Presentati ai Giardini Luzzati, alla presenza del sindaco, i progetti e le attività dei cittadini e delle associazioni del centro storico per la riqualificazione del territorio. Doria: “Non basta mandare a fare in culo le istituzioni”...
Si è tenuto venerdi l’incontro inaugurale di presentazione delle iniziative legate al primo compleanno dei Giardini Luzzati insieme al presidente del municipio I Simone Leoncini e al sindaco Marco Doria: per tutti un’occasione per conoscere meglio non solo le attività quotidiane legate allo spazio sopra Piazza delle Erbe – assegnato in gestione all’associazione Il Ce.Sto – ma soprattutto per incontrare alcuni dei soggetti che nei caruggi genovesi svolgono le loro attività di aggregazione.
Scopo dell’incontro è stato il tentativo di fare rete tra tutti coloro che, producendo cultura dal basso e impegno sociale finalizzato alla riqualificazione di quartieri ad alto tasso di criticità, contribuiscono alla crescita di vivibilità del centro storico.
Ed è proprio con questo spirito che sono nate soggettività come l’Associazione Giardini Luzzati che, come ricorda il presidente Marco Montoli, «offre socialità ai giovani non solo somministrando alcolici il venerdì sera ma offrendo arte e cultura, spazio pubblico di incontro tra persone, tramite l’organizzazione di iniziative legate al mondo dell’infanzia, dello sport accessibile per tutti e a percorsi di consumo etico.»
Su diversi fronti, ma con il medesimo obiettivo di apertura di spazi fisici e relazionali, si muovono anche tutti gli altri soggetti che hanno partecipato all’incontro: l’associazione Giardini Baltimora, “Down Plastic Town”, insieme ad un gruppo di architetti, sta ad esempio sperimentando un progetto reversibile di installazioni per rendere quelli che sono conosciuti con l’evocativo nome di Giardini di Plastica, un luogo di incontro in cui poter spendere del tempo di qualità, coi propri figli o con gli animali domestici.
Immancabile la presenza di Domenico “Megu” Chionetti che, con la comunità di San Benedetto di Don Gallo, ha dato vita GhettUp, casa di quartiere nei meandri di una zona difficile come quella del Ghetto, dove si svolgono attività di pulizia delle strade, laboratori per bambini, sportello per Trans; ma l’attività di cui Chionetti si è dimostrato più orgoglioso riguarda la rivoluzionaria tecnica, da lui messa a punto e forse in via di brevetto, per derattizzare le strade: cazzuolate di calcestruzzo nelle crepe delle strade per impedire ai topi di percorrere le vie cittadine.
Oltre ai tanti soggetti riconosciuti, come il laboratorio Formicopoli, Vico Papa e Via Prè, sono intervenuti gli studenti di architettura che hanno trasformato in un orto urbano il giardino incolto e recintato a fianco alla facoltà di Architettura: i Giardini di Babilonia. I ragazzi si sono limitati a leggere un comunicato, il cui tono provocatorio non è stato colto dai presenti. Gli studenti hanno tentato di evidenziare come spesso si debba ricorrere a pratiche illegali, per poter sottrarre tempo e spazio di vita ad un modello di sviluppo che si arricchisce grazie alla deprivazione di tempo e spazio; è il caso appunto dei Giardini di Babilonia, nati scavalcando un cancello, aprendo un lucchetto e restituendo alla collettività , senza chiedere permesso alle istituzioni, un giardino in cui si pratica solidarietà gratuita, partecipazione quotidiana ed autogestione. «Oggi, un semplice, incantevole giardino, per restare un giardino, deve attraversare cancelli, inferriate, fili spinati, incontri, lucchetti, discussioni, chiavi, telefonate, confronti, tavole rotonde, contratti, diatribe, convenzioni, concessioni, comodati d’uso, affidi, uffici, permessi, firme, timbri, approvazioni, appuntamenti, vincoli, richieste, responsabilità, aperture, chiusure, fili spinati, inferriate, cancelli. Era un giardino, è un giardino, sarà un giardino?»
Dopo la presentazione di tutti i progetti, Marco Doria, avvalendosi del suo espediente retorico preferito, la metafora, ha paragonato l’Italia alla frana che si è abbattuta in via del Lagaccio, considerando come l’emergenzialità debba costituire una spinta verso il ripensamento di se stessi, con la consapevolezza che l’odierno sistema di gestione degli spazi sia giunto ormai al capolinea… «Ma non basta mandare a fare in culo le cariche politiche e non basta mobilitare in dimensione collettiva le energie. Bisogna avere un rapporto positivo con le istituzioni, perché ne abbiamo tutti molto bisogno».
A margine della conferenza, i ragazzi dei Giardini di Babilonia hanno affermato di aver partecipato all’incontro senza illudersi di ricevere risposte da parte di quelle stesse istituzioni che hanno dovuto travalicare insieme al cancello, per liberare lo spazio di architettura e che quindi le loro non-aspettative sarebbero state rispettate appieno: «Non ci aspettavamo molto, volevamo solo fare chiarezza sul fatto che stiamo dando vita ad un progetto in modo veramente autonomo, perché se fosse stato per le istituzioni, saremmo ancora qua ad aspettare il permesso ufficiale e invece esistiamo da più di un anno. Sabato 11 aprile presenteremo le nostre prossime iniziative».
Chiara Guatelli