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Che cosa significa? Come si scrive? Come si pronuncia? Nella lingua inglese, anche a causa di uno spelling di difficile interpretazione e alla varietà di termini per indicare una sola cosa, è importante porsi questi tre quesiti per ogni termine
Il passaggio da Middle a Modern English alla fine del Quattrocento è dal punto di vista linguistico una fase confusa, come evidenziato da William Caxton, che nel 1476 apre la prima stamperia a Londra.
Caxton si lamenta in una prefazione a una traduzione dell’Eneide che non è nemmeno possibile ordinare un uovo, dato che coesistono diverse parole per indicare lo stesso alimento, tra cui quella usata oggi, ovvero egg.
Anche nelle opere di Shakespeare – a cavallo tra ‘500 e ‘600 – troviamo anche una situazione grammaticale non ancora definita. Per esempio, la forma negativa del presente, che secondo lo standard attuale viene costruita con do not, appare sia con sia senza ausiliare. Nello spazio di soli tre versi troviamo nell’Atto I, Scena II di Julius Caesar:
I do not know the man e I fear him not, (quest’ultimo oggi sarebbe I do not fear him).
Per quanto riguarda la pronuncia, si registra a partire dal XIV secolo un fenomeno noto come Great Vowel Shift (GVS), ovvero “grande spostamento dei suoni vocalici”. Il GVS è un processo che non si è mai arrestato ed è ancora in atto nel presente. Per esempio, la “a” di mate (“amico”, “compagno”), che oggi viene pronunciata /eɪ/, secoli fa veniva letta /a:/. La “o” in loot (“bottino” come sostantivo, o “saccheggiare” come verbo) ora si legge /uː/.
Perché si è verificato questo GVS che tanto ci complica la vita nello studio dell’inglese? Le ragioni sono incerte. Tuttavia, considerando quanto la pronuncia in Inghilterra rappresenti uno status symbol che identifica chi appartiene a una determinata classe e ha ricevuto una certa education (“istruzione”), è possibile che alla base del GVS vi sia la volontà da parte di alcune classi di distinguersi dalle altre attraverso la pronuncia. E’ un discorso di sociolinguistica – materia che studia i rapporto tra i cambiamenti linguistici e i fattori sociali che li determinano – che rivedremo ancora…
Tornando al passaggio al Modern English, il problema dell’inglese alla fine del ‘400 è quello di essere una lingua nazionale ma di non avere ancora uno standard, ovvero un modello uniforme e tendenzialmente stabile che possa svolgere il ruolo di punto di riferimento. Dal XV secolo l’affermazione di Londra come centro del potere economico e politico fa sì che sia la varietà dialettale londinese a imporsi a livello nazionale.
Un ruolo importante nella standardizzazione dell’ortografia inglese è anche quello dei dizionari. Un primo abbozzo è il Table Alphabeticall di Robert Cawdrey nel 1604, contenente una spiegazione di circa 2000 termini difficili e rivolto in particolare alle donne, per le quali l’accesso alla cultura era più difficile che per gli uomini.
A Dictionary of the English Language di Samuel Johnson, pubblicato nel 1755, e soprattutto il monumentale Oxford English Dictionary, di oltre 150 anni dopo, completano l’opera abbozzata da Cawdrey. Come abbiamo già visto, l’OED contiene oltre 600.000 parole.
Degno di menzione è anche l’American Dictionary of the English Language di Noah Webster. Il suo tentativo va nella direzione di una semplificazione dello spelling americano, rendendolo più vicino alla pronuncia. Da qui abbiamo differenze di spelling come nelle parole: colour /color, honour/honor, theatre/theater (il termine a sinistra riporta lo spelling del British English, mentre quello a destra è in American English). E’ significativo che Webster abbia avvertito la necessità di un dizionario americano distinto da quelli britannici. “Divided by a common language”,”divisi da una lingua comune”, scriveva George Bernard Shaw riguardo a Gran Bretagna e Stati Uniti: anche su questo aspetto torneremo in seguito.
Nonostante questi tentativi, lo spelling delle parole inglesi rimane ancora di difficile interpretazione. Per questo motivo, trovo ancora valido e attuale un insegnamento – molto profondo nella sua semplicità – di un mio vecchio docente: “Di ogni parola inglese è fondamentale conoscere tre cose: che cosa significa, come si scrive e come si pronuncia.”
Daniele Canepa
[foto di Diego Arbore]