Un percorso artistico per riflettere sul tema delle identità sessuali: l'artista altoatesina è stata fra le protagoniste de "La Storia in Piazza" e ha raccontato il suo lavoro insieme all'associazione Princesa
Mentre a Palazzo Ducale si tenevano le conferenze de La Storia in piazza 2013 – evento giunto alla quarta edizione che ha radunato a Genova oltre 20.000 partecipanti (di cui 7.500 studenti) – la Sala Dogana ha ospitato la mostra In between, in cui la giovane artista Vera Comploj ha mostrato attraverso un video e una sequenza di scatti in bianco e nero la sua esperienza con le drag queen che si esibiscono nei locali americani.
Una mostra che è stata raccontata dall’artista in un incontro pubblico in piazza Princesa. Lo spazio “ufficialmente” senza nome, che si raggiunge da via Lomellini passando per vico del Fregoso o da vico Untoria, è stato così chiamato nel 2010 da Don Andrea Gallo, in memoria del brano di Fabrizio De Andrè e per ricordare l’impegno dell’omonima associazione nel quartiere.
Costituita nel 2009 proprio su consiglio di Don Gallo, l’associazione Princesa è formata dalle persone transgender che vivono nel centro storico fin dagli anni Sessanta, «quando venivamo arrestate per “reato di mascheramento”, sulla base di un regio decreto approvato durante il Fascismo e di fatto mai abolito – spiega la presidente Rossella Bianchi. –L’invito di Don Gallo a costituirci in associazione è arrivato dopo che Marta Vincenzi e l’allora Assessore Scidone emisero un’ordinanza per la chiusura dei “bassi”, poi ritirata a seguito di una petizione degli abitanti ed esercenti del quartiere che ha raccolto moltissime adesioni».
L’intervento di Rossella Bianchi è seguito dalle domande di Ilaria Bonacossa – curatrice del Museo Villa Croce – all’artista Vera Comploj. Nata nel 1983 in Alto Adige, il suo percorso artistico rivolto alla conoscenza dei transgender nasce per caso: «Quando studiavo a Firenze il mio coinquilino frequentava una transgender: da qui ho iniziato a conoscere persone nuove, a frequentare i loro stessi locali. In seguito, negli Stati Uniti è avvenuto un percorso analogo: ho fatto amicizia con Tiara, la transgender di origine indonesiana divenuta la “musa” della mia mostra (e ritratta nella foto in alto, ndr) e che mi ha presentato altre persone che come lei lavorano nei locali».
La mostra ritrae alcune drag queen un istante prima di andare in scena, in locali di New York, Washington, San Francisco e Los Angeles che Vera ha frequentato negli ultimi tre anni. L’artista ha applicato i suoi studi nella fotografia di moda alla ricerca su quegli ambienti in cui si azzera ogni identità di genere, dove la distinzione tra “maschile” e “femminile” non è percepibile. «Non mi interessa la fotografia solo come “freddo ritratto” di una persona, ma come istante che si accompagna a un dialogo, uno scambio anzitutto umano fra me e la persona che ritraggo: mi piace ascoltare le loro storie, entrare nel loro mondo e creare una relazione di fiducia».
Allestita in Sala Dogana fino a ieri (domenica 21 aprile, ndr) la mostra proseguirà al museo di Villa Croce dal 26 aprile al 12 maggio.
Marta Traverso