Il “verde” come motore dello sviluppo culturale e turistico di una città e mezzo di riscatto di quartieri periferici. L'esempio del grande parco urbano di New York
Questa settimana e la prossima parleremo di due progetti, uno realizzato e l’altro ancora solo in fase progettuale, legati al “verde” ed alla metropoli per eccellenza, New York.
Come noto, qualche anno fa è stato qui intrapreso un vasto ed innovativo progetto di riutilizzo di un troncone della rete ferroviaria dismessa, la West Side Line. In passato si erano formate diverse posizioni in merito a tale strada sopraelevata: molti erano favorevoli al suo abbattimento mentre altri pensavano invece che essa costituisse parte integrante del panorama metropolitano. Dopo aver più volte rischiato di essere abbattuta, essa è stata recentemente trasformata in un parco cittadino, sul modello di un simile progetto parigino, la Promenade plantée.
Lo schema progettuale si deve allo Studio Field Operations di James Corner ed agli architetti Diller Scofidio + Renfro, la parte più prettamente di design botanico è invece opera dell’olandese Piet Oudolf. Altri numerosi collaboratori si sono poi occupati dell’illuminotecnica e di correlati aspetti tecnici. Il parco è attualmente accessibile attraverso nove diversi ingressi e comprende un grandissimo numero di piante, ben 210.
Vi sono, infatti, tanto varietà di succulente quanto numerose erbacee perenni, arbusti e ciuffi di erbe (sul sito della High Line vi è l’elenco completo, suddiviso per i periodi di fioritura). E’ interessante notare che molte di queste sono state scelte tra quelle che spontaneamente avevano colonizzato la railway durante i suoi anni di abbandono. Tale scelta conferisce all’insieme un’aria naturale, prettamente “urbana” e permette, al tempo stesso, una gestione semplificata del progetto: poche potature, limitate esigenze colturali e soprattutto idriche.
Lo schema progettuale della High Line si ispira ad un paesaggio che si auto propaga per seme e che si è naturalizzato da solo nei venticinque anni di disuso della linea ferroviaria. Tutte le specie sono state specificamente scelte per la loro resistenza, oltre che per il loro variegato impatto cromatico e volumetrico. Si tratta quindi di un progetto avveniristico, a basso impatto ambientale e che permette di cogliere, dall’alto e quindi da una prospettiva inusuale, splendidi scorci sulla città circostante e sul vicino fiume Hudson.
In questo caso il “verde”, oltre alla funzione estetica e di miglioramento delle condizioni abitative, è divenuto importante motore di sviluppo dell’intera area urbana. La High Line è, infatti, passata da desolato troncone in cemento armato a frequentata attrazione turistica, sistematicamente percorsa tanto da turisti che dagli stessi newyorkesi. La valorizzazione del tracciato in disuso ha garantito una rivalutazione (soprattutto in termini di vivibilità, oltre che economici) dei quartieri che attraversa e degli immobili che su di essa si affacciano.
E’, al tempo stesso, luogo per passeggiate, per esposizioni e polo turistico, tanto che numerose altre città americane, tra cui Philadelphia, St Louis e Chicago, stanno progettando analoghi riutilizzi di similari infrastrutture stradali. Tale è il successo di questa realizzazione “verde” che persino le fondazioni dei più noti musei cittadini sono ora interessate a collocare loro nuove sedi affianco di questa arteria sopraelevata, popolata di alberi, piante e cespugli. In particolare il Whitney Museum ha recentemente affidato il progetto dell’edificio, destinato all’esposizione dell’arte americana, a Renzo Piano, che dovrebbe essere pronto già per il 2015.
Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
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