Computer, media, server e tutor sono solo alcuni esempi di parole inglesi, di origine latina, entrate ormai nel lessico italiano. Da Giulio Cesare alla Gran Bretagna per poi fare ritorno nel Bel Paese...
Uscire dalla porta per rientrare dalla finestra. Il latino si traveste da inglese per poi ritornare nella sua terra d’origine, l’Italia. Accade così che, mentre siamo intenti a fare sfoggio della nostra pronuncia inglese che fa tanto international (parola, guarda caso, di origine latina), quando parliamo di mass media in italiano, pronunciando alla maniera English (“midia”), ci stiamo dimenticando che in realtà entrambi i termini affondano le loro radici nel latino.
Al pari di media, un altro termine inglese ormai quasi più diffuso di “mamma” e “papà” nel nostro vocabolario quotidiano è computer.
Bravo Bill Gates, ci sei riuscito a coronare il tuo sogno di portare uno di questi arnesi all’interno di ogni casa; non dimenticare, però, il tuo debito nei confronti della lingua di Giulio Cesare e Cicerone e del verbo computare… E bada che nemmeno aggiungendo il personal (dal sostantivo persona appartenente alla prima declinazione) potrai sfuggire alla latinità dei nostri PC, i personal computer.
Che cosa dire poi di tutor? Leggere la parola così come è scritta sarebbe troppo semplice e allora via con il “tiutor”, che spesso diventa “tiuto” e rischia alla fine di trasformarsi in un “ciuccio”…
Per tornare ad argomenti più vicini a Bill Gates, ecco il server, termine che secondo la definizione data da Wikipedia indica un “componente o sottosistema informatico di elaborazione che fornisce, a livello logico e a livello fisico, un qualunque tipo di servizio ad altre componenti (tipicamente chiamate client, cioè “cliente”) che ne fanno richiesta attraverso una rete di computer, all’interno di un sistema informatico o direttamente in locale su un computer.”
Indovinate qual è l’origine di server? Anch’esso usato in ambito informatico, il termine proviene dal verbo latino servire o dal sostantivo della seconda declinazione servus.
Wikipedia cita anche la parola inglese client, dal latino cliens, “cliente”, dal quale deriva anche “clientelismo” ovvero l’infame pratica di approfittare di un incarico pubblico al fine di instaurare un sistema illegale di favoritismi a danno della meritocrazia.
Di esempi di clientelismo la nostra politica è colma. Portare a esempio l’azione di Berlusconi infierendo soltanto su di lui, dopo la sentenza di lunedì, assomiglia a picchiare un bambino impegnato a fare la po-po ed è comunque giusto solo in parte. Infatti, anche gli alleati di governo del PDL non se la cavano meglio quanto a clientelismi: consiglio a tale proposito la lettura di “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez. Peraltro, il marciume clientelare in Italia non è storicamente soltanto colpa della politica, ma anche di certa imprenditoria compiacente, a volte corruttrice a volte concussa…
Ma torniamo all’argomento di oggi. Trovo interessante che, come abbiamo visto, molte delle parole inglesi correntemente usate nel lessico tecnologico italiano siano latine. La materia simbolo della modernità va a pescare a piene mani nell’antichità: that’s wonderful!
Ciò potrebbe instillare il dubbio di voler rivalutare la propria posizione in coloro i quali caldeggiano l’abolizione del latino come materia di studio, definendolo “desueto e inutile”. Va bene, è auspicabile che tra le nuove materie a scuola emergano anche i nuovi media, i quali sono certamente il nostro futuro e in buona parte anche il nostro presente, ma il latino è la nostra storia e per sapere dove vogliamo andare è bene capire anche come siamo arrivati qui. See you!
Daniele Canepa