Il blu delle fioriture esalta il grigio-azzurro delle facciate e richiama il Mediterraneo su cui si affaccia tutta la città
Questa settimana parleremo del giardino nei palazzi genovesi del centro storico. In particolare, ci occuperemo di quale sia la peculiare concezione sul tema del “verde”, che è venuta maturando nella mente dei progettisti e dei committenti, a partire dal Cinquecento.
Tutti i genovesi sapranno certamente che la città si divide in una parte densamente urbanizzata che coincide, grosso modo, con il centro storico e le zone limitrofe e poi la restante area, originariamente meno edificata, di Albaro, Nervi… Nella prima si concentravano i palazzi storici delle antiche famiglie cittadine, nella seconda le residenze estive del patriziato.
Nei giardini delle predette ville domina da sempre la concezione del verde come “luogo di delizia”, ci sono fontane zampillanti, grotte, agrumi in vaso disseminati ovunque e spesso suggestivi affacci sul mare, sottolineati a mezzo dell’impiego della prospettiva a “canocchiale”.
I progettisti e gli architetti hanno però ripreso, sin dal Cinquecento, questa esaltazione del “verde” e la hanno riproposta anche nel giardino cittadino. Nella sostanza, essi volevano che il committente ed i suoi ospiti potessero, sebbene necessariamente in spazi più limitati, astrarsi dalla realtà cittadina e godere di un verde, ancora più prezioso perché sottratto all’edificato. Questa idea non è affatto scontata ed è profondamente innovativa, se si pensa che è maturata, in Genova, molti secoli fa, in un periodo storico in cui vi era minore sensibilità, rispetto ad oggi, per il tema del paesaggio. Superati quindi gli spessi portoni dei palazzi, si entrava e si entra ancora oggi in una realtà diversa da quella che ci si potrebbe attendere.
Recentemente ho avuto modo di visitare il giardino interno di un Palazzo di Via Garibaldi, cosa che mi ha permesso meglio di capire quanto la concezione sopra descritta permei i singoli edifici.
Innanzi tutto, superato l’atrio, il visitatore può qui immediatamente cogliere l’imponente fontana a grotta che gli si staglia dinnanzi. Dopo quindi un volume costruito (l’atrio) vi uno spazio vuoto (il cortile) che ha come soffitto, non più gli stucchi su fondo grigio azzurro, ma proprio il blu del cielo. L’aria, l’acqua e la vegetazione sono quindi elementi immediatamente percepiti e percepibili, magari anche solo indirettamente, da qualunque visitatore. Ovviamente l’impatto non è solo visivo ma anche sonoro.
In particolare, il rumore prodotto dall’acqua che cade lungo le pareti rocciose della grotta e poi nel bacino sottostante si diffonde sia nell’atrio che nelle stanze del palazzo, ingenerando un’impressione, molto naturale, di refrigerio e di calma tranquillità. A completamento di quanto descritto, al livello superiore si trova poi un incredibile giardino, letteralmente ritagliato nella collina ed ad essa arroccato. A tale spazio verde si accede attraverso una scala e poi un suggestivo camminamento con balaustra in marmo.
Anche in questo limitato spazio, il verde è però sempre presente e viene valorizzato: vi sono infatti vari limoni nelle vasche addossate alle pareti. La fatica necessaria per percorre la scala viene ripagata dal verde lussureggiante e francamente inaspettato. Il tutto appare quasi configurasi come percorso di elevazione catartica dal buio del cortile alla luce del sole del giardino.
Qui vi sono sentieri in acciottolato bianco e nero a spina di pesce, aiuole a prato, una fontana centrale zampillante e varie essenze vegetali. In particolare, sono presenti numerosissimi agapanti ed alcune glicini sui gazebi in ferro battuto. Le fioriture di queste piante (azzurro intenso e violetto-azzurro) riprendono sapientemente i colori grigio-bluastri delle facciate dell’edificio. L’insieme richiama gli schemi del giardino classico all’italiana, movimentato però dalle fioriture estive, è sobrio e solenne ma al tempo stesso colorato ed allegro. Persino i busti in marmo bianco e le decorazioni classicheggianti e barocche spuntano tra le aiuole e le apparentemente spontanee fioriture di grandi gruppi di iris, sempre azzurro-violacei. La vegetazione ed i fiori sottolineano e, al tempo stesso, mitigano l’intrinseco senso di grandiosità dell’insieme.
Pur nelle sue ridotte dimensioni, il giardino quindi completa ed esalta il palazzo, riprendendone lo stile, i colori, le decorazioni e lo spirito che traspare dal progetto dell’architetto. L’idea del raffinato rigore artistico del palazzo, mitigato dai colori e dalle forme delle decorazioni, trova proprio il suo omologo nel giardino, classico ma non banale, movimentato e non statico, barocco ma in fondo molto semplice, comprensibile tanto per l’esperto quanto immediatamente apprezzabile da chiunque.
Il parallelismo tra opera dell’uomo e della natura permea dunque, in modo attentamente meditato, ogni cosa, sia da un punto di vista strutturale che cromatico. Come le facciate sono ripartite e stuccate, così il prato è diviso in siepi e queste ultime hanno profili movimentati. Il colore dominante dello stabile è il grigio-azzurro, le fioriture estive riprendono ed esaltano, in modo spontaneo e sofisticato al tempo stesso, proprio questi colori.
Questi ultimi sono poi, forse non del tutto casualmente, i molteplici blu del Mediterraneo. Su questo mare si affaccia infatti tutta Genova, essa ne è pervasa e proprio da queste acque grigio-azzurre derivavano, quasi sempre, quelle fortune che permisero la realizzazione di gran parte dei palazzi cittadini e dei loro inaspettati giardini!
Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
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