Le città non possono continuare a mangiare territorio. Oggi la crescita deve essere concepita alla luce del riuso delle zone intrappolate
“È urgente per il futuro dell’Europa mettere al centro della pianificazione le persone. Per superare la crisi bisogna partire da qui. È necessario rilanciare lo spazio pubblico in modo da consentire alle persone di incontrarsi, parlare e discutere”, esordisce così il Sindaco di Genova Marta Vincenzi introducendo la conferenza principale di Eurocities 2011, “Plannig for people“, svoltasi stamattina ai Magazzini del Cotone.
Riappropriarsi di piazze, strade, aree dismesse e riqualificarli è un obiettivo urgente perchè le trasformazioni urbane introducono le trasformazioni economiche, questo il concetto sottolineato dal Sindaco.
“Le città devono diventare dei laboratori di inclusione sociale, sono i luoghi dove trovare le giuste ricette per combattere la povertà e affrontare i temi più spinosi: lotta alla disoccupazione, inclusione dei migranti, risparmio energetico, creazione di spazi verdi – continua Vincenzi – Non c’è lotta all’esclusione che non passi attraverso la qualità del vivere, la sfida è non costruire più periferie e luoghi disumanizzanti”.
E per quanto riguarda il ruolo degli amministratori pubblici e delle istituzioni Marta Vincenzi ha ribadito che “C’è bisogno di maggiore intervento pubblico e risorse adeguate per rilanciare il welfare delle città. Oggi virtuoso è ciò che non consuma e non spreca. Abbiamo già consumato suolo e risorse a sufficienza. Ma sono necessarie nuove regole perchè nessuno può affrontare da solo il problema dello sviluppo urbano”.
Per Genova questa è un’occasione importante, fortemente voluta in questi anni. Presente in Eurocities da oltre vent’anni, dal 2003 è l’unica città italiana all’interno del comitato esecutivo dell’associazione che raggruppa 140 città di 36 paesi del mondo ed è impegnata a lavorare per una comune visione di futuro sostenibile nel quale tutti i cittadini possano godere di una buona qualità di vita.
“Genova si colloca a pieno titolo nel dibattito europeo – dice orgogliosa Vincenzi – È la direzione giusta per una città che si vuole rinnovare. Avere un’idea di città è fondamentale, vuol dire essere attenti al luogo in cui si vive e ai suoi abitanti. L’urbanistica diventa così lo strumento che consente di poter vivere in maniera migliore nelle nostre città”.
Poi è stata la volta di Renzo Piano, l’architetto genovese di fama internazionale, relatore principale della conferenza “Planning for people”:
“C’è una sorta di europeità delle città. Le città europee hanno un carattere in comune. Io mi sento profondamente europeo, italiano ma anche genovese. I genovesi infatti sono europei particolari, sono europei del Mediterraneo”.
Gli aspetti più importanti dell’europeità si colgono quando si va lontano dall’Europa, quando si viaggia per lavoro, come l’architetto Piano:
“Citta e civiltà sono due parole con una medesima radice in diverse lingue. La città europea è una città in cui le diverse funzioni del vivere si confondono, si mescolano, nei medesimi luoghi. Si vive, ci si diverte, si mangia, si lavora negli stessi spazi. Questa è una città intesa come luogo di civiltà, di scambio e di crescita economica”.
La città è un luogo complesso che manifesta una forte necessità di dialogo fra i suoi diversi aspetti. Uno di questi e l’usanza, tipica delle città europee, di inserire al loro interno i luoghi della cultura.
“La presenza dei luoghi della cultura è essenziale, sono elementi di qualità che rafforzano il ruolo della città come luogo di scambio e di civiltà. I luoghi della cultura devono essere aperti alla città e con il massimo dell’accessibilità. Le città devono restare fecondate dai luoghi della cultura. Intesi anche come luoghi d’incontro e occasione di condivisione”.
Ma come si affronta il problema dell’inarrestabile crescita delle metropoli odierne, sempre più popolose e densamente abitate ?
“Le città non possono continuare a mangiare territorio. Oggi la crescita deve essere concepita alla luce del riuso delle zone intrappolate. Diventa necessario che le città crescano per implosione e non più per esplosione. Vale a dire provare a completare le città al loro interno”.
Il problema più urgente con cui confrontarsi nel mondo attuale è però quello delle periferie, come sottolinea l’architetto:
“Se fino a qualche anno fa il tema da affrontare era quello del destino dei centri storici, oggi il tema fondamentale è salvare le periferie. Le città e i centri storici sono fatti di persone e non solo di pietre. L’errore storico in particolare per quanto riguarda i centri storici è stato proprio quello di svuotarli dalle persone. Le periferie invece devono essere trasformate in città, bisogna urbanizzarle“.
E per quanto riguarda Genova, come immagina il suo futuro ?
“Genova deve smettere di rubare spazio al mare ma deve terminare la sua crescita anche verso i monti. È necessario delineare un confine e crescere senza rubare ulteriori spazi alla natura che ci circonda anche in una città dalla geografia complessa come la nostra. Le possibilità ci sono, basta pensare alle diverse aree dismesse presenti all’interno dell’area cittadina. Bisogna partire da lì, dal recupero e dal riuso intelligente e virtuoso di quello che abbiamo già a disposizione”.
Matteo Quadrone
Foto di Daniele Orlandi