Che cosa capisce un interlocutore di Londra o di New York se parlate di zapping? Che cosa ha a che fare uno stagista con Shakespeare?
Alcune delle parole di provenienza inglese che utilizziamo correntemente in italiano hanno sviluppato un significato diverso da quello originario. In un certo senso, il concetto è complementare a quello introdotto nello scorso articolo sui false friends.
E’ il caso per esempio di “zapping“. In italiano, significa “saltellare nervosamente da un canale televisivo all’altro”. Se tuttavia usate questo stesso termine con un interlocutore di lingua inglese, molto probabilmente non verrete compresi. Il significato più comune del verbo to zap è infatti quello di “uccidere“. Wikipedia fornisce una breve storia delle ragioni per le quali presumibilmente il termine si è evoluto in italiano fino ad avere il significato corrente. In questo contesto To flick through channels oppure to hop channels risulterebbero di comprensione più immediata a un nostro ipotetico interlocutore anglosassone.
Apro una parentesi a questo proposito. Da buon “pigiatore” di telecomandi, per anni ho passato ore e giornate a schiacciare nervosamente i tasti alla ricerca – sempre più vana con il passare del tempo – di qualche programma degno di essere visto. Da oltre un anno ho invece deciso di fare a meno della tv e dopo un periodo di disintossicazione la qualità del mio umore e del mio ottimismo è aumentata decisamente. Per informazioni, documentari, interviste e film esistono internet, YouTube, dvd, ecc e sono io a scegliere che cosa cercare e che cosa vedere oppure no. Chiusa parentesi.
Altro caso interessante è quello di “slip“, dal verbo che in inglese significa “scivolare”. Con slip in inglese si indica una sottoveste femminile, mentre in italiano il termine è stato esteso anche all’intimo maschile. Underwear è invece la parola inglese che indica in modo generico l’abbigliamento intimo da donna e da uomo.
Passando a un campo forse meno interessante quale l’economia, business si usa nella nostra lingua per parlare di “affari” legati normalmente al denaro, mentre in inglese viene usato anche in altri contesti. Può generalmente indicare delle “faccende da sbrigare” come in: “I have business to do“, il che è coerente con l’etimologia della parola, derivante dall’aggettivo busy, “occupato”, “pieno di cose da fare”. Business può invece essere un sinonimo di company, “azienda”. Molto frequente è per esempio l’espressione: “Mind your own business”, ovvero “Bada agli affari tuoi”, della quale esiste una versione anche ben più esplicita, comprendente una certa parola che inizia con “f-” e finisce in “-king”, ma non mi sembra il caso di andare oltre …
Curioso è poi il caso di parole erroneamente ritenute inglesi, come per esempio camion, proveniente dai nostri cugini d’Oltralpe (i termini inglesi equivalenti sono lorry o truck). Francese è anche stage, pronunciato in modo analogo a garage, inteso come “periodo di lavoro/tirocinio in un’azienda”. La parola stage inglese, che esiste e si pronuncia in modo simile a age (“età”, “era”), può significare “fase” o anche “palcoscenico”.
Se così non fosse i celebri versi di As You Like It di Shakespeare: “All the world’s a stage, and all the men and women merely players” suonerebbe più o meno così: “Tutto il mondo è un tirocinio e tutti gli uomini e le donne non sono che attori”. Beh, d’altra parte, l’Italia è il paese degli stagisti – laureati – non pagati…
Daniele Canepa
[foto di Diego Arbore]