Crisi nera nell'edilizia, in difficoltà i servizi alle persone; il primo settore a ripartire sarà quello manifatturiero grazie all'export
Nonostante la crisi finanziaria globale, secondo i dati dell’Ufficio studi di Confartigianato, nel 2011 è cresciuto il numero degli imprenditori artigiani in Liguria. L’anno scorso la nostra regione con un tasso di sviluppo dell’1% si è piazzata al primo posto in Italia in controtendenza rispetto alla media nazionale che ha registrato una flessione del -0,4%.
Costruzioni e servizi alle imprese sono i settori che in Liguria registrano i dati maggiormente positivi, in crescita, rispettivamente del 2,7% e dello 0,3%. Segno negativo, invece, per manifatturiero (-0,9%)e servizi alle persone (-0,6%).
«L’aumento maggiore si è registrato nell’edilizia, fenomeno che dovrebbe essere approfondito ma che rappresenta il segnale di una certa vivacità del settore nonostante la pesante crisi in atto – ha spiegato Giancarlo Grasso, presidente regionale di Confartigianato Liguria – La tenuta degli altri settori e la lieve crescita dei servizi alle imprese liguri sono in controtendenza rispetto al resto d’Italia».
La crescita maggiore delle costruzioni si registra nel capoluogo, con un +4,2%.
In generale le quattro province liguri nel 2011 registrano una dinamica imprenditoriale positiva: Genova è al primo posto con un +1,6%, seguita dalla Spezia (+0,5%), Savona (+0,4%) e Imperia (+0,2%).
Ma nel primo trimestre 2012 la situazione muta: secondo l’indagine elaborata da Confartigianato Liguria su dati Infocamere, su un totale di circa 47 mila imprese artigiane attive in Liguria, 1.297 hanno intrapreso l’attività nei primi tre mesi dell’anno. 1.579 hanno invece chiuso i battenti tra gennaio e marzo 2012, registrando un saldo negativo dello 0,6%. Una flessione comunque più contenuta rispetto alla media nazionale (-1,1% ).
Il movimento riguarda in larga parte le imprese individuali – sottolinea Confartigianato – superano le 38.200 nella nostra regione, di cui 1.138 aperte nel primo trimestre dell’anno. Oltre 1.500 hanno invece chiuso l’attività. A patire in questo avvio d’anno sono soprattutto le imprese meno strutturate.
«Nel primo trimestre dell’anno il calo è fisiologico – spiega Luca Costi, segretario regionale di Confartigianato Liguria – Quello che desta maggiore preoccupazione è l’aumento del numero di imprese che avviano l’attività e la chiudono nel primo anno di vita, salito dal 10% al 14%. Inoltre il 50% delle nuove imprese cessano l’attività nel primo quinquennio di vita. Sono cifre elevate che inevitabilmente devono condurre ad alcune riflessioni».
Il settore delle costruzioni, che ha registrato nella nostra regione una decrescita dello 0,34% contro il +2,7% del 2011, conta quasi 23 mila realtà presenti in Liguria (di cui quasi 20.500 sono ditte individuali): di queste, 746 hanno intrapreso da poco l’attività, mentre 825 l’hanno chiusa.
«Il calo nell’edilizia dimostra che è un settore “volatile” dove spesso aprono un’attività dei soggetti destrutturati – continua Luca Costi – parliamo soprattutto di imprese individuali che nascono e muoiono nel volgere di breve tempo. La nostra associazione ha sollecitato la realizzazione di un disegno di legge per l’accesso all’edilizia (“Norme per la disciplina dell’accesso all’attività imprenditoriale nel settore dell’edilizia”) , oggi fermo in Parlamento, che consentirebbe di migliorare l’approccio al settore da parte di nuovi imprenditori che dovranno dimostrare di possedere i requisiti professionali necessari per avviare un’impresa nel settore».
Segno meno anche per il comparto manifatturiero, con un andamento del -1,27%: questa volta il calo, incrementato rispetto al -0,9% del 2011, è addirittura superiore a quello della media nazionale, pari a -1,1%. Sulle oltre 8 mila realtà manifatturiere in Liguria, 156 hanno intrapreso l’attività tra gennaio e marzo 2012 ma in questo stesso periodo ben 259 hanno chiuso.
In generale, tra le province liguri, Genova è quella che registra il saldo meno negativo: -0,26% contro il +1,6% del 2011, con 779 imprese chiuse e 717 nuove attività nel primo trimestre 2012.
«Quando un soggetto intende avviare un’attività dovrebbe essere provvisto di un business plan – sottolinea Costi – Al contrario spesso si tenta di aprire un’impresa senza aver realizzato adeguati studi di mercato. Sono diversi i casi di persone che si rivolgono a Confartigianato e, per prima cosa, domandano se esistono contributi ed agevolazioni per nuove aziende. Ma è necessario avere un progetto di impresa alle spalle, coerente con le possibilità offerte dal mercato».
Per cercare di comprendere meglio la dinamica imprenditoriale occorre analizzarla dal punto di vista delle variazioni congiunturali e tendenziali ma anche in termini previsionali. In questo senso risulta utile leggere attentamente i dati che emergono dall’Osservatorio congiunturale sull’artigianato e la piccola impresa in Liguria, un’indagine realizzata da Confartigianato Liguria e Cna Liguria, in collaborazione con Unioncamere Liguria e curata dal Centro Studi Sintesi, che coinvolge un campione di 1500 imprese con meno di 20 addetti e che si pone l’obiettivo di monitorare lo stato di salute del settore attraverso l’analisi di indicatori quali produzione/domanda, fatturato, ordini ed esportazioni (solo per il settore manifatturiero), prezzi dei fornitori, investimenti, occupazione, liquidità, indebitamento, sulla base dei giudizi espressi direttamente dagli imprenditori. Questi parametri sono stato esaminati in tre momenti temporali: a consuntivo per il 2° semestre 2011 rispetto al 1° semestre 2011 (variazione congiunturale) e rispetto al 2° semestre 2010 (variazione tendenziale ) ed in chiave di previsione per la prima parte del 2012.
Il campione di imprese è stato studiato in modo tale da fornire informazioni statisticamente significative oltre che a livello regionale anche a livello settoriale (manifatturiero, edilizia/costruzioni, servizi alle imprese, servizi alle persone) e per provincia di localizzazione. L’indagine è stata condotta per via telefonica nei giorni lavorativi compresi tra il 5 ed il 20 dicembre 2011.
Principali risultati
Le variazioni congiunturali e tendenziali rilevate evidenziano la stazionarietà dei volumi produttivi e del fatturato prodotto, mentre la crescita dei prezzi a livello tendenziale supera il +3%.
La dinamica occupazionale nel complesso è rimasta stabile con una piccola flessione (-0,2%) a livello tendenziale mentre continua a diminuire la propensione ad investire: meno del 9% delle imprese ha operato in questi termini nella seconda parte dell’anno scorso. Da sottolineare anche l’entità modesta dei capitali investiti: il 35% degli investimenti risulta inferiore ai 10 mila euro ed una quota inferiore (il 23%) si colloca tra i 10 ed i 25 mila euro. Infine rimane rilevante il problema della liquidità aziendale nelle imprese liguri: per la maggior parte degli imprenditori la situazione è rimasta stabile (71,3%); il 25% ha rilevato un peggioramento della disponibilità di cassa nel 2° semestre 2011 e solo il 3,5% ha dichiarato un miglioramento.
Le previsioni per il 2012 sono più ottimistiche con una discreta ripresa della produzione/domanda (+0,4%) e del fatturato (+0,3%) mentre si dovrebbe assistere ad un sostanziale equilibrio nell’occupazione ed alla ripresa degli investimenti (la quota di possibili investitori è pari al 13,3%).
Genova
L’economia della Liguria risulta sostenuta dalla provincia di Genova mentre nelle altre realtà provinciali non si evidenziano particolari segni di crescita.
Nel capoluogo, nel 2° semestre 2011 rispetto al 1° semestre, si registra una moderata crescita della produzione/domanda (+0,3%) mentre il livello del fatturato rimane stabile. In leggero calo risultano però le dinamiche tendenziali con valori pari a -0,2% nel caso di produzione e fatturato.
Quello che appare più importante sottolineare è la ripresa degli ordini (+0,6% a livello congiunturale e +0,7% su base annua) trainata dall’export (variazioni congiunturali e tendenziali rispettivamente pari al +1,9% e al +1,2%) mentre sul fronte occupazionale si registra una situazione di stabilità con qualche dinamica positiva (+0,1% a livello congiunturale e +0,2% a livello tendenziale).
E nel primo semestre 2012 sarà sempre Genova ad evidenziare le tendenze di maggiore crescita con un progresso di domanda (+0,5%) e fatturato ( +0,3%). L’occupazione subirà qualche flessione negativa (-0,1%) mentre dovrebbe aumentare la propensione ad investire(15,4%).
Settori
A livello settoriale il comparto manifatturiero presenta nel secondo semestre 2011 dinamiche positive in tutti i parametri economici. Particolarmente incisivo in questo senso risulta l’andamento positivo dell’export: in crescita rispetto alla prima parte dell’anno del +1,7% e rispetto al 2° semestre 2010 del +1,1%. Anche gli ordini riportano andamenti in crescita registrando in entrambi i periodi un incremento di mezzo punto percentuale.
Ma i dati rapportati su base annua evidenziano delle dinamiche di crescita più contenute e una situazione di stabilità in particolare per produzione, fatturato ed occupazione. L’incremento dei prezzi dei fornitori si attesta al +3,6% mentre in ribasso si segnala la propensione ad investire con solo il 7,8% delle aziende che ha effettuato un investimento nel corso del 2° semestre 2011.
Positive sono le previsioni per il 2012 anche se l’entità degli incrementi si attestano sotto al punto percentuale, mentre in ripresa si segnalano gli investimenti.
«Solitamente il primo settore che si rimette in moto è quello manifatturiero – spiega Luca Costi – parliamo di realtà di piccole dimensioni dove può essere un fattore importante anche la sensibilità economica aziendale. Ma soprattutto la prospettiva di nuovi investimenti può essere letta in due modi: bisogna capire se si tratta di una questione tecnica, ovvero sono terminate le scorte e quindi di conseguenza l’azienda, se vuole ripartire, è costretta ad investire; oppure è una ripartenza direttamente legata ai mercati di riferimento, in particolare quelli esteri».
Ed in effetti la crescita dell’export e degli ordini potrebbe indicare proprio una ripresa dovuta a dinamiche macro economiche.
Negli ultimi mesi del 2011 il settore dei servizi alle imprese ha riportato andamenti stabili in tutti gli indicatori economici ed una buona propensione ad investire (10,5%). Ma una leggera flessione si rileva a livello tendenziale per domanda, fatturato ed occupazione. Le prospettive per il 2012 paiono essere buone con lievi incrementi (sotto il mezzo punto percentuale) sia della domanda che del fatturato e un +0,6% per l’occupazione.
Riscontrano maggiori difficoltà le aziende dei servizi alle persone e le imprese edili, infatti in entrambi i settori vengono evidenziate flessioni sia a livello congiunturale che tendenziale. «In particolare questi due settori risentono del calo dei consumi», sottolinea Costi.
Le imprese che si occupano di servizi alle persone nel 2° semestre 2011 registrano una flessione della domanda (-0,4%) e del fatturato (-0,6%), confermata anche a livello tendenziale (rispettivamente -0,4% e -0,3%). Mentre a livello occupazionale la variazione tendenziale registra un ridimensionamento contenuto (-0,2%). Nella prima parte dell’anno 2012 non si segnalano particolari dinamiche di sviluppo e rimane stabile il trend occupazionale.
Il settore dell’edilizia è sempre in affanno e la situazione sembra ormai endemica: nel secondo semestre 2011 c’è stata una flessione della domanda (-0,3%) e del fatturato (-0,6%) con pesanti ricadute sul calo dell’occupazione (-0,5%) e sulla propensione ad investire (7,3%) con valori peggiori rispetto alla media regionale. Le variazioni tendenziali evidenziano perdite più contenute per quanto riguarda il fatturato (-0,3%) e simili per domanda ed occupazione. L’incremento dei prezzi delle materie prime è notevole e a livello tendenziale raggiunge quota +3,5%. Le previsioni per inizio anno 2012 sono stabili con una moderata ripresa degli investimenti. Significativo, come sottolinea l’osservatorio, che per quasi un’azienda su quattro la liquidità sia peggiorata e che solo la stessa percentuale non sia indebitata (24,7%) valore nettamente inferiore rispetto alla media regionale.
«Il settore resta fermo al palo – conclude Costi – perché purtroppo con il perdurare della crisi economica i privati difficilmente investono in ristrutturazioni. L’unica speranza sono i lavori pubblici e forse le grandi opere potrebbero rappresentare un’opportunità».
Ma, aggiungiamo noi, probabilmente sarebbero sufficienti le “piccole” opere pubbliche necessarie, per ridare fiato ad una marea di piccoli costruttori edili. Anche perché, ormai è risaputo, le grandi opere difficilmente danno da mangiare alle imprese del territorio.
Matteo Quadrone
Commento su “Liguria, piccole imprese artigiane: l’analisi dei dati economici tra 2011 e 2012”