Paolo Odone guida il gruppo dei “Sì Gronda”, rilanciando sull’importanza strategica dell’opera. Ma nei primi mesi del 2015 il traffico su alcuni tratti autostradali liguri dell'A7 e dell'A10 è diminuito. E anche il sindaco Marco Doria si sta ricredendo sull'utilità di un'infrastruttura i cui costi (3,26 miliardi), più o meno spalmati, ricadranno sulle tasche di tutti gli automobilisti
Lo scorso 26 aprile Autostrade S.p.A ha consegnato al ministero delle Infrastrutture il progetto definitivo sulla realizzazione della gronda autostradale di ponente: inizio dei cantieri previsto entro il novembre del 2017. Dalla Genova “che conta”, i favorevoli alla grande opera provano a fare quadrato, e hanno iniziato a farlo con un convegno dal titolo eloquente: “Liberiamo Genova dalla paralisi”, andato in scena lo scorso 9 giugno, e che ha visto risfoderati gli argomenti “cavallo di battaglia” finalizzati a convincere l’opinione pubblica sulla necessarietà dell’opera. Compito senza dubbio arduo visto che “più dell’onor, potè il denaro”, volendo parafrasare, storpiando, qualcuno di noto. Il conto, infatti, lo ha presentato Autostrade s.p.a., con previsioni di spesa importanti. I miliardi di euro necessari sono 3,26, e al momento l’unica soluzione sul piatto per racimolare tale cifra è un aumento dei pedaggi autostradali; due le opzioni: un aumento secco del 15% sulle tariffe di tutta la rete viaria di Autostrade s.p.a., o un allungamento delle concessioni fino al 2045 (ad oggi dovrebbero scadere nel 2038) con “solo” un piccolo ritocco in positivo dei costi al casello del 4%. In altre parole, la Gronda, la pagheranno i soliti cittadini, volenti o nolenti.
Ma la Gronda “s’ha da fare”. L’appello è stato lanciato dalla Camera di Commercio di Genova e da diverse associazioni di categoria: Ance, Confitarma, Federagenti e Confesercenti. «Tutti quanti parlano della crisi dell’economia ligure, noi lo facciamo mostrando i motivi per cui siamo arrivati a questa fase di stallo e dichiariamo apertamente che il nostro territorio paga da anni il prezzo dell’isolamento stradale, ferroviario e aereo», ha dichiarato Paolo Odone, presidente della Camera di Commercio di Genova.
Secondo questa lettura, quindi, la Gronda potrebbe essere l’opera capace di risolvere tutti i problemi della nostra terra; ma i dati sull’utilizzo delle infrastrutture viarie dicono altro. Come Era Superba aveva già evidenziato in un precedente speciale, da anni ormai i tassi di crescita del traffico autostradale sono in forte contenimento: su base nazionale, dal 1970 al 1985, i numeri sono cresciuti per un +140%, mentre nel quindicennio successivo per un +94%, ma dal 2000 al 2014 l’incremento è precipitato ad un +18%. Una tendenza a decrescere confermata dagli ultimi dati forniti da Aiscat (Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori), riferiti al primo semestre 2015. Se guardiamo al dettaglio della rete ligure, inoltre, i numeri in alcuni casi hanno addirittura un segno meno davanti: per la A7, nella tratta da Genova a Serravalle, nel primo trimestre 2015 si è verificato un calo di veicoli medi giornalieri dello 0,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno del 2014, per l’ A10 (Genova – Ventimiglia) un altro calo, dello 0,4%; timidi aumenti per le restanti tratte di casa nostra: +1,6% per l’ A12 (Genova – Livorno), +1,7% per l’ A6 (Savona – Torino) e +1,1% per l’A26 (nel tratto tra Voltri e Alessandria). In definitiva su due delle tre autostrade che saranno direttamente interessate dalla costruzione della Gronda, il traffico sta diminuendo.
Recentemente, il sindaco di Genova, Marco Doria, ha espresso più di qualche perplessità sull’opera, tornando alle sue posizioni di campagna elettorale, derubricandola a infrastruttura inutile e già “vecchia”, probabilmente con una qualche ragione, visto che la prima idea di Gronda risale al 1984. Le parole di Doria, che si riferiscono direttamente all’opera benché la stessa non sia mai stata esplicitamente citata, ancora una volta rimescolano le carte a Tursi: «Un ulteriore slittamento nell’apertura dei cantieri sarebbe deleterio – precisa però Odone – l’allora sindaco Vincenzi aveva firmato il progetto nel 2009. La Liguria ha bisogno di lavoro, le sue aziende devono rilanciarsi e ricominciare a creare occupazione, bisogna rispettare i tempi». Un altro punto su cui i “Sì Gronda” fanno leva è quello del turismo: «La nostra regione registra un aumento del numero di turisti e questo è un dato positivo – sottolinea il presidente della Camera di Commercio – ma il flusso turistico deve essere supportato da infrastrutture adeguate e da collegamenti che funzionano. Oggi la maggior parte dei transiti avvengono su Ponte Morandi, una struttura che comincia a mostrare la corda. Se non si agisce in fretta rischiamo la paralisi». Anche in questo caso, però, sorge un dubbio: probabilmente, il turista che arriverà a Genova in macchina non utilizzerà la Gronda, visto che questa serve proprio a “saltare” il nodo del capoluogo che, nei fatti, è il vero problema.
Al momento la palla è nelle mani del ministero delle Infrastrutture che, se approverà il progetto di questa opera, darà di fatto il via all’iter di inizio lavori con, al primo punto dell’ordine del giorno, la il delicato tema degli espropri, di cui è stato pubblicato l’elenco delle proprietà interessate. «In questo periodo di globalizzazione i mercati sono in continua evoluzione, per essere competitivi bisogna dotarsi di infrastrutture adeguate. Non si può guardare esclusivamente al proprio orticello o alla propria casetta» ha detto Marco Novella, rappresentante di Confintarma nonché consigliere e componente di giunta della Camera di Commercio di Genova, rispondendo a chi solleva dubbi sul rapporto costi-benefici della Gronda. Certo, per chi, dalle dichiarazioni patrimoniali pubblicate sul sito della CCIAA, risulta possedere abitazioni in corso Italia e a Bogliasco, è più facile parlare con l’orticello decisamente più al sicuro.
Andrea Carozzi
Nicola Giordanella