Era Superba magazine online dedicato alla città di Genova. Notizie, inchieste e interviste, video e rubriche di approfondimento

  • Home
  • Notizie
  • Approfondimenti
  • Ambiente
  • La città che cambia
  • Interviste
  • Editoriali
  • Seguici
    • Facebook
    • Twitter
    • RSS Feed
    • LinkedIn
    • Youtube

Estinzione di lingue e dialetti: la colpa è dell’inglese?

Circa il 43% delle lingue parlate nel mondo potrebbe estinguersi entro la fine del ventunesimo secolo. Vox populi o leggende metropolitane dicono che la colpa dell’estinzione delle lingue sarebbe da attribuire all’inglese


14 Novembre 2013Rubriche > Nice to meet you, English!

londra-big-ben-DI“L’estinzione di una lingua comporta la perdita di un patrimonio scientifico e culturale di grande valore e può essere paragonata all’estinzione di una specie.” È questo, in sintesi, il grido d’allarme lanciato da endangeredlanguages.com, pagina Internet di un progetto il cui scopo è quello di proteggere le lingue che rischiano di morire.

Circa il 43% delle lingue parlate nel mondo potrebbe estinguersi entro la fine del ventunesimo secolo: non si tratta delle percentuali spaventose vicine al 90% che ogni tanto vengono tirate in ballo, ma la cifra è comunque impressionante e preoccupante.

Uno studio condotto dal sociologo indiano Ganesh Devy ha rivelato per esempio che nel sub-continente indiano un quinto delle lingue parlate fino a cinquant’anni fa è scomparso. Opinione comune, vox populi o leggende metropolitane dicono che la colpa dell’estinzione delle lingue sarebbe da attribuire all’inglese, lingua “vorace” che miete vittime in tutto il pianeta e che, chissà, potrebbe anche minacciare l’italiano stesso, considerando il sempre crescente numero di prestiti inglesi nella nostra lingua.

Certamente, l’inglese in quanto lingua franca internazionale ha avuto e ha un ruolo nel processo di perdita di prestigio (e di parlanti) di molte lingue, ma la colpa, se così si può dire, non è affatto ascrivibile soltanto all’inglese.

Le cause dell’estinzione di diverse lingue risalgono al XIX secolo, periodo in cui si afferma l’idea di identità di lingua e nazione. Ma in quale modo si radica la “lingua dello Stato” nella popolazione? Attraverso la scuola, che diventa la fucina di una lingua nazionale standard, il modello di riferimento a cui tutti guardano. Essere in grado di padroneggiare la lingua insegnata a scuola permette di avere maggiori opportunità di trovare un buon lavoro e di aspirare a una posizione sociale più elevata; d’altra parte, quello della padronanza della lingua “corretta” come status symbol è un discorso non nuovo alla nostra rubrica, che relativamente all’Inghilterra avevamo già affrontato qualche tempo fa.

Ma è possibile, a fronte di questo pericolo di estinzione di così tante lingue, opporre un qualche tipo di resistenza? La materia che si occupa di queste problematiche si chiama pianificazione linguistica, è molto complessa e non la si può affrontare in poche righe. Ciò che comunque ci interessa sapere è che il lavoro dei pianificatori nel tempo ha dimostrato che basare la rivitalizzazione di una lingua facendo leva su ragioni di tipo “morale” o “sentimentale” ha ben poca presa. Il tempo è poco, la vita è breve, l’istinto di sopravvivenza la fa da padrone e quindi, per quanto idealmente toccate dall’argomento, le persone compiono scelte linguistiche che abbiano una qualche convenienza e le aiutino a vivere meglio.

Partendo proprio da questa considerazione sono nati dei progetti i quali, anziché parlare esplicitamente del valore culturale della protezione del patrimonio linguistico, esaltano i benefici tangibili nella vita quotidiana della salvaguardia di una lingua. Per esempio, l’iniziativa nata in Irlanda, a Galway, con il nome di Gallhim le Gaeilge (“Galway in irlandese”) ha un carattere essenzialmente economico. Essa mira a far notare agli operatori turistici e ai commercianti di Galway che la lingua irlandese può essere un ottimo sponsor per la città. L’idea è quella di persuaderli a usare il gaelico nelle insegne dei negozi e nelle pubblicità come tratto distintivo e caratterizzante della città.

Usiamo esempi come questo come spunto per salvare i nostri dialetti, anziché piagnucolare e lamentarci – in italiano – di quanto fossero belli i tempi passati in cui per le creuze di Genova e della Liguria si parlavano solo il genovese o il savonese …

See you!

 

Daniele Canepa

[foto di Diego Arbore]


  • lingua inglese
  • tweet
Potrebbe interessarti anche
  • Lingua inglese, differenze fra pronuncia e grafia: la storia dell’alfabeto
    Lingua inglese, differenze fra pronuncia e grafia: la storia dell’alfabeto
  • Andare a lavorare a Londra per imparare l’inglese
    Andare a lavorare a Londra per imparare l’inglese
  • Roma – Londra, quante similitudini nei media: meglio un video su Ted!
    Roma – Londra, quante similitudini nei media: meglio un video su Ted!
  • Dal blog al vlog: in Inghilterra spopolano i vlogger, che cosa significa?
    Dal blog al vlog: in Inghilterra spopolano i vlogger, che cosa significa?
Altri articoli di questa categoria
  • Selene Gandini, dal sogno del circo alla realtà del cinema. L’attrice-autrice della Genova che sa uscire dal cerchio
    Selene Gandini, dal sogno del circo alla realtà del cinema. L’attrice-autrice della Genova che sa uscire dal cerchio
  • La paura di scivolare e finire chissà dove
    La paura di scivolare e finire chissà dove
  • Sgualdrine, mogli di Veneziani! Quando le rivalità sul mare (e sui santi) si risolvevano a colpi di pugnale e non di regata
    Sgualdrine, mogli di Veneziani! Quando le rivalità sul mare (e sui santi) si risolvevano a colpi di pugnale e non di regata
  • La bugia a cui non si può fare a meno di credere
    La bugia a cui non si può fare a meno di credere

Lascia un Commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Libri

The Black Bag, come ripulire il mondo dalle nostre cattive abitudini

The Black Bag, come ripulire il mondo dalle nostre cattive abitudini

Ludovica Squadrilli ci racconta come si possano intrecciare socialità e impegno civico
‘Ascoltami ora’, Maricla Pannocchia e il mondo difficile dei bambini oncologici

‘Ascoltami ora’, Maricla Pannocchia e il mondo difficile dei bambini oncologici

‘Storie vere di un mondo immaginario’, il viaggio nel tempo e nella Liguria di Dario Vergassola

‘Storie vere di un mondo immaginario’, il viaggio nel tempo e nella Liguria di Dario Vergassola

Editoriali

Tre anni da Ponte Morandi, ma è come se fosse domani

Tre anni da Ponte Morandi, ma è come se fosse domani

Cosa è cambiato in questi anni, e cosa è rimasto uguale: decine di viadotti arrivati a fine vita, per i quali "manca solo la data del decesso"
Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse

Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse

Coronavirus e informazione, quando l’assembramento selvaggio diventa un format

Coronavirus e informazione, quando l’assembramento selvaggio diventa un format

Genova Anno Zero: Ponte Morandi

Ponte Morandi e quell’anno zero che non è mai arrivato a Genova

Ponte Morandi e quell’anno zero che non è mai arrivato a Genova

A cinque anni dal crollo la città è ancora sotto l’ipnosi di una rinascita che non c’è
Il nuovo Parco del Polcevera e l’inganno della neolingua

Il nuovo Parco del Polcevera e l’inganno della neolingua

Ne demolissero altri cento

Ne demolissero altri cento

Nuovi edifici che crollano. Genova rassegnata al brutto e senza immaginazione

Nuovi edifici che crollano. Genova rassegnata al brutto e senza immaginazione

Seguici su Twitter e Facebook

Tweets von @"Era Superba"

Archivio Articoli

Era Superba - Copyright © 2025 | Codice ISSN 2281-471X
  • Contatti
  • Redazione
  • Privacy
  • Archivio Rivista