Lo studio ha esaminato l’andamento delle tariffe o dei prezzi di 11 beni e servizi liberalizzati negli ultimi 20 anni
“Le liberalizzazioni hanno portato pochi vantaggi nelle tasche dei consumatori italiani”, è l’amaro bilancio del segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che con il suo Ufficio studi ha preso in esame l’andamento delle tariffe o dei prezzi di 11 beni e servizi che sono stati liberalizzati negli ultimi 20 anni.
Oggi con il governo Monti si torna a parlare di possibili liberalizzazioni, ma l’associazione degli artigiani di Mestre chiede una profonda riflessione e un attento monitoraggio di quei settori che prossimamente saranno interessati da processi di deregolamentazione.
Il tentativo di riforma dell’allora governo Prodi nel 2006, il famoso decreto Bersani, carico di aspettative, si è rivelato infatti fallimentare e non ha portato alcun vantaggio per le tasche dei cittadini.
Anzi “I prezzi o le tariffe sono cresciute con buona pace di chi sosteneva che un mercato più concorrenziale avrebbe favorito il consumatore finale – aggiunge Bortolussi – Purtroppo, in molti settori si è passati da una situazione di monopolio pubblico a vere e proprie oligarchie controllate dai privati”. In altri termini nessuno ha vigilato affinché le riforme conseguissero davvero i risultati tanto attesi.
Il settore delle assicurazioni ha registrato il conto più salato. Dal 1994 ha visto lievitare i prezzi dell’184,1%, contro un incremento dell’inflazione del +43,3% (in pratica le assicurazioni sono cresciute 4,2 volte in più rispetto al costo della vita).
Pessime notizie anche sul fronte dei servizi bancari e finanziari (costo dei conti correnti, dei bancomat, commissioni varie, etc.). Nonostante uno dei due decreti Bersani avesse introdotto novità come la possibilità di “portare” un mutuo da una banca all’altra – secondo i dati della CGIA di Mestre – nello stesso periodo i costi per i correntisti sono aumentati mediamente del +109,2%, avendo, in questo caso, un aumento maggiore di 2,5 volte rispetto all’inflazione).
L’unica eccezione è rappresentata da medicinali e tariffe dei servizi telefonici. Grazie alla liberalizzazione, nei rispettivi settori, si è registrato un calo dei prezzi: per i primi è stato dal 1995 ad oggi del 10,9% e per le seconde, tra il 1998 e il 2011, del 15,7%. Forse si tratta dei soli settori in cui davvero si è entrati in un regime di concorrenza.
“Occorre vigilare perché – conclude il segretario della CGIA – non vorremmo che tra qualche anno molti prezzi e tariffe, che prima dei processi di liberalizzazione erano controllati o comunque tenuti artificiosamente sotto controllo, registrassero aumenti esponenziali con forti ricadute negative per le tasche dei consumatori italiani”.
Matteo Quadrone
Commento su “Liberalizzazioni: secondo la Cgia sono state un flop”