Gli interessi sulla cartella esattoriale vanno nelle casse di Equitalia di cui l'Inps stessa detiene il 49%: qualcuno mi deve spiegare come fa il cittadino a riconoscersi in una nazione che per prima gli tende dei tranelli facendolo pagare più del dovuto
La settimana scorsa abbiamo parlato della composizione strutturale di Equitalia, società per azioni composta da Agenzia delle Entrate ed INPS. Per dovere di completezza, oggi sento il dovere di specificare alcune cose sull’INPS, dapprima con con un paio di osservazioni criticamente oggettive e successivamente con un breve cenno storico dell’istituto.
Prima del breve excursus storico, focalizziamo la nostra attenzione su due punti:
– Il versamento dei contributi, quando è dovuto, è obbligatorio; se non si pagano, l’INPS procede al recupero delle somme dovute. Come? Attraverso Equitalia, ovviamente!
E quando pagate la vostra o le vostre belle cartelle esattoriali, pagate degli interessi e delle somme che vanno nelle casse di Equitalia, in quanto l’ente impositore “recupera” solo i suoi soldi (con gli interessi o con l’applicazione di sanzioni ove previste).
Peccato solo che l’INPS detenga il 49% di Equitalia e quindi… guadagna due volte sulle vostre tasche.
– Il versamento dei contributi previdenziali è una delle voci che presenta maggiori difficoltà per il contribuente, per una serie di motivi sui quali in questa sede non mi dilungo; però va detto che, proprio per codesto motivo, risulta anche difficile, sempre per il contribuente medio, poter opporre difese o eccezioni di fronte alla richiesta di pagamenti di questo tipo.
La morale della favola: se l’INPS è il “nostro” ente previdenziale e se l’Italia è il nostro paese, qualcuno mi deve spiegare come fa il cittadino medio a riconoscersi in una nazione che per prima gli tende dei tranelli facendolo pagare più del dovuto.
Nel vero senso del termine.
LA STORIA DELLA PREVIDENZA SOCIALE IN ITALIA
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) è il principale ente previdenziale italiano, presso cui debbono essere obbligatoriamente assicurati tutti i lavoratori dipendenti pubblici o privati e la maggior parte dei lavoratori autonomi, che non abbiano una propria cassa previdenziale autonoma.
L’INPS è sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Il Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201, ha disposto la soppressione di ben due istituti previdenziali, ovvero dell’INPDAP e dell’ENPALS trasferendo all’INPS le relative funzioni.
Nel nostro paese, il sistema della previdenza sociale venne istituito nel 1898 con la costituzione della Cassa nazionale di Previdenza la quale era competente in materia di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai. Si trattava di una assicurazione volontaria, finanziata dai contributi pagati dai dipendenti, ed integrata dall’intervento statale e da versamenti volontari dei datori di lavoro.
L’assicurazione per l’invalidità e la vecchiaia divenne obbligatoria nel 1919 con l’istituzione della Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali (CNAS). Nel 1933 la Cassa assunse la denominazione di Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale, costituito in ente di diritto pubblico dotato di personalità giuridica e a gestione autonoma.
Successivi interventi del legislatore ampliarono in modo significativo i compiti dell’Istituto, cui già nel 1939 fu attribuita la gestione dei primi interventi a sostegno del reddito (assicurazione contro la disoccupazione, assegni familiari, integrazioni salariali per i lavoratori sospesi o ad orario ridotto).
Nel 1943 assunse la denominazione attuale senza l’aggettivo “Fascista”.
Nel 1968 nasce la Pensione Sociale e la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS)
Nel 1980 fu affidato all’INPS anche il compito, in precedenza assolto dall’ex INAM, di riscuotere i contributi di malattia e corrispondere ai lavoratori dipendenti la relativa indennità.
Nel 1989 entra in vigore la Legge 9 marzo 1989, n. 88 di ristrutturazione dell’INPS che introduce i criteri di economicità e di imprenditorialità e separa finanziariamente, l’assistenza dalla previdenza.
Dagli anni ’90 una serie di istituti previdenziali di categoria, dei dirigenti e di alcuni ordini professionali, sono confluiti nell’INPS, con accollo su quest’ultimo dei relativi debiti e risparmi sui costi amministrativi, derivanti da una gestione pensionistica in capo ad un unico ente.
Nelle regioni italiane che beneficiano di un regime di bilinguismo, la denominazione INPS è stata resa: in Valle d’Aosta, bilingue italiano/francese, Institut national de la prévoyance sociale (INPS); nella provincia autonoma di Bolzano, bilingue italiano/tedesco, Nationalinstitut für Soziale Fürsorge (NISF).
Alberto Burrometo
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