I colori inseriti, quali il rosso, il giallo, il blu, l’arancione ed un particolare tono di azzurro acceso, sottolineano in modo deciso gli elementi architettonici del parco.
Il primo elemento con cui l’osservatore viene in contatto, all’ingresso, è poi, volutamente ed in modo studiato, l’acqua. Oltre il portone, vi è infatti un primo cortile in cui è stata sapientemente collocata una bassa vasca in cui zampilla tale elemento, a fornire, da subito, un’idea di rottura rispetto all’esterno e di immediato refrigerio. Ciò che realmente caratterizza il giardino sono però i colori.
Essendo in Africa, essi sono generalmente molto intensi, bounganvillee rosse, viola, arancio e bianco puro, fioriture accese di gerani, bignonie, dature ed ibischi mentre molteplici verdi scuri caratterizzano la parte vegetale degli alberi. I colori inseriti e scelti dal progettista, ossia il rosso dei muri e della pavimentazione dei sentieri e dei cortili interni, il giallo, il blu e l’arancione dei vasi ed un particolare tono di azzurro acceso (per l’appunto detto Majorelle) delle fontane, sottolineano, invece, in modo volutamente marcato e talvolta estremo, tutti gli elementi architettonici.
Proprio questo uso intenso del colore mi ha lasciato, di primo acchito, un po’ spiazzato. Onestamente non mi ha da subito entusiasmato, poi lentamente la mia opinione è in gran parte cambiata. In questa zona dell’Africa molte cose sono infatti “estreme”: dalla luce, al calore, dagli agenti atmosferici allo stile di vita delle persone.
Sotto un sole impietoso e verticale, in una luce abbagliante e tra toni di colore estremamente marcati (il marrone dei tronchi, il verde delle foglie ed il grigio delle cactacee sono, qui, puri), l’elemento costruito e vivacemente colorato esalta e sottolinea, nell’intenzione del progettista, tutto l’insieme. L’aspetto della realizzazione e le scelte cromatiche non possono quindi mai passare inosservate, come sarebbe invece successo con l’impiego di colori tenui.
Il giardino è stato infatti disegnato da una persona che aveva profonda conoscenza dei pigmenti, Jacques Majorelle, un pittore paesaggista ed è stato successivamente restaurato grazie all’iniziativa ed all’intuito del successivo proprietario, lo stilista Ives Saint Laurent, anch’egli molto sensibile al cromatismo.
Il parco è stato inizialmente progettato nel classico stile islamico di cui ancora si nota l’originario impianto grazie all’articolato insieme di canali che corrono per lo più paralleli ai vari sentieri.
Senza questo sistema di irrigazione costante e la consistente presenza dell’elemento idrico, le piante, le fontane, i bambù, i papiri, i fiori di loto che galleggiano sulla superficie dell’acqua, producendo ricche e colorate fioriture, non potrebbero esistere o sopravvivere a lungo nel difficile clima africano.
Dato il suo complesso ed articolato insieme, in un certo senso questo giardino rappresenta, come poi descriverò, al meglio, ed anzi riassume in sé, la città, lo spirito ed i forti contrasti di Marrakech e di tutto il Nord Africa.
Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
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