Dal concetto di tempo nello spazio, con il futuro alle spalle e il passato davanti a noi, alla bolla finanziaria sino alla celebre citazione del grande drammaturgo inglese. L'importanza della metafora concettuale nella nostra vita
Completiamo oggi il discorso sulle metafore iniziato due settimane fa e proseguito nel precedente articolo. Come abbiamo visto, le metafore fanno parte della nostra vita quotidiana, del nostro modo di “dare un nome” alla realtà. Quando parlo di “nostra” vita, non mi riferisco soltanto alla società italiana od occidentale, in quanto anche dallo studio di altre lingue è emerso che il modo di percepire la realtà attraverso le metafore, ovvero utilizzando domini concettuali di partenza, più concreti, per esprimere e capire altri domini “target”, più astratti, è proprio del linguaggio umano in generale.
E’ interessante vedere per esempio come anche in certe lingue dell’Africa il tempo venga espresso in termini di spazio, secondo la metafora concettuale definita in inglese come TIME IS LOCATION.
Pensate a quanto ci sia di aiuto, per orientarci in senso temporale, sapere che “abbiamo il peggio alle spalle”, o al contrario poter affermare che: The future is in front of us, “il futuro è di fronte a noi.” Curiosamente, leggevo che in alcune lingue centrafricane, le quali pure ricorrono alla metafora concettuale che utilizza lo spazio per comprendere il tempo, il futuro è rappresentato in realtà dietro di noi – perché non è prevedibile e non lo possiamo vedere – mentre è il passato a trovarsi davanti ai nostri occhi perché ne abbiamo memoria e lo possiamo visualizzare nella nostra mente.
Un’altra metafora concettuale che si trova spesso nella nostra vita quotidiana è quella della famigerata “bolla” (in inglese bubble) speculativa in campo finanziario. La bubble nel settore immobiliare sarebbe per esempio stata una delle principali cause della crisi economica che ha colpito il mondo occidentale nel 2008.
Prima di essa, già la “Internet bubble” del 2000 aveva provocato degli sconquassi all’economia statunitense. Un accademico francese dell’Università di Toulon, Michel van der Yeught, ha raccolto in un suo studio di qualche anno fa la storia della metafora della bolla nel mondo economico e finanziario anglosassone, andando indietro nel tempo fino al 1720, anno in cui si verificò la prima financial bubble; nello spazio di pochi mesi, le quotazioni della società londinese South Sea Company, dopo essere salite alle stelle, precipitarono rovinosamente, facendo metaforicamente esplodere la bolla, ma lasciando nella realtà dei fatti diversi piccoli azionisti con un pugno di mosche… Uno scenario non così distante da quello di oggi, a circa trecento anni di distanza.
Per concludere, tra le innumerevoli metafore concettuali (LOVE IS A JOURNEY, “l’amore è un viaggio”, SOCIAL ORGANIZATIONS ARE PLANTS, “le organizzazioni sociali sono piante”, ecc.) ce n’è una in particolare che mi è sempre piaciuta, ovvero che la vita è teatro. L’aveva colta il grande Shakespeare, nella sua opera As You Like It, e non potrebbe averla espressa in modo più efficace di quanto segue:
All the world’s a stage, And all the men and women merely players:
They have their exits and their entrances;
And one man in his time plays many parts.
“Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori:
essi hanno le loro uscite e le loro entrate;
e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti.”
Daniele Canepa