Era Superba è il magazine online dedicato alla città di Genova. Notizie, inchieste e interviste, agenda eventi, video e rubriche di approfondimento

  • Home
  • Notizie
  • Approfondimenti
  • Ambiente
  • La città che cambia
  • Interviste
  • Editoriali
  • Seguici
    • Facebook
    • Twitter
    • RSS Feed
    • LinkedIn
    • Youtube

L’inglese prende in prestito e non restituisce

Perché in un paese anglofono non è possibile dormire in una stanza o mangiare dei confetti…


19 Luglio 2012Rubriche > Nice to meet you, English!

In ambito economico, la parola inglese loan definisce una somma di denaro che la banca presta a un cliente per poi farsela restituire – con gli interessi.
In linguistica, il concetto di prestito è invece diverso. Con loanword – si può anche scrivere staccato, loan word – si indica una parola che proviene da una lingua di origine ed entra a far parte in pianta stabile della lingua che la riceve.

Essendo venuto nel corso della sua storia a contatto con un grande numero di lingue e culture, l’inglese ha accolto una notevole quantità di loanwords.
In campo giuridico e amministrativo, il francese, lingua del potere in Inghilterra tra il 1066 e la fine del XIV secolo, ha contribuito largamente con parole come court, “tribunale”, bailiff , “ufficiale giudiziario”, jury, “giuria”, marquis, “marchese”, ecc.

Il contatto con l’India, ex-colonia imperiale, ha portato termini quali guru, usato anche in italiano e derivante dal sanscrito, oppure “catamaran”, parola di origine tamil, mentre taboo è una parola polinesiana.

Le scoperte del Nuovo e Nuovissimo Mondo e di ambienti sconosciuti agli occhi degli europei hanno reso necessario affidarsi, in alcuni casi, alle lingue delle popolazioni locali per dare un nome ad animali, come kangaroo oppure koala, derivanti da lingue aborigene australiane, o piante, come nel caso di potato, dallo spagnolo patata, proveniente a sua volta da lingue di popolazioni centroamericane.

Non necessariamente l’inglese ha accolto loanwords soltanto dalle ex-colonie.  Non tutti lo sanno, ma la parola robot è stata introdotta dallo scrittore ceco Čapek. Saffron, “zafferano”, è una parola di origine araba, mentre tycoon, “magnate”, deriva dal giapponese.

Anche l’italiano ha contribuito all’arricchimento lessicale della lingua franca globale. La musica, l’arte e la cucina italiane hanno sempre suscitato fascino e ammirazione nei paesi di cultura anglosassone e una parte considerevole della terminologia specifica è penetrata nella lingua inglese.
Non vi suonano forse familiari parole inglesi quali opera, maestro, tempo, andante, adagio? Non preoccupatevi, invece, se la vostra conoscenza dell’inglese è scarsa. Basterà invocare pizza, spaghetti o pasta e sarete in grado di ordinare del cibo scongiurando il pericolo di morire di fame!
Purtroppo, oltre a queste gemme culinarie e culturali abbiamo esportato nella lingua inglese anche parole odiose, quali Mafia, Camorra,’Ndrangheta, fenomeni che ogni anno, come predetto da Leonardo Sciascia si spostano sempre più verso nord. In Liguria, basta leggere i giornali per vedere come il fenomeno mafioso sia ormai parte integrante della nostra realtà. Roberto Saviano, in “Gomorra”, illustra in realtà come la Camorra si sia già spinta molto più a nord, fino ad Aberdeen, porto importante della Scozia e quindi nel cuore dello United Kingdom.

Tornando ad aspetti prettamente linguistici, è curioso notare come talvolta la stessa parola indichi in italiano e in inglese due cose diverse. E’ il caso di confetti. In italiano indica un tipo di dolce, mentre in inglese significa “coriandoli”… Non propriamente il massimo per la digestione.
Attenzione poi alla parola stanza: in inglese si usa soltanto in ambito letterario, indicando una “strofa”. Se quindi vi trovate in un albergo a New York o a Londra, ricordate quindi di chiedere se hanno a disposizione una room (“stanza”, “camera”), a meno che non vogliate dormire avvolti nell’opera omnia di Shakespeare.

Daniele Canepa
[foto di Diego Arbore]


  • lingua inglese
  • tweet
Potrebbe interessarti anche
  • Lingua inglese, differenze fra pronuncia e grafia: la storia dell’alfabeto
    Lingua inglese, differenze fra pronuncia e grafia: la storia dell’alfabeto
  • Andare a lavorare a Londra per imparare l’inglese
    Andare a lavorare a Londra per imparare l’inglese
  • Roma – Londra, quante similitudini nei media: meglio un video su Ted!
    Roma – Londra, quante similitudini nei media: meglio un video su Ted!
  • Dal blog al vlog: in Inghilterra spopolano i vlogger, che cosa significa?
    Dal blog al vlog: in Inghilterra spopolano i vlogger, che cosa significa?
Altri articoli di questa categoria
  • Selene Gandini, dal sogno del circo alla realtà del cinema. L’attrice-autrice della Genova che sa uscire dal cerchio
    Selene Gandini, dal sogno del circo alla realtà del cinema. L’attrice-autrice della Genova che sa uscire dal cerchio
  • La paura di scivolare e finire chissà dove
    La paura di scivolare e finire chissà dove
  • Sgualdrine, mogli di Veneziani! Quando le rivalità sul mare (e sui santi) si risolvevano a colpi di pugnale e non di regata
    Sgualdrine, mogli di Veneziani! Quando le rivalità sul mare (e sui santi) si risolvevano a colpi di pugnale e non di regata
  • La bugia a cui non si può fare a meno di credere
    La bugia a cui non si può fare a meno di credere

1 commenti su “L’inglese prende in prestito e non restituisce”

Lascia un Commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Libri

The Black Bag, come ripulire il mondo dalle nostre cattive abitudini

The Black Bag, come ripulire il mondo dalle nostre cattive abitudini

Ludovica Squadrilli ci racconta come si possano intrecciare socialità e impegno civico
‘Ascoltami ora’, Maricla Pannocchia e il mondo difficile dei bambini oncologici

‘Ascoltami ora’, Maricla Pannocchia e il mondo difficile dei bambini oncologici

‘Storie vere di un mondo immaginario’, il viaggio nel tempo e nella Liguria di Dario Vergassola

‘Storie vere di un mondo immaginario’, il viaggio nel tempo e nella Liguria di Dario Vergassola

Editoriali

Tre anni da Ponte Morandi, ma è come se fosse domani

Tre anni da Ponte Morandi, ma è come se fosse domani

Cosa è cambiato in questi anni, e cosa è rimasto uguale: decine di viadotti arrivati a fine vita, per i quali "manca solo la data del decesso"
Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse

Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse

Coronavirus e informazione, quando l’assembramento selvaggio diventa un format

Coronavirus e informazione, quando l’assembramento selvaggio diventa un format

Genova Anno Zero: Ponte Morandi

Ponte Morandi e quell’anno zero che non è mai arrivato a Genova

Ponte Morandi e quell’anno zero che non è mai arrivato a Genova

A cinque anni dal crollo la città è ancora sotto l’ipnosi di una rinascita che non c’è
Il nuovo Parco del Polcevera e l’inganno della neolingua

Il nuovo Parco del Polcevera e l’inganno della neolingua

Ne demolissero altri cento

Ne demolissero altri cento

Nuovi edifici che crollano. Genova rassegnata al brutto e senza immaginazione

Nuovi edifici che crollano. Genova rassegnata al brutto e senza immaginazione

Seguici su Twitter e Facebook

Tweets von @"Era Superba"

Archivio Articoli

Era Superba - Copyright © 2023 | Codice ISSN 2281-471X
  • Contatti
  • Redazione
  • Privacy
  • Archivio Rivista