L’acqua come elemento che dilata lo spazio ed esempio di ''controllo'' dell'uomo sul paesaggio: Villar Perosa e Blenheim Palace
Una ulteriore dimostrazione di quanto possa incidere l’utilizzo dell’acqua all’interno di un giardino (o meglio, in questo caso, di un vero e proprio parco) è rappresentata dall’area a verde di Blenheim Palace nel Regno Unito, disegnata dal celebre paesaggista “Capability” Brown. Nel caso di specie gli interventi sul paesaggio sono stati incredibili: sono state qui rimosse intere porzioni di precedenti giardini e parterre, si sono sbancati terreni, modificato l’assetto boschivo e soprattutto è stato creato, variando persino l’assetto dell’affluente, dal nulla un intero lago!
Lo scopo del progettista era infatti esattamente quello di ricreare un paesaggio nel paesaggio che avesse forme spontanee ed una armonia naturale, apparentemente entrambe scevre da qualunque intervento umano. In particolare, egli riteneva che l’acqua destasse, nell’osservatore, le emozioni. Brown fece quindi scavare, mediante l’impiego di un enorme numero di persone, un lago, cui venne poi data una forma ben precisa e volutamente irregolare mediante la realizzazione di argini simil naturali. Il fiume Glymme venne sbarrato e, nel corso del successivo anno, il lago letteralmente emerse dal verde brillante della campagna inglese!
Tutto questo venne progettato, ovviamente senza badare a spese, al solo fine di creare, grazie all’elemento idrico, visuali e viste sempre mutevoli per il piacere di un ristrettissimo entourage di persone. L’effetto è però, oggi che il palazzo ed il suo giardino sono aperti al pubblico, incredibile: lo sguardo spazia in un paesaggio dal verde mutevole e dalle molteplici gradazioni. L’acqua, sotto forma di fiume e di lago, domina il paesaggio che si perde all’infinito, fornendo allo spettatore l’idea che il Ducato abbia dimensioni davvero sconfinate e che il dominio dell’uomo sulla natura sia, sotto le spoglie di un’apparente naturalezza, in realtà assoluto. Dall’alto di un terrazzamento, a grande distanza, si staglia infatti un ponte che sovrasta l’acqua, a più arcate ed in pietra volutamente grigio-azzurra (di cui però anche da lontano si colgono le reali dimensioni), quasi a fungere, anche per l’occhio meno attento, da metro di misura delle effettive proporzioni dell’insieme del parco.
Sempre con riferimento all’acqua ed analogamente, uno dei più famosi paesaggisti mai esistiti, Russell Page optò, nell’opera di restauro ed implementazione di un giardino di un castello francese, per l’idea di alterare il corso del fiume Loing dal suo alveo. Ciò venne fatto per l’effimero desiderio di creare, in una precisa posizione, uno stagno che si potesse inserire, movimentandolo, nel paesaggio che si godeva dal castello!
Non si deve però ritenere che alla base di tali interventi vi fosse esclusivamente, come spesso purtroppo accade nei giardini di alcuni facoltosi moderni committenti, un intento di stravolgere l’esistente, al solo scopo di stupire l’osservatore.
Gli interventi paesaggistici in questione erano sempre frutto di attente ponderazioni e di un profondo studio sul contesto naturalistico oggetto di intervento. In particolare e prima di ridisegnare il paesaggio naturale, Page aveva poi avuto modo di approfondire, nel corso della sua vita, il suo rapporto con l’elemento acqua. Sorvolando il Nilo mentre esso si fa strada in mezzo al deserto, egli trasse una visione quasi cosmica dell’acqua, intesa come portatrice di vita nei terreni più aridi. Dall’esperienza nel Regno Unito desunse l’approccio romantico che esiste tra acqua e paesaggio circostante. In Francia apprese, al contrario, come l’acqua potesse essere utilizzata per creare un paesaggio classico e monumentale. Nei paesi più pianeggianti e battuti dal vento, si rese conto che una vasca d’acqua che riflette quel particolare cielo, le nuvole e gli alberi, conferisce dinamismo e spessore a paesaggi altrimenti monotoni e spesso monocromi. Dall’esperienza dei giardini rinascimentali italiani, dalla bellezza delle vasche ivi utilizzate e dal complesso sistema di fontane, desunse vivo interesse per l’utilizzo dell’acqua come elemento in movimento, che scorre e gorgoglia dando vita al giardino. Tutte queste considerazioni costituirono, quindi, la base di ogni suo successivo, studiato intervento sul paesaggio naturale.
L’acqua caratterizza poi anche i giardini di più recente realizzazione, per esempio quello disegnato dal medesimo Page per la casa di Villar Perosa della famiglia Agnelli.
In questo caso, l’obiettivo finale del progettista consisteva nella realizzazione di un torrente che fungesse da elemento caratterizzante il parco e che potesse essere contornata da particolari essenze vegetali. L’articolato insieme è composto da ben undici stagni, ognuno dei quali è circondato, sugli argini da essenze vegetali diverse, il tutto regolato da un complesso sistema di dighe.
Riportando le stesse parole del paesaggista, Page ha così descritto le scelte da lui operate: “L’intero corso del ruscello è costeggiato da masse di iris, anemoni giapponesi, flox che amano un ambiente umido, astilbe, spirea e felci, rabarbaro selvatico, gunnera sfoggiano il loro fogliame gigante e di verde brillante, una enorme varietà di hoste dai fiori campanulati completano l’insieme”. Il progetto realizzato dall’uomo garantisce, in questo caso, in ogni stagione, visuali e colorazioni sempre differenti, rivaleggiando, senza stravolgerla e con essa anzi compenetrandosi, con l’intrinseca bellezza del paesaggio circostante.
Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
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