Zipolite e quella terrazza sull'oceano... Un tempo patria dei "figli dei fiori" oggi sono nati alberghi e ristoranti
Non ho resistito alla tentazione, nonostante il fuso orario e le 12 ore di sonno in 4 giorni… Lui era lì fuori maestoso e urlante. Dovevo presentarmi al compagno che sentirò vicino ogni mattina dal mio terrazzo, colui che mi addormenterà ogni notte: l‘Oceano Pacifico.
Sono arrivata al check in alle 5.30 del mattino destinazione Oaxaca con scalo a Citta’ del Messico. Sull’aereo il signore che mi siede accanto mi saluta con un sorriso, pensare che poche ore prima a Milano ho faticato a parlare con tutti… Erano immersi nelle guide turistiche pensando a come spendere le loro due settimane messicane in un villaggio turistico…
Citta’ del Messico dall’alto mi lascia senza fiato… enorme, sembra bellissima, grattacieli che si elevano altissimi in una parte, mentre il resto della citta’ sembra ancora dormire, in modo ordinato e silenzioso.
Oaxaca a mezzogiorno sfoggia un caldo assurdo, il sole sembra volerti cuocere. Prendiamo un taxi cumulativo, in 5, io sul sedile davanti insieme a Johnny, il mio compagno di viaggio.
Oaxaca e’ una citta’ coloniale, capoluogo della regione con il piu’ alto numero di indigeni; ascolto i bambini al mercato e mi rendo conto che non parlano spagnolo, bensi zapoteco! Quando chiediamo un’informazione, le persone non si limitano ad indicarci la strada, ma ci accompagnano, un po’ come a Genova quando i vecchini scappano perche’ credono che tu sia un incredibile cacciatore di taglie!
Anche il pomeriggio fa molto caldo, ma noto tanta gente per strada, chi passeggia, chi parla, chi si bacia…tutto intorno alla fontana centrale. Ci fermiamo in parecchi bar, un litro di cuba libre o mojito costa 30 pesos, 1.40 euro…
La sera nella piazza principale c’e’ uno spettacolo di danza, una banda suona e la gente balla,naturalmente noi ci buttiamo nella mischia facendo la nostra misera figura in mezzo a signori e signore di una certa eta’ eccellenti ballerini di bachata e salsa!
La mattina seguente dovevo attraversare il Mexico per raggiungere Zipolite, quella che sara’ la mia casa per i prossimi tre mesi, li’ mi aspetta il Pacifico… Il viaggio, pero’, non e’ ancora terminato, ancora sei ore di pullman mi separano dalla meta, buona parte delle quali trascorse con la testa di un mexicano appoggiata sulla mia spalla, non mi andava di svegliarlo, dormiva cosi’ bene! Io intanto non avevo intenzione di chiudere occhio, forse perche’ il sedile era maledettamente scomodo, ma soprattutto perche’ volevo guardarmi intorno. Le strade mexicane sono tutte molto buie, raramente sono illuminate dai lampioni; per lunghi tratti questa era sterrata e tortuosa…
Veniamo fermati per un controllo, un soldato in tuta mimetica, passamontagna e mitra ordina all’autista di aprtire il bagaliaio, tutto ok e si riparte. Dopo sei ore arriviamo a Pochutla, e poi un altro taxi per raggiungere finalmente Zipolite. Ottocento abitanti per tre chilometri di spiaggia, negli anni sessanta Zipolite fu una delle piu’ importanti comunita’ hippies del mondo, si trasferirono qui migliaia di persone, soprattutto americani. Oggi sono nati alberghi e ristoranti, si sono trasferiti qui molti europei alla ricerca di nuova vita. Ad una prima occhiata sembra davvero bellissima!
Mi ritrovo con un terrazzo vista oceano, due simpatici cani neri sotto casa e il vicino che alle 7 del mattino mi saluta con un sorriso a trentasei denti! Niente male come benvenuto… A questo punto sapete gia’ che non sono riuscita a resistere, che ho deciso di trascorrere le mie prime ore a Zipolite su questo terrazzo… Ed e’ proprio da qui che vi sto scrivendo, sono le otto ormai e il sole si sta alzando, inizia a fare caldo, ma nonostante sia sveglia da ventiquattro ore di dormire proprio non ne ho voglia… Avro’ tre mesi di tempo per chiudere gli occhi, ora voglio solo godermi questo “pacifico” spettacolo… finalmente.
Valentina Sciutti