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Il canale di calma di Prà, di proprietà demaniale e attualmente gestito dall'associazione Prà Viva, resta poco sfruttato nelle sue potenzialità commerciali. I cittadini: “ci sono troppi container e mancano bar e locali”. Ma non è così semplice sbloccare le concessioni
Pensato per dividere il porto commerciale dalla città, il canale di calma di Genova Prà (ovvero l’approdo a mare compreso fra il porto e l’aurelia che si inserisce nel più vasto contesto della Fascia di Rispetto) nelle idee iniziali doveva essere il simbolo del rilancio di un quartiere “mutilato” dalla grande espansione industriale e dall’insediamento del porto commerciale, a discapito delle originarie spiagge, fonte di occupazione e di reddito per gli abitanti di Prà. Oggi, tuttavia, il canale sembra non aver risposto alle iniziali aspettative e, invece della passeggiata ricca di attrattive e frequentata dagli abitanti del Ponente (e non solo), è occupato soltanto dai pescatori della zona e frequentato sporadicamente dai cittadini, senza riuscire ad attrarre turismo e investimenti, e senza smuovere le sorti di un quartiere che “soffre” e che vive ben lontano da quel modello nerviese cui era stato inizialmente accostato.
Nel corso di #EraOnTheRoad abbiamo raccolto la richiesta dei cittadini: perché non rendere più vivibile il luogo, magari aprendo bar e esercizi commerciali, in modo da creare aggregazione e dare maggior slancio anche al commercio nelle vie del centro storico? Questo quello che ne è emerso.
Di proprietà demaniale, ma amministrata dal Comune di Genova, la gestione del canale è stata delegata a Prà Viva, associazione sociale composta da soggetti nominati dal Comune per la gestione di tutti i servizi sulla fascia di rispetto. La passeggiata, lamentano molti dei cittadini, oggi è scarsamente utilizzata: nonostante molti praini la frequentino nelle giornate di sole per godere dell’ultimo baluardo dell’antica Prà “marinara”, le sue potenzialità non sono sfruttate al massimo.
Perché non insediare bar e esercizi commerciali, per incentivare abitanti e turisti a frequentare il luogo e per movimentare i commerci, sia qui che nel centro del quartiere? Oggi ci sono solo le sedi dei pescatori associati al circolo di Prà Viva e alcuni distributori automatici, ma molti cittadini vorrebbero bar e ristoranti: cosa che non è così semplice, se si pensa che, essendo di proprietà demaniale, le concessioni non sono gestite dal Comune.
Così commenta Ginetto Parodi di Prà Viva: «Anche se ci fosse la possibilità di sbloccare le concessioni, sarebbe un suicidio: per i nostri locali, ad esempio, noi paghiamo 60 euro/mq solo di concessione demaniale. Per un locale di 100 mq, sarebbero oltre 6 mila euro all’anno, difficile da sostenere. L’apertura di locali solo nella stagione estiva potrebbe essere un’alternativa, ma non è comunque conveniente. A Prà manca un piano commerciale forte: adesso lungo la fascia ci sono due bar (uno del nostro circolo, l’altro del centro sportivo) e il chiosco della stazione (arrivato solo nel 2011, n.d.r.) che reggono bene, ma per altri esercizi non sarebbe sostenibile perché non c’è movimento. Qui c’è solo la piscina che muove i traffici, con le sue 180 mila presenze annuali».
Ma, concretamente, è possibile sbloccare le concessioni? Così l’Assessore al Commercio Francesco Oddone: «La Fascia di rispetto nel “Piano dei Pubblici Esercizi” è considerata zona 1 e per ottenere una licenza di somministrazione dovrebbero esser soddisfatti i relativi criteri richiesti. Nel caso in cui fosse possibile realizzare un chiosco, peraltro soluzione che visto il contesto appare più semplice, in questo caso verrebbe applicato l’art.3 del Piano e l’area considerata come se fosse in zona 2. In questo caso il rilascio della licenza di somministrazione sarebbe più semplice. L’iter da seguire sarebbe l’individuazione dell’area con un apposito provvedimento di Giunta e l’emissione di un bando con evidenza pubblica per l’assegnazione, per poi richiedere la relativa licenza. L’area in questione è però demaniale e in concessione a Prà Viva o a Comune di Genova – da verificare in base a dove collocata all’interno della Fascia di rispetto – in entrambi i casi la competenza è dell’ufficio Demanio che fa riferimento all’Assessore Garotta».
Altro problema del canale di calma, i container che, dal porto, avanzano a Levante, arrivando fino a metà della passeggiata. Continua Parodi: «Non sono stati rispettati gli impegni presi: avevamo chiesto una quinta alberata e container a 2, mentre ora sono a 4 o 5. Ormai sono arrivati a 200 metri dalle abitazioni: c’è rumore e senso di soffocamento, senza contare il problema del container radioattivo rimosso solo dopo un anno». Le stesse problematiche sono messe in evidenza dal Comitato per Prà, il cui portavoce Nicola Montese ricorda: «Una vergogna. Ci avevano assicurato che i container sarebbero stati delimitati entro una zona ben precisa, mentre continuano ad avanzare, incombendo anche su questo ultimo luogo “incontaminato” e donato ai cittadini».
In questo quadro, il progetto di creare un grande waterfront che unisce Levante e Ponente sembra quantomai lontano. Le promesse di rinascita sembrano essere state disattese e i cittadini lamentano lo stato di abbandono in cui versa il quartiere, nonché la noncuranza dell’Amministrazione. Certo, il rilancio della Fascia di Rispetto e del canale di calma gioverebbe a tutto il quartiere e darebbe slancio anche alle vie del centro, oggi più movimentate, ma comunque troppo poco vive.
Mauro Rossi, presidente del CIV Prà, racconta: «Il contesto commerciale praese è ridotto a due sole vie, Via Fusinato e Via Airaghi, centro storico e zona “privilegiata” rispetto alla realtà circostante. Tuttavia, anche noi qui paghiamo il prezzo delle promesse non mantenute: se fossimo sostenuti da un tessuto commerciale più forte ed esteso, saremmo più saldi. Ci siamo affidati all’Amministrazione, ma siamo stati ignorati, così abbiamo preso l’iniziativa. Non c’è mai stato un CIV ma da tre anni abbiamo deciso di fondarlo: in questo modo, lavoriamo in sinergia tra commercianti e diamo vita a iniziative sociali, come “castagnate”, feste, falò». Simile anche la posizione di Prà Viva: «Vorremmo creare condizioni utili per tutti nei 50 ettari di Fascia di Rispetto. È un’opportunità straordinaria per Prà e dobbiamo rimboccarci tutti le maniche, lavorando in sinergia, cosa che fino ad ora è mancata».
Elettra Antognetti
Questo articolo è stato scritto grazie ai sopralluoghi di #EraOnTheRoad. Contattaci per commenti, segnalazioni e domande: redazione@erasuperba.it