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Giardini nipponici in un contesto urbano occidentale, cactacee in Lombardia e scelte stilistiche iper moderne in campagna. Ma ci sono anche effetti positivi
Qualsiasi giardino, anche il più semplice ed il meglio inserito nell’ambiente circostante, incide sul paesaggio in cui è stato realizzato. Tale effetto è inevitabile e spesso viene sottovalutato, tanto dai proprietari che, in alcuni casi, dagli stessi autori dell’area verde. Se ciò accade, si assiste talvolta all’improbabile inserimento di giardini di stile iper moderno e minimalista nel mezzo della campagna rurale e senza tempo, di giardini di impianto nipponico in aree cittadine prettamente occidentali o, a poco probabili, insiemi di cactacee in Lombardia!
Anche però il giardino meglio contestualizzato produce, anche talvolta in positivo, i suoi inevitabili effetti sul paesaggio circostante. In certi casi questi sono immediatamente intellegibili per qualsiasi osservatore esterno, a volte invece lo sono solo per uno attento o, al contrario, risultano chiaramente evincibili solo da una certa distanza, per esempio dall’alto.
Il giardino di Giorgio Armani, di cui ci siamo occupati la scorsa settimana, è un esempio evidente di quanto appena detto. Pur essendo molto inserito nel contesto e nell’ambiente isolano, da quest’ultimo si discosta in modo evidente. A livello verticale, per effetto dell’alto muro a secco di cinta che lo circonda su molti lati e soprattutto per lo svettare delle citate palme secolari.
Esse, secondo la definizione di un noto paesaggista, si presentano come veri e propri punti esclamativi nell’orditura del paesaggio circostante. Quanto appena detto potrebbe sembrare, per chi non sia mai stato sull’isola, cosa eccessiva. Così non è, Pantelleria è spesso brulla, la vegetazione prostrata, talvolta strisciante, gli alberi sono rari e non superano mai una certa altezza. Le palme di Armani svettano invece, le più alte di tutta l’isola, in mezzo a tutto il resto, si notano a distanza e non stonano nell’insieme, pur essendone indubbiamente elemento di rottura, solo grazie alla loro attenta collocazione.
Analogamente a quanto appena detto, incredibili possono essere gli effetti sul paesaggio derivanti dall’impiego di una sola essenza vegetale, ripetuto sistematicamente nello spazio. Un semplice muretto con poco terreno ed un dato numero di Echinocactus Grusonii (una cactacea molto nota, diffusa e dalla forma sferica, si veda la fotografia dell’articolo precedente), su di esso disposti secondo un preciso schema geometrico, possono creare, inaspettati ma ben armonizzati nel contesto circostante, effetti scultorei. Nel giardino in questione, un muretto divisorio è stato infatti destinato a queste cactacee. Esse si susseguono, in modo ritmico, studiato ma al tempo stesso spontaneo, fornendo il migliore esempio di cosa sia possibile ottenere coordinando le varietà di forme, colori e libertà della natura con precise scelte progettuali dell’uomo.
Infine, a nostro avviso, merita anche un accenno il palmento che si estende a nord dei dammusi (tipiche costruzioni abitative di Pantelleria) di Armani. Qui vi è una zona di collegamento tra le aree a verde semi spontanee ed il giardino vero e proprio.
Il terreno in questione è stato dedicato esclusivamente alla coltivazione di una stessa varietà di palma. La terra non è qui ricoperta da alcuna vegetazione, è lasciata spoglia, di un particolare colore bruciato. In questa zona sono poi collocate, secondo un preciso schema geometrico, moltissime palme ancora piuttosto giovani, tutte uguali tra loro per genere, dimensioni e sviluppo vegetativo. L’insieme è, pur nella sua semplicità, assolutamente stupefacente, sia da vicino che da lontano, sia dall’alto che dal basso. Le foglie verdi scure svettano su fusti ovaliformi marroni che rimandano vagamente a grandi ananas, alcuni rami reggono i datteri.
Le piante ricordano quindi, quasi, nella loro rigorosa e regolare disposizione progettuale, un esercito di vegetali disposto su un campo di battaglia! Un simile effetto è un esempio di controllo dell´uomo sulla natura.
L’impianto generale del palmeto è, data la sua collocazione, l’insieme complessivo del giardino e la delimitazione con muretti a secco, estremamente soddisfacente e riuscito. Simili risultati non sono però mai scontati e possono essere raggiunti solo grazie ad un’esperienza, una sensibilità e soprattutto ad un profondo rispetto (anche nel piegarla ai propri desideri) della Natura!
di Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
Per informazioni: ema_v@msn.com