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Apprendimento dell’inglese: self-learning e il ruolo dell’insegnante

Ecco alcuni esercizi che possono essere svolti in self-learning o auto-apprendimento, tuttavia un insegnante capace e motivato rimane l'ingrediente principale per ottenere il massimo da un percorso di studio


7 Febbraio 2013Rubriche > Nice to meet you, English!

eros-piccadilly.londra-DIContinuiamo a parlare di consigli pratici per mantenere e migliorare il proprio livello di inglese. Mi riferisco ovviamente ad attività che possono essere svolte in self-learning, ovvero in auto-apprendimento.

Oltre alla visione di film e all’ascolto di canzoni in lingua originale con l’ausilio, o senza, dei sottotitoli in italiano e in inglese, un buon esercizio è quello della back version – letteralmente “versione all’indietro” – il quale si articola in due parti distinte. Nella prima si parte da un testo in lingua inglese e lo si traduce in italiano: potete scrivere su carta o al computer, fate come preferite. Una volta completata questa metà dell’esercizio, si lascia il testo per qualche minuto – sembra di parlare di una torta appena estratta dal forno e messa a raffreddare per qualche momento, sorry  – e poi lo si riprende, cercando questa volta di ri-tradurlo dall’italiano all’inglese. Una volta terminato l’esercizio, si potrà confrontare se e quanto la back version finale si discosti dalla versione originale.

Ovviamente, il mio consiglio è di usare testi che siano prima di tutto di vostro interesse dal punto di vista contenutistico. Se vi interessa il rugby, perché dovreste dedicarvi alla lettura di un articolo di cucito, tra l’altro in inglese? Cercate magari un pezzo sul glorioso Six Nations, torneo nel quale la nazionale italiana sta finalmente facendo bella figura dopo anni di sonore batoste. Se amate i viaggi o la cucina, leggete un articolo che tratti questi argomenti. Insomma, non bisogna mai dimenticare che il desiderio che spinge a imparare l’inglese o qualsiasi lingua nasce da un’autentica, sincera e spontanea esigenza comunicativa, senza la quale l’esistenza stessa delle lingue – o addirittura dell’uomo, in quanto “animale sociale” e quindi comunicativo – sarebbe priva di senso.

Arrivati a questo punto, mi preme sottolineare un aspetto didattico fondamentale. Per quanto la back version, la visione di un film in lingua originale o l’ascolto delle canzoni siano degli esercizi utili che è possibile svolgere in autonomia, niente può sostituire la figura di un buon insegnante in un percorso di apprendimento. I corsi online rappresentano per esempio degli strumenti validi e, in assenza di alternative, possono anche costituire un qualcosa in più rispetto al “meglio di niente”. Tuttavia, le loro potenzialità vengono attivate pienamente quando essi sono sapientemente usati da un insegnante capace e motivato.

Personalmente, sono certo che non mi sarei appassionato a questa materia se non avessi avuto l’esempio di un docente di inglese al liceo e di altri due all’università, che mi hanno dato fiducia e mi hanno incoraggiato, dimostrando non solo una profonda competenza, ma soprattutto un’umanità e una passione che costituiscono la vera base – e non il “di più” – di una qualsiasi trasmissione di conoscenza da un docente a un alunno.

A proposito di educazione, mi vengono in mente le parole di uno dei più grandi psicoanalisti viventi, Massimo Recalcati: «Se tutto sospinge i nostri giovani verso l´assenza di mondo, verso il ritiro autistico, verso la coltivazione di mondi isolati (tecnologici, virtuali, sintomatici), la Scuola è ancora ciò che salvaguarda l’umano, l’incontro, le relazioni, gli scambi, le amicizie, le scoperte intellettuali. Un bravo insegnante non è forse quello che sa fare esistere nuovi mondi? (leggi tutto l’articolo)»

See you!

Daniele Canepa
[foto di Diego Arbore]


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