Da area di utilizzo quotidiano, a zona dove sperimentare le proprie coltivazioni botaniche, da sorta di semplice “orto cittadino”, a mero e proprio “status symbol” dove organizzare incontri di lavoro
Il primo vasto argomento che trattiamo in questa rubrica è quello della terrazza. Potremmo innanzitutto soffermarci sulla sua origine, sulla sua funzione e dire che essa rappresenta l’evoluzione del concetto di “giardino pensile”, di origine (forse) babilonese. Saremmo però, così facendo, molto scontati e diremmo, spesso, cose già note ai più. Nelle prossime settimane saremo invece concreti e cercheremo, per quanto possiamo, di suggerire soluzioni pratiche per la terrazza al mare ed in città.
Oggi ci limiteremo, invece, a delineare cosa però significhi, nella società contemporanea, il concetto di “terrazza” e perché essa debba essere rivalutata e valorizzata. Balconi e terrazze rappresentano rare aree, potenzialmente a verde, in un contesto fortemente urbanizzato, nel quale esse devono necessariamente inserirsi ed al quale devono armonizzarsi. Innanzi tutto, va ricordato che, in moltissimi immobili, la terrazza non è accessibile a terzi ed è a mero appannaggio, spesso anche estetico, del suo proprietario. Nella maggior parte dei casi, è inoltre assai difficile o persino impossibile percepire, dal basso, cosa si celi sui tetti delle grandi città o di metropoli come Milano, Londra o New York. Per i più è impensabile ritenere che, lassù, vi possano essere prati, cespugli ed alberi o che, a centinaia di metri dal suolo, possano scorrere, su strutture in cemento armato e ferro, torrenti o esservi veri e propri laghetti con tanto di carpe e papere!
Il concetto di “terrazza” è quindi assai lato, si estende da un semplice insieme di pochi vasi, a veri e propri “muri verdi” e “tetti verdi” ricoperti di varietà di succulente, fino a lussureggianti ecosistemi con piante, panchine e persino animali che vi vivono stabilmente o, quanto meno, in modo occasionale.
La progettazione degli ecosistemi più complessi, appena descritti, richiede ovviamente competenze e sforzi non secondari. Si devono infatti tenere in considerazione molteplici fattori e soprattutto le peculiari esigenze metereologiche proprie della sommità degli edifici: estati torride, inverni gelidi, piogge di forte intensità, venti irregolari e rifrazioni di sole e luce date dalla presenza dei palazzi limitrofi.
Le terrazze ed i più recenti “tetti verdi” (su cui torneremo ampiamente in un prossimo articolo) rappresentano poi, al di là della valenza estetica ed al valore aggiunto in termini economici e di salute, microsistemi autonomi ed ecologicamente rilevanti. Grazie ad una maggiore assorbenza e tolleranza, rispetto ai tetti ordinari, al caldo ed al freddo, tali soluzioni hanno però anche una valenza pratica concreta: determinano una riduzione dei consumi energetici, un riutilizzo delle acque meteoriche ed una migliore coibentazione degli stabili su cui insistono.
Tutto ciò non rappresenta ovviamente però nulla se confrontato alla possibilità di disporre, grazie alle moderne tecnologie, di uno spazio a giardino, di immediata e diretta fruibilità, anche nelle moderne e sovraedificate città.
Come vedremo, ogni contesto avrà il suo prototipo di terrazza, si tratti di quella della casa al mare, di quella di impianto più classico in città o di un semplice insieme di piante rustiche per la cucina. Gli esempi sono poi infiniti, si spazia infatti dalla terrazza concettual-minimalista newyorchese, al tetto della Casa madre di Hermes in Rue du Fauboourg Saint Honoré a Parigi (dove crescono persino gli alberi da frutto!), fino a quella mediterranea o di sole e frugali cactacee…
Comunque venga concepita, da area di utilizzo quotidiano, a zona dove sperimentare le proprie coltivazioni botaniche, da sorta di semplice “orto cittadino”, a mero e proprio “status symbol” dove organizzare incontri di lavoro o dove invece semplicemente ricevere gli amici, la terrazza resta però sempre un luogo particolare e a sé stante.
Come accennato, essa è separata da tutto e da tutti, non è infatti direttamente accessibile se non dietro autorizzazione o invito e, da terra, è persino talvolta impossibile immaginarne l’esistenza. Infine, ancorché gli esempi più riusciti possano essere più lussureggianti ed assai meno prevedibili di un giardino, gli “hanging gardens” (nelle terminologia inglese) non sono quasi mai aperti al pubblico. Sono, in ultima analisi, immediatamente fruibili solo dai pazienti, assai dediti ma anche davvero privilegiati loro proprietari!
di Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
Per informazioni: ema_v@msn.com