La fantasia umana in questi ultimi quindici anni ha coniato diverse forme abbreviate per comunicare attraverso sms e social network. Vediamo alcuni esempi in lingua inglese
“Text me” è l’equivalente di: “Mandami un messaggino”, “Mandami un SMS”, “Inviami un messaggio” Sì, perché in inglese si chiama text-messaging la pratica di pigiare i tasti – oppure il touch screen – alla velocità della luce sul mobile phone, ossia il cellulare, per comunicazioni scritte istantanee.
La generazione dei miei genitori si stupisce della rapidità con cui i giovani muovono il thumb, il dito pollice, per comporre gli SMS, ma d’altra parte il mondo della comunicazione viaggia veramente alla velocità della luce e gli oggetti tecnologici diventano autentiche estensioni dei nostri corpi. A questo proposito e a proposito delle implicazioni della tecnologia in fatto di privacy si è anche espresso (minuto 17’:30” ) Stefano Rodotà, l’uomo che più o meno tutti gli italiani meno la carica dei 738 volevano al Quirinale… E infatti hanno vinto i 738 (soltanto per ora, per fortuna) che hanno votato King George.
Tornando agli SMS e in generale al fenomeno dell’instant messaging, diffusosi con programmi come Skype e Messenger e quindi con i social network, esso è argomento di studio da parte dei linguisti perché si configura come varietà linguistica particolare, caratterizzata dalla brevità e dalla “compressione” di significato in pochi o addirittura un simbolo solo: pensate ad alcuni condensati quali @ oppure #.
Per quanto riguarda gli SMS, torno indietro di qualche anno a quando – sembra già preistoria – erano i text messages l’avanguardia della comunicazione scritta in tempo reale. Mi ricordo in particolare di uno dei primi messaggi che ricevetti una quindicina d’anni fa da un amico inglese. “b ther in 1min. cu.” Mentre cercavo di decifrare quest’accozzaglia alfanumerica, vedo spuntare il mio compare all’angolo della strada. Solo allora ho capito che il suo SMS scritto per esteso sarebbe stato: I’ll be there (b ther) in one minute (in1min). See you (cu), che in italiano significa: “Sarò lì tra un minuto. Ci vediamo.” Insomma, nei momenti che io avevo impiegato nel dispendio di preziosa energia cerebrale per capire, lui era già arrivato. Pazienza, avevo imparato qualcosa: “Tutta arte che entra,” si direbbe più o meno in genovese.
Nel tempo ho imparato diverse altre formule magiche dell’inglese dell’instant messaging, alcune delle quali esse sono diventate comuni anche in italiano, tramite la pubblicità o i media. Alcuni esempi sono: 4u = for you; 2moro = tomorrow; ur = your /you are / you’re; its = it is; ill / ull = I will / you will e così via.
Non sono soltanto i madrelingua inglesi ad aver coniato queste abbreviazioni. Senza andare lontano pensate ai nostri: c6, ki6, x te, ci ved stas, e tante altre.
I puristi della lingua storcono il naso, invece personalmente vedo di buon occhio il cambiamento. Prima di tutto perché da sempre la lingua si evolve in tutte le sue forme seguendo lo sviluppo della storia. In una società in cui è possibile scriversi in tempo reale tra la Terra del Fuoco e la Siberia, è perfettamente naturale che la comunicazione scritta si avvalga di simboli e di strategie che consentano una trasmissione del messaggio nel più breve tempo possibile. Forse dovremmo porci delle domande relativamente al nostro modo di vivere frenetico che ci porta a comunicare altrettanto freneticamente, ma questo è un altro discorso.
Francamente, anziché disgustato, sono ammirato dalla creatività umana che si esprime attraverso nuove forme di comunicazione e linguaggio per rimanere in linea con lo spirito del tempo… Cu !
Daniele Canepa