tradizioni, erano radicate altrove, tuttavia ognuno porto’ con se un “pezzo” della sua storia e oggi, questa contaminazione, questo “melting pot” e’ palpabile in ogni strada della citta’.
Dal caos della Gran Via ai piccoli caffe’ del quartiere letterario, dove amavano incontrarsi poeti e scrittori da tempi memorabili. A differenza di altre capitali, prese a modello dalle rispettive nazioni, la Spagna non si volge alla “Reale” con simpatia, certamente a causa degli strascichi della dittatura franchista, da cui si liberarono solo negli anni ’70. Nell’ideale di molti spagnoli, Madrid simboleggia ancora un potere illecito e tiranno legato alla figura di Franco.
La peculiarita’ di Madrid e’ la sua stratificazione urbana, sociale e culturale, e’ in questo senso che puo’ essere definita “un caos molto ben organizzato” in cui tutti possono trovare il proprio posto e la propria dimensione. La mentalita’ spagnola e’ aperta, esula da ogni stereotipizzazione, l’intellettuale, il modaiolo, l’impiegato, il giovane… tutto e’ alla portata di tutti e la scelta e’ vasta.
La “citta’” e’ vissuta al pieno delle sue potenzialita’, per tradizione e per cultura; la casa e’ il luogo in cui si dorme, molto lontana dalla concezione nordica di “focolare domestico”, come direbbe Ligabue “i ragazzi sono in giro”! Dal parco al museo, i madrileni tendono a stare all’aperto, addirittura nei quartieri meno turistici la strada diviene naturale estensione della casa, non e’ infatti difficile imbattersi in persone che chiacchierano o che giocano a carte sedute sul marciapiede, dipingendo un quadretto pressoche’ impensabile per una grande metropoli.
Oltre che specchio del presente, i quartieri sono viva testimonianza di chi ne calco’ le strade nel passato: Lope de Vega, Cervantes e altri… vecchi manifesti sono rimasti affissi sui muri, raccontano storie di toreri, ballerine, storie di vite che si sono incontrate a Madrid!
Azzardando una metafora culinaria: se la vacanziera Barcellona e’ cioccolato, Madrid e’ la pasta, una citta’ vissuta nel quotidiano, che non stanca mai! Non stupisce che un grande della letteratura del Novecento come Hemingway l’abbia eletta come sua preferita; con un piccolo sforzo d’immaginazione riusciamo ancora a vederlo nell’imponente grattacielo della Telefonica ad inviare le migliori cronache della guerra civile spagnola.
Madrid e’ questo e molto altro, una citta’ proiettata nel futuro ma che fa tesoro del presente e del passato, una citta’ in cui risulta impossibile non trovarsi a proprio agio, la migliore delle ospiti invita immediatamente a comportarsi come a casa propria.
Claudia Diaspro
Video di Daniele Orlandi