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Mentre continua il balletto intorno alla ordinanza anti movida, l’auto candidato sindaco per il Partito Democratico Simone Regazzoni butta sul piatto l’idea del Sindaco della Notte: un super assessore ad hoc per mediare e risolvere la convivenza difficile tra vita notturna, turismo e benessere degli abitanti del centro storico, ma non solo.
Il dibattito sulla movida genovese in questi giorni è più intenso che mai: ordinanze, ricorsi al tar, disaccordi in giunta, manifestazioni e smentite stanno creando un mostro “politico” che rischia di diventare un tavolo incredibilmente importante per la corsa a palazzo Tursi. Nel mucchio, prova a sparigliare anche il filosofo Simone Regazzoni, ex portavoce di Raffaella Paita, autoproclamatosi candidato a Sindaco per il Partito Democratico, con una proposta sicuramente fuori dagli schemi: istituire un assessorato ad hoc, per trovare la giusta misura dell’intervento pubblico per regolare ma anche garantire la vita notturna di una città come Genova, sempre più città di turismo e cultura. Un sindaco della notte, appunto.
Un progetto nato ad Amsterdam, ripreso a Berlino, a Londra per governare la scena musicale e citato anche da Francesca Balzani nella campagna elettorale per Milano, nonché da alcuni esponenti politici di Torino, Bologna e Jesolo. «Ci vuole un assessorato in più – spiega Regazzoni alla agenzia Dire – non una delega, altrimenti diventa fuffa. Un assessore dedicato serve per dare l’idea che tu governi davvero il sistema. E se un assessore costa tra i 75.000 e 100.000 euro ogni anno, è giusto che faccia un lavoro complesso, non da ufficio ché un mestiere che non va bene. Dobbiamo dare deIle direttive e se qualcuno della macchina comunale resiste, si deve adeguare: non ascolto i “non si può” dalla macchina comunale».
Il sindaco della notte pensato da Regazzoni è un giovane della società civile, che conosce i locali, la musica, «che vive la notte perché non lo voglio chiuso in ufficio di giorno». Tanti i temi che si troverebbe ad affrontare, a partire dalla sicurezza. «Servono politiche più restrittive – taglia corto il filosofo – i minimarket sono benzinai d’alcol, quando sgarrano vanno chiusi. Dobbiamo impedire la somministrazione di alcol sotto un certo prezzo, perché è devastante: serve una politica nazionale in questo senso che attui intendimenti europei». Sui trasporti, le idee sono chiare: «Dovrò coinvolgere i tassisti, proponendogli di fare servizio pubblico, ad esempio con tariffe calmierate per giovani donne che escono la sera e devono tornare a casa. Non si stratta di lobbying ma di dialogo. Quando uno viene la sera in centro deve avere parcheggi non a pagamento adeguati o servizio pubblico».
Non troppo nascosta anche l’esigenza di una sorta di riorganizzazione dell’offerta culturale genovese «troppo concentrata sul target e sul modello di Palazzo Ducale, che è una risorsa assoluta, ma fuori rischia di esserci il deserto. Non siamo Londra, ma la vita notturna non è solo divertimento ma è anche cultura. C’è un panorama musicale che deve essere valorizzato». Certo, ma come? «Ad esempio con incentivi ai locali per l’insonorizzazione», aggiunge Regazzoni. Incentivi che tradotto vuol dire soldi pubblici che ad oggi Comune di Genova non sembra poter tirar fuori: «E’ evidente che si debbano tenere i conti in ordine – prova a spiegare il filosofo in un intervista rilasciata alla agenzia Dire – ma se questo diventa il fine e non il mezzo, come è stato per la giunta Doria, perdi di vista la visione politica. Se investi soldi, avrai un ritorno perché la vita notturna è fondamentale per l’economia di una città».
«Il centro storico – conclude – non può essere vissuto solo come coacervo di problemi a spot: la sicurezza, il decoro, i commercianti perché diventa tutto a somma zero. Il sindaco notturno serve a una gestione di sistema e di visione». Le dinamiche notturne per Regazzoni non riguardano solo il centro storico perché: «sono ad alto tasso di variabilità, non esiste la dicotomia periferie-centro storico. Io sono per incentivare la vita notturna anche nelle periferie».
La domanda, ovviamente, sorge spontanea: nel concreto come affronterebbe il problema movida? «Se diventassi sindaco non è che il giorno dopo abolirei l’ordinanza – risponde – ma metterei insieme residenti e commercianti, affrontando il problema con entrambe le parti, che hanno tanti punti in comune a cui l’ordinanza non ha dato risposte». Esattamente dove eravamo rimasti.