Cappato fa il punto sul waterfront genovese: dal passato legato principalmente alla ristorazione ad un presente che guarda al campo dell'edutainment, ovvero intrattenimento e apprendimento
Direttore Generale della società Porto Antico di Genova S.p.A. dallo scorso 15 novembre 2012, Alberto Cappato (genovese, classe 1971, dal 1999 Segretario Generale dell’Istituto Internazionale delle Comunicazioni) ha ormai terminato la fisiologica fase di “rodaggio” post-insediamento e, inseritosi al meglio nel suo ruolo manageriale, ci accoglie con entusiasmo e ci offre una panoramica a 360 gradi del passato del Porto Antico, della situazione presente e dei tanti progetti per il futuro.
Nominato anche in considerazione della sua fama internazionale e dell’esperienza sviluppata all’estero (laureato in Economia all’Università di Genova e di Nizza, PhD in Transport Engineering and Economics, con esperienze lavorative al polo scientifico di Sophia Antipolis di Nizza nell’ambito della pianificazione e del marketing territoriale, in un curriculum ancora molto più esteso), Cappato è sembrato essere ai membri del CdA della Società Porto Antico la figura ideale per il rilancio di un’area altamente strategica per la città di Genova, sia dal punto di vista culturale sia economico: in corso l’apertura ai mercati internazionali e la ricerca di nuovi partner, per un nuovo grande progetto di esportazione dell’eccellenza genovese nel panorama internazionale.
Dottor Cappato, il Porto Antico ha compiuto vent’anni poco meno di un anno fa. Un bilancio di questo periodo di attività.
«Dopo i primi anni di vita del Porto Antico, dal 1992 al 1996, con l’insediamento dell’Acquario come grande attrazione turistica, sono iniziate a Genova le operazioni di risanamento del centro storico e di espansione della città, proprio in concomitanza con il potenziamento del waterfront, e questo all’inizio ha limitato la sfera di azione dell’area portuale: infatti, si temeva che forzando troppo la mano sulla promozione delle attività del Porto Antico si rischiasse di danneggiare il recupero dei vicoli, appena iniziato. Per questo all’epoca si decise di optare per l’inserimento, all’interno del nuovo centro portuale, di esercizi commerciali diversi da quelli del tessuto urbano: il Porto Antico ha voluto e dovuto indirizzarsi quindi verso il settore della ristorazione, creando nel tempo una situazione di saturazione.
Inizialmente questa si è rivelata una scelta vincente, un’offerta ampia e varia, per tutti i gusti e per tutte le tasche; oggi, in una situazione di crisi economica generalizzata, il mercato ristorativo langue più che in passato, anche se gli esercizi del Porto Antico resistono. Soprattutto dopo l’arrivo di Eataly, grande colosso nazionale e brand di classe, la situazione si è smossa anche per gli altri soggetti, che sono costretti, o meglio stimolati dall’esempio virtuoso del fratello maggiore, a rendere la propria offerta sempre più attraente. Siamo orgogliosi del fatto che le attività già avviate, pur in questa fase di crisi, reagiscano al meglio; tuttavia, in questo momento, continuare a saturare l’area di ristoranti e bar non ci sembra la scelta più consona.
Scongiurato ormai il pericolo di intralciare il percorso di riqualifica del centro storico, ci sentiamo dunque più fiduciosi nell’aprirci a nuovi tipi di attività, diverse da quelle ristorative: il Porto è un punto di riferimento importante per la città, unico caso di grande area pedonale per il relax e il tempo libero, ma anche maxi-contenitore di attività volte all’apprendimento. In una parola, “edutainment”, per imparare divertendosi: questo il leitmotiv che ha permesso di puntare sul turismo, richiamando un pubblico di bambini e ragazzi (con Acquario, Città dei Bambini, Area Gioco Mandraccio, ecc) e “svecchiando” l’immagine della Superba, città considerata anziana e di anziani, la cui popolazione è calata da 800 mila a circa 600 mila negli ultimi anni. Noi di Porto Antico S.p.A, che abbiamo la fortuna di gestire un’area chiave per il futuro dell’intera città, vogliamo dare un messaggio positivo, di crescita, con investimenti importanti e attenzione per le attività produttive (sia nel campo dell’industria pesante, che leggera, e dello sviluppo di software)».
Come si è detto, il Porto Antico rappresenta sicuramente un’area strategica per la città. A questo proposito, quali sono i progetti in serbo per il futuro?
«Tanto per cominciare, la Vasca dei Delfini, il grande progetto di Renzo Piano per l’implementazione dell’Acquario, che vedrà raddoppiata la sua superficie. La vasca, pur trattandosi di una struttura galleggiante in cemento armato, mastodontica nei suoi 100 per 30 mq di dimensioni, si inserirà con leggiadria nello skyline portuale, senza appesantirne la silhouette. È una grande novità per l’Acquario, la più grande dopo 21 anni: noi di Porto Antico S.p.A crediamo molto in questa nuova avventura, tanto che abbiamo deciso di farci soggetto promotore e investirvi ben 30 milioni di euro. Gli altri soggetti partner (Costa Edutainement, Camera di Commercio, Comune di Genova e Autorità Portuale) contribuiscono a questo maestoso progetto, ma siamo noi a coordinare il gruppo di lavoro con il supporto del Comune di Genova. Ad esempio, Costa, di suo, ha finanziato con 3 milioni di euro, e altri 9 provengono dai residui delle casse delle Colombiadi, che abbiamo deciso di mettere a frutto in questo modo, reinvestendo per lo sviluppo del Porto stesso. Un retroscena: i lavori, che sarebbero dovuti essere già terminati, sono stati rallentati di ulteriori 3 mesi (rispetto al già accumulato ritardo) a causa del ritrovamento di reperti archeologici datati V secolo a.C. I reperti di cui disponevamo fino ad ora risalivano –i più antichi- al 200 a.C. e questa nuova scoperta fa retrocedere di ulteriori tre secoli la presunta datazione del Porto. Assieme ai ritardi, si sono accumulati naturalmente anche i costi per l’estrazione dei reperti, ma tutto ciò ci è sembrato lo stesso altamente positivo, tanto che già si pensa di creare, nella zona della nuova Vasca, un sito di valorizzazione archeologica dei ritrovamenti».
Per finire, di pochi giorni fa l’inaugurazione del rinnovato Museo Nazionale dell’Antartide. Inoltre, di poco tempo fa anche la nuova esposizione Wow!…
«Certamente, tuttavia quello che ci preme è non solo attirare nuovi investitori e intraprendere altri progetti, bensì per prima cosa fare in modo che chi è già nella nostra squadra ci stia bene e voglia continuare a lavorare con noi, in un percorso in cui si prospettano certamente difficoltà, ma anche grandi successi. Attualmente i nostri spazi sono occupati non dico al 100%, ma quasi: restano libere solo poche aree da adibire a uffici o ad attività ludico-educative. Dopo l’inaugurazione di Wow! e il rinnovamento di MNA, i grandi contenitori sono stati tutti riempiti. Ora vogliamo soprattutto mantenere l’area attrattiva, come già è, e ancora di più: in programma, manifestazioni diverse lungo tutto l’anno, per mantenere viva la zona per i genovesi e per chi viene da fuori, richiamando flussi di turisti nazionali e internazionali».
E non dimentichiamo il maxi-progetto per il restyling del Ponte Parodi… Una vera e propria espansione a Ponente: c’è un valore strategico in questa “conquista del West”?
«Quella del Ponte Parodi è un’opera grandissima, e altrettanto complicata. La nostra società ha partecipato al progetto in prima persona, facendosene promotore e investendo molto, in termini sia di denaro che di aspettative, per un ulteriore ampliamento del waterfront portuale. Il nostro ruolo consisteva semplicemente nel favorire l’avvio dei lavori, tramite investimento monetario, e di farci da parte all’indomani dell’inizio del progetto vero e proprio, lasciando le redini in mano a un privato, la ditta francese Altarea, che seguirà i lavori e gestirà le operazioni del nuovo complesso, diventando quindi nostra partner nell’amministrazione del nuovo waterfront ampliato.
Come già ha ricordato l’Assessore Bernini, a voi e ad altri organi di stampa locali, manca ormai davvero poco all’inizio dei lavori: sistemate le questioni relative allo spostamento delle attività con sede in quella zona, alla preparazione di Via Buozzi e alla realizzazione di uno scavo per la creazione del park interrato, non restano altri ostacoli e tra un paio d’anni si inizierà. Porto Antico S.p.A. ha deciso, a suo tempo, di inserirsi in questo maxi-progetto perché abbiamo (sia le amministrazioni precedenti, che io stesso, con il lavoro che sto portando avanti) sempre sostenuto l’importanza di generare un meccanismo virtuoso, per cui la riqualifica dell’area portuale inneschi anche una parallela rivitalizzazione della zona a monte, da Via Prè a San Teodoro, e così via, a completare il percorso intrapreso anni fa a Sarzano-Sant’Agostino.
Non posso, poi, non citare anche il progetto altrettanto ambizioso della creazione di un tunnel subportuale che consenta di ridurre l’utilizzo della Sopraelevata, trasformandone una parte in “green line” pedonale sul modello newyorkese, e mantenendo una corsia per la mobilità veloce tra Fiera e Porto Antico. Non ne siamo partner diretti, ma il progetto ci interessa, in quanto –attraversando l’area tra Piazzale Kennedy e San Benigno- investirà anche la nostra zona».
Come vedrebbe l’ipotesi di riqualificare l’area del Molo e delle storiche Mura di Malapaga e inserirle in un continuum museale da Levante a Ponente?
«Naturalmente vedo di buon occhio tutto ciò che ha a che fare con l’ampliamento del waterfront: sia la realizzazione del progetto di Renzo Piano per la creazione di un percorso pedonale che unisca la Fiera del Mare con le zone industriali del Ponente, sia l’apertura a nuovi poli museali che possano completare la già articolata offerta del Porto Antico. È lo stesso che succede con Galata – Museo del Mare: gestito da un altro soggetto, facciamo squadra tutti insieme per creare un unico waterfront e giovare al territorio e all’economia. Ci sta a cuore intraprendere un percorso che coniughi e armonizzi i tre fattori economico, ambientale, sociale, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, o “sustainable”, come si usa dire. Pensi che in Francia la traduzione del termine inglese ha una connotazione leggermente diversa da quella di “sostenibilità” che diamo noi italiani: loro usano l’efficace “durabilité”, cioè “durabilità”, che a mio avviso trasmette bene l’idea di un percorso che deve portare nel tempo a ricadute positive. Come si possono avere ricadute positive se c’è uno squilibrio tra interessi economici, ambientali e sociali? In questo senso, stiamo cercando di aprirci alle energie alternative e alla mobilità elettrica».
A questo proposito, mi viene in mente il progetto Illuminate. Ci racconti di cosa si tratta.
«Si tratta di un’iniziativa che si inserisce nell’ambito di Genova Smart City, riguarda sia l’area del Porto e i Magazzini del Cotone, che quella dell’Acquario, di cui si occupa però Costa. In generale, il progetto rientra sempre in un’ottica di risparmio e di attenzione alla sostenibilità ambientale, economica, sociale. Esso prevede la sostituzione dell’attuale illuminazione esterna con le moderne tecnologie a led, che garantiscono una riduzione del dispendio energetico di oltre il 50%, a fronte di eguale intensità e durata dell’illuminazione. Per quanto riguarda noi, il processo di sostituzione dell’attuale illuminazione riguarda l’area dei Magazzini e del Porto e si concluderà entro fine giugno 2013. Per ora, sono ancora in corso test di valutazione per scegliere il tipo di illuminazione più adeguata all’area, in base ai criteri di intensità, luminosità, tonalità (luce calda, luce fredda, ecc). Inoltre, anche valutazioni urbanistiche, per valorizzare la bellezza del sito e non far perdere l’appeal che ha oggi. Il progetto è finanziato in ambito comunitario e dal Comune di Genova, nell’ottica “smart” di riduzione degli sprechi e miglioramento dell’efficienza».
Non solo Porto Antico S.p.A., ma anche Costa Edutainment, Comune di Genova… quanto la sinergia di soggetti diversi gioca a favore della crescita dell’area?
«Molto, senza dubbio. Nel caso di Costa Edutainment, ad esempio, c’è un rapporto di partenariato privilegiato: in quanto gestori di Acquario Village possiamo dire che loro sono nostri clienti ma, vista l’importanza del ruolo che l’Acquario gioca per la nostra Società, anche il ruolo di Costa non può essere relegato al rango di semplice “cliente”. Con loro, cooperiamo positivamente a tutti i livelli. Anzi, visto che io e il direttore di Costa Edutainment siamo entrambi neonominati e per giunta abbiamo lo stesso nome (Alberto De Grandi, succeduto a Carla Sibilla, attualmente Assessore al Turismo n.d.r.), molti dipendenti scherzano, dicendo che è iniziata l’”era dei due Alberti”. Anche con il Comune, il rapporto è ottimo e ci sentiamo sostenuti nelle nostre iniziative, sia da loro che dagli altri nostri partner e azionisti (Camera di Commercio e Autorità Portuale, partecipanti rispettivamente per il 43,44% e 5,6%, mentre il Comune ha il 51% delle azioni, n.d.r.)».
Dunque Porto Antico non significa solo eccellenza italiana, bensì anche grande ponte verso l’Europa?
«Certamente! È vero che fino ad ora il turismo dell’area del Porto è stato sempre più italiano e troppo poco internazionale, ma ora siamo giunti a una fase di svolta, in cui ci sembra auspicabile aprirci al mercato internazionale, anche per far fronte alla crisi generale e tenerci aperte varie possibilità. Ne possiamo vedere già i frutti: non da ultimo, sono riuscito ad intessere contatti con il Sudamerica, dove alcuni soggetti chiedono il nostro aiuto per l’apertura di un waterfront fluviale simile a quello genovese. Porto Antico S.p.A., mettendo a disposizione le proprie competenze per aiutare chi voglia intraprendere percorsi affini a quello genovese, crea anche una fonte di reddito ulteriore per la Società, da reinvestire in nuovi progetti di ammodernamento. A questo proposito, mi sto impegnando personalmente per “esportare” la forza di Genova nel mondo e in questi mesi ho già ottenuto qualche successo: lo scorso gennaio ho presentato il Porto Antico di Genova a una delegazione di AIVP – Associazione Internazionale Città e Porti e ho avuto modo di far conoscere le nostre attività. La città, infatti, è in lizza assieme a Tangeri e Durban per diventare sede della Conferenza Mondiale AIVP 2014, opportunità unica per far conoscere le nostre attrattive davanti a oltre 400 delegati da più di 40 paesi: se saremo scelti, ospiteremo la Conferenza nelle sale del Centro Congressi dai Magazzini del Cotone, fiore all’occhiello dell’area portuale, con sbocco diretto sul mare, ad allietare molti congressi lavorativi. Non sappiamo ancora se risulteremo vincitori ma in ogni caso, per il grande successo riscosso in quest’occasione, Genova si appresta adesso a fare da pilota per altri progetti analoghi in altre parti del mondo».
Elettra Antognetti