Quando usare le short e quando usare le long forms nella scrittura di un'email in lingua inglese: esistono tra esse delle particolari differenze? La forma è importante per stabilire il livello di formalità o informalità
La scorsa settimana abbiamo accennato ad alcune formule di apertura e di chiusura dei messaggi di posta elettronica. Proseguiamo oggi approfondendo questo argomento, con particolare attenzione al livello di formalità o informalità di un’email.
Oltre ai saluti iniziali e finali, i quali come abbiamo visto denotano il grado di confidenza con una persona (dai più rispettosi Dear Sirs / Sir / Madam e Best regards / Sincerely yours / Yours sincerely ai più diretti Hi / Hello / See you / Bye), un altro indicatore di formalità è espresso dall’uso delle forme contratte o estese (in inglese short/contracted forms o long forms).
Esempi di forme contratte sono I’m, it’s, you haven’t, I won’t ecc., contrapposte alle corrispettive forme estese I am, it is, you have not, I will not.
Gli studenti spesso mi chiedono e si chiedono quando usare le short e quando usare le long forms: esistono tra esse delle particolari differenze? E’ bene tenere a mente che in contesti ufficiali e formali, le forme contratte non sono accettate e non vengono considerate corrette. Su un contratto e su un documento che abbiano validità legale non troverete mai le short forms, ma vi imbatterete sempre nelle forme estese.
Tornando al discorso relativo alle email, quanto ho appena illustrato implica che se al vostro testo vorrete dare un carattere di maggiore “ufficialità” dovrete scrivere you are, it is, I don’t ecc. mentre se il vostro intento è di avere un tono più colloquiale andranno benissimo you’re, it’s e I do not. Non è raro trovare dei testi di email scritti in modo piuttosto informale, mentre il file contenuto in allegato, per esempio un CV (Curriculum Vitae), è stato redatto usando un registro linguistico più alto e facendo ricorso esclusivamente alle forme estese.
Questa che vi ho descritto è la situazione allo stato attuale. Tuttavia, siccome la lingua è in continua evoluzione e si trasforma seguendo il principio che permea l’universo secondo il quale “tutto è in perenne mutamento”, non è da escludere che in futuro le cose cambino e che anche le short forms vengano gradualmente accettate nello standard scritto.
E’ opportuno ricordare sempre che la velocità delle comunicazioni, favorita dalle nuove – mica tanto ormai – tecnologie, accelera notevolmente anche i cambiamenti linguistici, sebbene le evoluzioni grammaticali e sintattiche siano assimilate e standardizzate più lentamente rispetto per esempio all’ingresso nella lingua di nuovi vocaboli.
Rispetto al carattere più formale della lettera prima e dell’email poi, maggiore immediatezza e minore rigidità sono invece assunte da altri canali di comunicazione, quali per esempio i social network. Pensate al numero limitato di caratteri di un messaggio su Twitter: il cinguettio – tweet in inglese – impone al fringuello, pardon, all’utente, di contrarre ogni parola all’inverosimile, come per esempio in c u, che sta per … see you!
Daniele Canepa
[foto di Diego Arbore]