San Valentino porta con sé pratiche al limite della legalità di alcuni commercianti fra saldi e prezzi non esposti. Il Festival, invece, è calamita per eccellenza di pubblicità ingannevole
Febbraio, il mese del festival della canzone italiana meglio conosciuto come Festival di Sanremo. Anzi, no. Febbraio, meglio identificato con San Valentino, patrono degli innamorati.
Premesso che si può vivere senza festival e senza 14 febbraio, sento comunque il dovere morale di fare alcune osservazioni sul consumismo sfrenato che questi due eventi, giocoforza, generano.
Partiamo da Valentino. Fioristi e ristoranti in prima linea con offerte strabilianti: peccato che raramente i fioristi espongano i prezzi dei fiori; fateci caso, le piante sono prezzate, i fiori raramente.
A San Valentino mica regali una pianta alla tua donna, ma un mazzo di fiori. Quanto costa? Quanto decide il fiorista in quel momento, in genere…
E le donne che cosa regalano agli uomini? Le cose più disparate e, già che ci siamo, i saldi ancora in corso in alcune città aiutano sicuramente all’acquisto. E – come sostengo da sempre – i saldi sono una enorme fregatura. Vi ricordo che la genesi dei saldi sta nel permettere ai negozianti di vendere stock di merci rimaste invendute ad un prezzo molto più concorrenziale, con il duplice scopo di fare risparmiare il consumatore e di svuotare i magazzini del negoziante; insomma, fare girare l’economia.
Invece, come sappiamo, vi sono negozianti che acquistano a prezzi ridicoli della merce atta allo scopo, così ci guadagnano quattro volte tanto. E San Valentino casca a fagiolo.
Passando a Remo le considerazioni sono differenti.
La kermesse canora vive di pubblicità, molta pubblicità, così tanta che essa rende ben di più dell’incostituzionale canone Rai che si è costretti a pagare. Per un’azienda, il costo di una spot pubblicitario durante le serate del festival è astronomico, per cui un’azienda deve fare fruttare al massimo quel breve messaggio che giunge sui nostri piccoli schermi a volume altissimo da triturare i timpani. Già, il volume, quello che non dovrebbe variare ed invece, guarda caso, sale vertiginosamente proprio durante la pubblicità, con conseguente altra violazione di legge.
Orbene, questa settimana voglio affidare ai nostri affezionati lettori una sorta di compito a casa.
In quelle serate, sforzatevi di guardare il festival ed osservate gli spot pubblicitari: quasi tutti sono in violazione delle norme sulla pubblicità ingannevole…
Offerte e promozioni non corrispondenti al vero, asterischi che richiamano scritte piccolissime che non ti danno il tempo di leggere e via discorrendo con le promozioni telefoniche.
Anche perché, negli ultimi anni, pare che le due cose che contano in questo mondo siano automobili e telefonini, almeno stando agli spot.
Alberto Burrometo
Per segnalazioni, domande e richieste di consulenza scrivere a progetto.up@gmail.com oppure redazione@erasuperba.it. La rubrica “Consulenza Online” vuole essere un filo diretto con i lettori, il presidente dell’ associazione Progetto Up Alberto Burrometo è a vostra disposizione.
[foto di Diego Arbore]