Ragioni di marketing spesso fanno sì che nel nostro paese i titoli dei film stranieri vengano tradotti, ma non sempre si tratta di traduzione letterale...
Nelle scorse settimane abbiamo parlato di film passati alla storia del cinema, i quali hanno contribuito a costruire un certo stereotipo raffigurante gli italo-americani – e gli italiani più in generale: Gooodfellas, The Untouchables e The Godfather. La traduzione di questi titoli in italiano è molto simile all’originale inglese: “Quei bravi ragazzi” (fellas è un termine colloquiale che significa “amico”, “tizio”, “ragazzo”, “tipo”), “Gli intoccabili” e “Il Padrino”. Non sempre però le cose si presentano in questi termini, nel senso che in molti casi il titolo viene tradotto in maniera alquanto distante dall’originale.
Ecco quindi che per esempio qualche anno fa con un amico inglese non riuscivo a comunicare il mio grande apprezzamento per “Le ali della libertà”, con Tim Robbins e Morgan Freeman. Continuando a chiamarlo The Wings of Freedom, che ne sarebbe la traduzione letterale, non c’era modo di far capire al mio amico di che cosa stessi parlando. Quando poi ho iniziato a raccontargli la trama, finalmente si è illuminato e mi ha detto che mi stavo riferendo a The Shawshank Redemption, del quale anche lui era un grande appassionato. La stessa discrepanza tra titolo in inglese e in italiano si riscontra in un altro film sulla malavita di Chicago che abbiamo già citato, Road to Perdition, proiettato sui nostri schermi come “Era mio padre”.
Una pellicola che ha ispirato e credo ispiri tuttora la categoria degli insegnanti è invece Dead Poets Society dell’australiano Peter Weir. Se come me ne siete grandi appassionati e l’avete visto un migliaio di volte come minimo, non avrete difficoltà a capire di quale film si tratta, specialmente dopo aver cliccato su questo link che mostra la commovente scena finale di “Oh Captain, My Captain”, nella quale l’illuminato insegnante John Keating, interpretato da Robin Williams, viene salutato per un’ultima volta dai suoi studenti. Se invece non lo conoscete, o comunque l’avete visto solo una volta, difficilmente immaginerete che il titolo della pellicola in italiano è “L’attimo fuggente”.
Passando al grande maestro della suspense (in inglese la sillaba accentata è l’ultima: /səˈspent s/) Alfred Hitchcock, se parlate in inglese di “Intrigo internazionale”, con i grandi attori Cary Grant, Eva Marie Saint e James Mason, dovrete usare il titolo: North by Northwest. L’avreste mai indovinato?
Al contrario, Rope (letteralmente “corda”), thriller psicologico del grande regista inglese con protagonista James Stewart, è stato presentato al pubblico italiano come “Nodo alla gola”. Per quanto non rappresenti una traduzione fedelissima all’originale, il titolo è comunque collegato all’evento principale della trama del film, ovvero un omicidio per strangolamento.
Ma le traduzioni talvolta libere – per usare un eufemismo – dei titoli dei film sono una peculiarità soltanto dell’italiano? In realtà no. Anche in altri paesi il titolo tradotto si allontana spesso da quello originale.
Se noi abbiamo “La donna che visse due volte”, in Francia il titolo è “Sueurs froides” (letteralmente “sudori freddi”), mentre l’inglese è Vertigo. Sex and the City, che non è stato modificato nella versione italiana, diventa Sexo en Nueva York in spagnolo.
Talvolta il cambiamento nella traduzione è dovuto a ragioni di marketing e alla volontà di avvicinare il pubblico, ma in alcuni casi le differenze rispetto al titolo originale appaiono misteriose al punto che anche il grande esperto di gialli Hitchcock avrebbe fatto fatica a comprenderle … See you!
Daniele Canepa