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Il Padrino di F.F.Coppola, l’America italiana fra stereotipi e attualità

Il grande successo di personaggi del cinema come lo storico Vito Corleone hanno lasciato il segno nella cultura americana. Ne frattempo l'immigrazione italiana è un tema ancora attuale...


15 Novembre 2012Rubriche > Nice to meet you, English!

New YorkNon è un caso che il titolo dato al reality show di MTV che segue le vicende di otto giovani italo-americani sia Jersey Shore. Lo stato del New Jersey, infatti, e la città di New York, hanno assistito a un fortissimo movimento migratorio di italiani che all’inizio del XX secolo hanno affrontato la traversata dell’Oceano Atlantico per cercare fortuna sul Nuovo Continente.

Nel New Jersey si trova Ellis Island, l’isolotto che per decenni ha rappresentato il varco d’ingresso in terra statunitense. Qui milioni di immigrati si sottoponevano alle visite mediche e all’identificazione da parte delle autorità locali, che stabilivano chi aveva il permesso di rimanere sul suolo americano e chi doveva invece essere rimpatriato – spesso per motivi di salute – sulla medesima nave con la quale era arrivato.

Nel film The Godfather Part II, il giovanissimo Vito Andolini, un bambino di nove anni orfano di padre ucciso in Sicilia da un signorotto mafioso, approda proprio a Ellis Island, dove viene registrato come Vito Corleone, suo paese d’origine. Da lì inizierà la sua ascesa verso il potere per arrivare al ruolo di “Padrino”, figura rispettata e temuta all’interno della comunità italiana di New York. La serie di film di Francis Ford Coppola sul Godfather è diventata una leggenda del cinema e alcune frasi dei film sul Padrino sono entrate nell’inglese corrente, la più celebre delle quali rimane: “I’m gonna make him an offer he can’t refuse” (“Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare”), dove “gonna” sta per la forma contratta tipica del parlato e più informale di “going to”.
A pronunciarla è Don Vito – interpretato dal fenomenale Marlon Brando – il quale promette al suo protetto, il cantante Johnny Fontane, che persuaderà un produttore cinematografico riluttante a dare a Johnny la parte di protagonista in un film hollywoodiano. Se non avete visto il film, vi consiglio di affrettarvi a farlo. Se invece ve lo siete già gustato, probabilmente ricordate i metodi molto efficaci grazie ai quali Corleone riesce a convincere il produttore.
Le figure di Don Vito e di Johnny rappresentano due stereotipi – ahinoi – ricorrenti di italo-americani: il mobster, noto anche come gangster, e il crooner, il cantante dal sorriso irresistibile, il capello brillantinato e la voce suadente. Se Corleone è un personaggio fictional, ovvero appartenente alla fantasia, Alphonse “Al” Capone, “Don” Carlo Gambino e John Gotti sono stati assolutamente reali.

Allo stesso modo, è probabile che Mario Puzo, scrittore di The Godfather, si sia ispirato alle vicende di Frank Sinatra per il personaggio di Johnny. Infatti, sembra che “The Voice” nei momenti più bui della sua carriera abbia cercato l’appoggio di diverse personalità influenti tra le quali anche alcuni italo-americani di spicco, sebbene i suoi eventuali rapporti con affiliati alla malavita non siano mai stati chiariti. Figlio di Natalina Garaventa, originaria di Lumarzo nell’entroterra genovese, Sinatra è passato comunque alla storia per le sue doti di cantante e di attore – la sua performance in From Here to Eternity gli valse l’Oscar.

Osservando il flusso di giovani italiani spinti oggi a emigrare dalla crisi economica, ma soprattutto da decenni di amministrazione disastrosa – giorni nostri compresi – del Belpaese, le parole di The Voice in New York New York, suonano fortemente attuali: “Start spreading the news, I’m leaving today, I want to be a part of it New York New York” (“Iniziate a diffondere la notizia, parto oggi, voglio esserne parte, New York, New York”). Un sincero e caloroso saluto agli italiani che si sono dovuti trasferire all’estero.

Daniele Canepa


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