In attesa delle decisioni definitive sugli assetti societari del gruppo, a dicembre scade la cassa integrazione e altri lavoratori genovesi rischiano di perdere il posto
Continua a regnare l’incertezza sul destino di Piaggio Aero – storica industria aeronautica attiva sia nella progettazione e manutenzione di velivoli completi che nella costruzione di motori aeronautici e componenti strutturali – soprattutto per quanto riguarda lo stabilimento genovese di Sestri Ponente (vedi la nostra inchiesta del giugno scorso). Ormai da mesi i 1300 lavoratori di Sestri Ponente e Finale Ligure attendono di conoscere il piano industriale che dovrà delineare le strategie future del gruppo.
Oggi, secondo le ultime indiscrezioni trapelate, sarebbe imminente una svolta negli assetti societari con la riconferma degli attuali soci – le famiglie Di Mase e Ferrari, Mubadala Aerospace (Business Unit del gruppo Mubadala Development Company di Abu Dhabi), Tata Limited (società britannica del gruppo Tata) – e un aumento di capitale. «Sino a poche settimane fa i rumors davano per probabile il passaggio del timone dell’azienda alla Mubadala Development Company – si legge su “La Stampa”, edizione di Savona (26/09/2013) – Sarebbe stato Di Mase a vendere le sue quote. Pochi giorni fa, dopo lunghe trattative, sarebbe emersa invece una nuova soluzione che prevede il mantenimento dell’attuale squadra di soci pronti a fare, quello sì indispensabile, l’aumento di capitale, si parla di circa 120 milioni di euro tanto per incominciare».
Per ora è d’obbligo il condizionale e non si conoscono altri particolari. Sicuramente, però, è innegabile che l’incertezza sull’assetto della società stia pesando negativamente sull’attività di Piaggio Aero. Adesso gli scenari potrebbero cambiare radicalmente. Ma in questa fase risulterà determinante soprattutto la ricapitalizzazione della società ed il conseguente programma di sviluppo.
«Aspettiamo il piano industriale che riguarderà tutto il gruppo Piaggio Aero, ma la nostra preoccupazione è che possa colpire in misura maggiore lo stabilimento di Genova», così tutte le organizzazioni sindacali descrivono il momento. Senza dubbio il nascente sito produttivo di Villanova d’Albenga (che sostituirà quello di Finale Ligure) ha migliori prospettive rispetto a Sestri Ponente, dati gli ampi spazi a disposizione che, in teoria, potrebbe accogliere anche parte delle attività oggi svolte a Genova. «Ma ciò non deve accadere perché vogliamo sia rispettato l’accordo di programma che garantisce la sopravvivenza di entrambi gli stabilimenti», ribadiscono i sindacati.
Tuttavia, il dubbio continua ad aleggiare sopra la testa dei lavoratori genovesi che l’hanno recentemente esposto anche al sindaco Marco Doria invitandolo ad impegnarsi in prima persona affinché sia tutelato l’insediamento industriale di Sestri Ponente.
Allo stato attuale lo stabilimento di Genova è praticamente fermo con metà dei 540 lavoratori in cassa integrazione. Ammortizzatore sociale che scadrà il prossimo dicembre. «Probabilmente si chiederà la proroga – continuano i sindacati – ma quest’ultima è legata agli investimenti che qui non sono stati ancora effettuati». Come ad esempio la cabina di verniciatura dei veicoli che risulta indispensabile ai fini della continuità produttiva.
«È fondamentale che la città prenda una forte posizione – concludono i rappresentanti sindacali – esprimendo apertamente la volontà di mantenere lo stabilimento di Sestri Ponente con tutti i suoi dipendenti».
Resta il silenzio dell’azienda con tutto il suo carico di cattivi presagi sotto forma di possibili esuberi. D’altra parte è inevitabile che senza idee precise di sviluppo e scelte chiare sulle strategie future, qualunque rilancio sarà impossibile.
Matteo Quadrone