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L’importanza della pronuncia nello studio della lingua inglese

Farsi capire o capire? Una pronuncia corretta non è soltanto un fatto di semplice pignoleria, ma è fondamentale per comprendere chi ci sta parlando


4 Ottobre 2012Rubriche > Nice to meet you, English!

Introducendo la Received Pronunciation nelle precedenti puntate, abbiamo spostato la nostra attenzione sulla pronuncia dell’inglese. “Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire,” direbbe Dante Alighieri…

Eh sì. Perché non si capisce bene per quale motivo, ma troppo spesso l’insegnamento e il conseguente apprendimento dell’inglese tralascia la componente fonologica, ovvero relativa ai suoni della lingua, a vantaggio di quella grammaticale e lessicale.

Eppure, la fonologia dell’inglese meriterebbe davvero di essere approfondita. Infatti, per ragioni di storia della lingua, spesso spelling e pronuncia non corrispondono. Prendiamo per esempio le parole: doubt e debt (“dubbio” oppure “dubitare” e “debito”). In entrambi i casi la “b” è muta, nonostante sia stata mantenuta nella grafia in ossequio ai termini latini originari, dubitare e debitum. Il suono /b/ risulta assente anche in  thumb e bomb (“pollice” e “bomba”), così come in tomb , che si legge:   /tuːm/ e forse manderà in crisi alcuni di voi che hanno sempre letto il titolo del famoso gioco e poi film Tomb Raider in un modo molto distante da quello corretto.

Potremmo poi parlare della “k” muta nei vocaboli che iniziano per “kn-“ quali know, knowledge, knee (“conoscere/sapere”, “conoscenza”, “ginocchio”); oppure della “p” che non si pronuncia in psychology, psychiatry, psycho (quest’ultimo ha il significato di “folle” e “psicopatico” oltre a essere il titolo di un celebre film di Hitchcock) e di diversi altri esempi.

Ma perché è così importante conoscere la pronuncia di ogni singola parola? Si tratta forse di una fissazione di alcuni insegnanti particolarmente severi o, per dirla con un termine inglese, nitpicking, “pignoli”? Non è soltanto un discorso relativo a ciò che noi stessi riusciamo o non riusciamo a comunicare. Il nostro interlocutore, infatti, visto il contesto, sarà presumibilmente in grado di capirci se sbaglieremo la pronuncia di una parola all’interno di un intero discorso articolato.

Conoscere la pronuncia corretta è invece quanto mai utile se la direzione della comunicazione va nel senso opposto, ovvero dal nostro interlocutore a noi. Se veniamo colti impreparati e siamo sorpresi di fronte alla pronuncia di alcune parole, potremo tendere a perdere anche il senso più generale del discorso, specialmente se si tratta di parole chiave.

Pensate per esempio a quanto importante può essere la mancata comprensione della sopracitata parola “debt” all’interno di un intervento di carattere economico – e attualmente quante volte si sente parlare di sovereign debt!

Se l’intento è quello di perfezionare sempre di più la conoscenza dell’inglese, l’impegno dovrà quindi andare nello sviluppo di una “coscienza fonetica” oltre che di uno sforzo teso all’arricchimento del vocabolario o a una comprensione più approfondita delle strutture grammaticali. “Che noia e che barba”, potrete pensare: “La vita è già dura e ci mancava solo la “coscienza fonetica” a rendere più difficile lo studio dell’inglese.”

Nonostante la presenza di diversi venditori di fumo – in inglese si definiscono cheats – che invadono il mercato dell’insegnamento dell’inglese con titoli come “Easy English”, “L’inglese veloce”, “Imparare l’inglese senza sforzi”, ecc. l’apprendimento dell’inglese, così come di ogni disciplina, prevede invece grandi sforzi e un costante desiderio di migliorare… Il processo sarà forse lento, magari costellato di ostacoli e difficoltà, ma proprio per questo alla fine darà enormi soddisfazioni e risultati garantiti e molto più duraturi.

Daniele Canepa
[foto di Diego Arbore]


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