Che cos'è il CEFR? Vediamo oggi l'importanza di un quadro di riferimento per misurare le abilità acquisite nello studio delle lingue straniere
Per parlare del CEFR (Common European Framework of Reference for Languages), che abbiamo menzionato nell’ultima puntata, e per comprendere la sua funzione userò una similitudine a mio avviso efficace, ovvero quella con la patente di guida.
Non sono – per ora – impazzito, ma credo che sia sempre opportuno offrire ai non addetti ai lavori in campo linguistico (i cosiddetti laymen) dei paragoni con situazioni della vita quotidiana.
Parliamo dunque dalla patente di guida, driving licence in inglese. A seconda della tipologia di patente che possedete siete autorizzati a guidare un certo tipo di veicolo. Si va da patenti che presuppongono una conoscenza teorica e competenze pratiche meno complesse per arrivare via via a quelle di livello più alto, che consentono di guidare mezzi pubblici o auto-articolati. Se siete in possesso di una patente per condurre un’auto in Italia, sarete autorizzati a fare altrettanto negli altri paesi dell’ UE indipendentemente dall’esaminatore con il quale avete sostenuto l’esame, dalla scuola guida presso la quale vi siete preparati e dalla Motorizzazione Civile che ha rilasciato la documentazione necessaria. Ciò accade perché a livello nazionale ed internazionale sono stati individuati dei parametri condivisi secondo i quali chi guida un bus deve avere determinate competenze, chi guida un TIR ne avrà altre e così via.
Il CEFR funziona in maniera analoga. Messo a punto nel 1996, il Common European Framework è un quadro di riferimento riconosciuto a livello europeo che consente di individuare sei diversi livelli di competenze acquisite da chi studia una lingua straniera. Da A1, il più basso, a C2, indicante il massimo grado di padronanza linguistica, sono sei i livelli del CEFR. Per esempio, la descrizione del livello B1 stabilisce che lo studente: “E’ in grado di produrre un testo semplice relativo ad argomenti che siano familiari o di interesse personale”.
Su un curriculum vitae una dicitura quale: “Livello C2 di conoscenza della lingua inglese” è certo molto più preciso e più professionale dei generici “ottimo tedesco”, “buon francese”, “discreto spagnolo”… Per non parlare del raggelante “conoscenza scolastica della lingua inglese”, che mi è capitato di leggere su alcuni CV. Tra l’altro, se si sente dire spesso che la scuola italiana non è mediamente in grado di portare gli studenti a un livello di inglese adeguato vi sembra una buona pubblicità scrivere “livello scolastico” sul proprio CV?… Ma non divaghiamo.
Se quelli appena citati sono giudizi soggettivi e raramente corrispondenti alla realtà, i livelli del CEFR sono ben definiti e forniscono una valutazione più chiara, immediata e oggettiva delle competenze linguistiche di uno studente.
Il problema, però, è che non tutti i responsabili delle Risorse Umane o i manager nelle aziende sono a conoscenza dell’esistenza del CEFR, che invece rappresenterebbe uno strumento utilissimo e semplificherebbe di molto il lavoro nei processi di selezione del personale. La situazione tuttavia sta lentamente migliorando e per esempio mi capita più spesso di trovare all’interno dei siti di diversi atenei alcuni riferimenti precisi ai livelli del CEFR.
Infatti, in diverse facoltà universitarie italiane chi dimostra di possedere un livello di conoscenza pari o superiore a B1, ovvero soltanto il terzo nella graduatoria dei sei livelli del CEFR, è automaticamente esonerato dal corso e dall’esame di lingua inglese. In altre parole, chi ha già una conoscenza piuttosto scarsa – come avrete intuito dalla breve descrizione del B1 fornita in precedenza – dell’inglese può anche metterlo da parte e dimenticarlo totalmente nel corso della carriera universitaria. Ma come, direte voi, l’università non è quel luogo nel quale, partendo da pari opportunità, si punta all’eccellenza, a sviluppare ulteriormente le capacità di ragazzi brillanti, a far emergere chi merita senza livellare l’insegnamento verso il basso?… Il tutto peraltro nell’interesse della collettività, ancor più che dei singoli individui. Dubbi più che logici e legittimi. Avreste pienamente ragione a sollevarli. Le cose però attualmente funzionano esattamente al contrario… See you soon!
Daniele Canepa
[foto di Diego Arbore]
2 commenti su “CEFR: i livelli di competenza e le funzioni nel mondo del lavoro”