L'idea dei cittadini per recuperare le aree ex Ansaldo. Intanto il mercato comunale è in sofferenza. L'assessore Oddone: «Quando anni fa c'erano le risorse non sono stati fatti gli interventi, oggi che si vorrebbero fare gli interventi mancano totalmente le risorse»
Dinegro, una zona “critica” della città, nella duplice accezione del termine: sia perché di importanza fondamentale come snodo viario, ingresso nel cuore della città e arteria di scorrimento del traffico; sia in quanto presenta varie criticità. Ci eravamo stati tempo fa nel corso di una puntata di #EraOnTheRoad e subito si era presentato il problema del cantiere di Via Buozzi, fermo da quando la ditta appaltatrice, la Carena S.p.A., ha presentato in tribunale la domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo. A pochi passi, anche la bella Villa Rosazza, attuale sede di Casa America, il cui parco è in via di ristrutturazione: qui i cittadini hanno avanzato la proposta di gestire gli spazi e aprirli alla cittadinanza, grazie al coinvolgimento volontario di Protezione Civile, CAI, ANPI, scuole, per la manutenzione del parco e l’apertura dei locali interni.
Vicino a Villa Rosazza, il mercato coperto di Dinegro. Si tratta di una struttura in stile liberty progettata negli anni ’20, che negli anni ha rappresentato un punto di aggregazione, incontro e scambio per il quartiere. La sua funzione è rimasta importante nel tempo e la sua centralità è stata mantenuta fino a qualche decennio fa: poi il mercato ha piano piano perso appeal a causa dei cambiamenti urbanistici e degli stravolgimenti del quartiere. Ad esempio, l’allargamento di Via Buozzi, lo snodo di Via Venezia e le modifiche alla viabilità, per cui la zona è diventata sempre di più di scorrimento e la sosta è stata resa difficile.
In particolare, per quanto riguarda il mercato, per risolvere la criticità della sosta proibitiva, il comitato dei cittadini della zona ha pensato a una soluzione. L’idea, ci raccontano, è quella di creare un park a rotazione di un’ora, a servizio della zona.
La portavoce, Aurora Mangano: «A ridosso del mercato c’è un area dismessa, di proprietà di Ansaldo Sts. Oggi qui restano solo capannoni in disuso; per questo abbiamo pensato di offrirci volontari per arginare il degrado e ripulire la zona. Vorremmo poi adibirla a parcheggio per gli utenti del mercato, con la collaborazione dei negozianti della zona. Anche il gestore della pompa di benzina lì di fronte si è offerto di garantire l’apertura e la chiusura, e svolgere attività di sorveglianza. Non chiediamo niente di strano: solo di aprire l’area, oggi inaccessibile: poi penseremo noi a renderla agibile, senza chiedere niente a Tursi».
L’intervento proposto dai cittadini permetterebbe di rivalutare una struttura che sembra essere stata progressivamente dimenticata dall’amministrazione comunale. Questa aveva proposto qualche anno fa un progetto di ristrutturazione, che preveda tra le altre cose la ricostruzione del tetto pericolante. Il Comune di Genova all’epoca permetteva agli operatori di acquisire il diritto di superficie e appropriarsi degli spazi, previo retribuzione di un cifra che pare fosse attorno ai 500 mila euro; inoltre, essi avrebbero dovuto finanziare anche gli interventi di ristrutturazione. Come vantaggio, avrebbero ottenuto quindi la concessione per l’esercizio della loro attività all’interno del mercato, anche se – racconta Mangano – questa era piuttosto impegnativa: per riassorbire quell’investimento ingente sarebbe servito un tempo troppo lungo. Insomma, la convenienza non c’era. Per questo il progetto è naufragato.
Oggi restano l’incertezza per gli operatori, sempre più banchi vuoti, le condizioni inadeguate, la stasi del Comune. «Il progetto si inseriva all’interno di una tendenza avviata qualche anno fa e che ha trovato espressione nel mercato Orientale, Sarzano e Carmine», commenta l’assessore comunale allo sviluppo economico Francesco Oddone. «Qui si è passati a una forma di gestione autonoma, svincolata da Tursi e in mano agli operatori, riuniti in un consorzio. Anni fa era stato avviato un iter in questo senso anche per Dinegro, ma gli operatori – già riuniti in un consorzio che ha proposto un protocollo d’intesa col Comune – hanno poi fatto un passo indietro perché per loro non è il momento di affrontare un investimento del genere, data la crisi economica e dei consumi. Da parte mia, se si sentissero pronti di fare passi avanti in questo senso, ci sarebbe totale disponibilità: sono favorevole a questo tipo di impostazione, che nel caso di Dinegro sarebbe ancora più necessaria. Qui, esiste una bella struttura con molte potenzialità, ma usurata nel corso del tempo. Quando anni fa c’erano le risorse, non sono stati fatti gli interventi; oggi che si vorrebbero fare gli interventi per rendere efficienti e attrattive le strutture, mancano totalmente le risorse. La struttura di Dinegro oggi non regge più, né economicamente, né strutturalmente: stiamo pensando a un progetto di restyling ma le risorse sono troppo poche e ora non possiamo procedere».
Elettra Antognetti