Perseidi, Draconidi, Leonidi, Geminidi: frantumi di roccia che illuminano il cielo e che rievocano miti e leggende del passato
Perseidi, Draconidi, Leonidi, Geminidi, nomi che evocano miti remoti per indicare il mirabile spettacolo che questi frantumi di roccia offrono entrando nella nostra atmosfera.
In attesa della prossima pioggia di stelle le “Leonidi” (17 novembre, cometa Tempel-Tuttle) e le Geminidi (13-14 dicembre, una vecchia cometa estinta), scendiamo nel mondo latino e alla locuzione ”de siderum” per scoprire perché esprimiamo un desiderio al cadere di una stella.
Per gli antichi marinai l’osservazione del cielo era basilare per seguire una rotta sicura e, per similitudine, per noi, esse diventano cammini per raggiungere un sogno. Per la cristianità sono l’ultima preghiera di S. Lorenzo che, nel dolore del martirio, chiese che venisse esaudito un desiderio per ogni stella cadente. Perciò, le sue lacrime roventi, ancora oggi, nutrono le nostre speranze nelle notti estive.
Con una velocità che varia dai 20Km/h delle Draconidi ai 73Km/h delle Leonidi, solcano il nostro cielo disegnando archi luminosi che hanno incantato gli osservatori di ogni tempo.
Le più note, per luminosità e grazie ad un cielo quasi sempre limpido, sono le Perseidi o lacrime di S. Lorenzo, che si possono osservare il 10-12 agosto, quando la Terra, nel suo cammino orbitale, intercetta la parte più densa dello sciame di particelle della cometa 109/Swift-Tuttle. Quest’anno, un insolito ottobre ha permesso di ammirare, anche, lo spettacolo offerto dalle Draconidi, residui della cometa 21P/Giacobini-Zinner, ormai disgregata, visibili nella zona in cui è sita la costellazione del Dragone (in latino Draco).
Questo ammasso stellare, situato tra L’Orsa Maggiore, Cefeo, Cigno, Ercole, avvolge le sue spire intorno al Polo Nord e all’Orsa Minore.
Il drago, metà donna e metà serpente, che ricorda il perfido tentatore di Eva, è stato da sempre il protagonista di miti e leggende. Secondo i Sumeri e i Babilonesi, Marduk, il cielo, uccise la draghessa Tiamat, signora delle acque e del caos. Con le sue spoglie creò il cielo e la terra e con il sangue del marito di lei impastò il primo uomo, poi, a ricordo imperituro della vittoria, collocò questo simbolo in cima al mondo. Per i Greci, il drago Lacone era il guardiano dell’albero dalle mele d’oro, simbolo della conoscenza, regalato dalla Terra a Giunone.
Una delle fatiche di Ercole fu proprio quello di rubare alcuni di questi pomi e, per magnificare l’impresa, il corpo del mostro fu sistemato attorno all’albero miracoloso, l’asse terrestre.