Una sofisticata tecnica di potatura per il proprio giardino permette di ottenere ottimi risultati utilizzando piante come il mirto, la santolina o la lavanda
Molte altre essenze, oltre a quelle menzionate nel precedente articolo, si adattano però con grande successo all’impiego nell’“ars topiaria”.
Nella tecnica in esame viene talvolta, ad esempio, utilizzato l’agrifoglio che unisce, alle foglie coriacee, verdi scure, l’attrattiva, nelle diverse stagioni, di piccole infiorescenze tra il bianco, il giallastro ed il verdognolo e delle bacche rosse.
Nel giardino mediterraneo si possono, invece, anche impiegare, potate nelle forme più diverse, mirto, westringea, poligala, lavanda, al limite la stessa bounganvillea, e tutte quelle varietà che ben sopportino le frequenti potature, necessarie per mantenere, nel tempo, regolari le forme prestabilite.
Queste specie presentano, unita alla duttilità dell’impiego nell’“ars topiaria”, il vantaggio di produrre anche infiorescenze, più o meno vistose, che completano l’insieme, determinando un completo variare, a seconda delle stagioni, del risultato finale.
In uno dei precedenti articoli, avevamo già accennato, per esempio, all’utilizzo di alcune particolari varietà di azalee, potate secondo schemi ben delineati ed in modo regolare (anche se tendono, di per sé, a crescere in modo omogeneo), nel Paul Getty Museum di Los Angeles.
Durante il periodo della fioritura, l’incidenza cromatica dei fiori modifica qui completamente l’insieme. Si passa, infatti, da un intricato “nodo” verde scuro, frutto della vegetazione, ad un elaborato ed irregolare “ghirigoro” dai colori allegri e brillanti.
Nel caso, invece, di utilizzo di sculture vegetali in mirto, santolina, lavanda o in analoghe essenze, caratterizzate da un limitato sviluppo vegetativo, il risultato complessivo sarà completamente differente da quello sopra descritto.
In questo caso, le opere ottenute saranno, infatti, caratterizzate da una altezza limitata, si svilupperanno soprattutto in orizzontale ma non per questo saranno meno rilevanti, sotto un profilo estetico, incidendo sempre sul paesaggio e sul giardino in modo determinante.
Gli inglesi, in particolare, realizzano spesso complesse ed intricate figure “a nodo”, dette per l’appunto “knot”, che riproducono disegni tratti dal mondo della simbologia, dell’architettura, degli animali, dell’araldica o che raffigurano le iniziali dei proprietari dei parchi o dei sovrani, in quel momento regnanti.
Ho infatti visto simili realizzazioni, talvolta di grandi dimensioni ed estensione e letteralmente composte di centinaia (o migliaia!) di piante, arrivare a costituire, in un tutt’uno fra loro, intricati e sconfinati intrecci orizzontali, di assai limitato sviluppo vegetativo verticale.
In tali opere è ovviamente poi semplice, come spesso accade, introdurre differenti varietà di piante, dalle diverse colorazioni delle foglie, con la possibilità di ottenere infinite combinazioni cromatiche ed intrecci molto elaborati e diversificati.
Per massimizzare il risultato, i progettisti optano spesso per l’inserimento, tra i vari filari di pianticelle, del ghiaietto o di varie tipologie di pietrisco oppure collocano e fanno crescere nei parterre piante annuali, tuberose o bulbose, che variano in base alle stagioni.
A seconda del genere e del colore di pietrisco e di piante inserite, il risultato complessivo risulterà, durante il corso dell’anno, completamente differente e varierà notevolmente mediante semplici cambiamenti periodici, adattandosi al passare delle stagioni. Quando l’insieme è ben studiato ed armonizzato al contesto ed al giardino, il disegno finale potrà essere davvero spettacolare. Anche l’acqua può utilmente completare il progetto, “rispecchiando” e valorizzando le opere a verde così realizzate o sostituirsi alla terra ed al ghiaietto, tra i filari di piante.
In Italia, un recente esempio di progettazione, a metà strada tra un “roof garden” e l’impiego di piante di ridotte dimensioni, collocate secondo schemi che ricordano, pur differenziandosene per l’assenza di specifiche esigenze di potatura, l’“ars topiaria”, si può vedere a Milano. L’opera, come si evince da queste ultime fotografie, consiste in uno spettacolare (e stupefacente per la sua collocazione sul tetto di uno stabile e tra altri edifici moderni) parterre, realizzato in stile “barocco”, da un noto Studio di progettazione, presso la sede italiana de L’Oreal, su di un terreno della profondità di soli diciotto centimetri!
Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
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