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Il rosso della terra e di tutto quello che con essa è costruito, il verde intenso delle coltivazioni, che si stagliano a perdita d’occhio intorno alla città, il blu profondo dell’acqua ed il giallo ocra del sole africano
Come abbiamo detto, il Giardino è veramente parte integrante della città e ad essa strettamente compenetrato.
All’arrivo dall’aeroporto, Marrakech mi è apparsa sotto un cielo plumbeo, con nuvole basse e vento afoso ma di tempesta, piatta, rossa, interrotta solo dall’alto minareto della Kutubiya e da pochi altri elementi verticali. Nell’attraversare le antiche mura, anch’esse rosso sangue e fiancheggiate da verdi giardini, ho visto sventolare centinaia di bandiere purpuree con stella verde intenso del Regno.
I colori che dominano a Marrakech mi sono subito apparsi quattro: il rosso della terra, e di tutto quello che con essa è costruito, il verde scuro della vegetazione e delle coltivazioni, che si stagliano a perdita d’occhio intorno alla città, il blu acceso dell’acqua ed il giallo ocra del sole.
Proprio questi quattro colori, il cui marcato impiego mi aveva inizialmente lasciato tanto perplesso nella visita al giardino, sono stati in realtà attentamente scelti e caratterizzano volutamente, tanto nell’elemento vegetale che in quello architettonico, il Jardin Majorelle.
Non vi è alcunché di casuale dunque nelle scelte cromatiche utilizzate, strettamente e scientemente correlate al contesto locale. Lo studiato ordine nell’impianto del parco, progettato e creato dall’uomo, si fonde poi al misurato e spontaneo disordine fornito dalla lussureggiante vegetazione e all’insieme eterogeneo e variegato di colori delle rigogliose fioriture estive e delle volutamente accese scelte cromatiche dell’originario proprietario pittore. Se avrete l’occasione di passare da Marrakech, non perdetevi quindi una visita al Jardin Majorelle.
Dietro a quelle alte mura rosse in verità si staglia molto più di un semplice giardino. A mio avviso il parco riassume nelle forme, nei colori e nel suo impianto generale, il vero e profondo carattere della città permettendo di capire una realtà paesaggistica ed umana che colpisce profondamente e lascia quasi sbigottito il visitatore occidentale.
Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
Per informazioni: ema_v@msn.com