Aprirsi una finestra sul mondo con l’inglese significa a volte poter approfondire meglio le questioni che riguardano il nostro paese… Mafia, spaghetti e mandolino?
In diverse occasioni in questa rubrica ho affermato che: “Studiare una lingua significa studiare una cultura.”
A volte, però, lo studio di una lingua e di un’altra visione del mondo può permettere di cogliere interessanti spunti per approfondire la conoscenza non solo di una cultura straniera, ma anche della propria. Vi parlerò di un’esperienza personale che, spero, illustrerà meglio il concetto.
Nelle ultime settimane abbiamo parlato spesso della mafia italo-americana attraverso film celebri o personaggi realmente vissuti, i quali nostro malgrado hanno contribuito a rafforzare lo stereotipo: italiano, pizza, mandolino (e mafia). Qualche anno fa, un amico gallese con il quale stavo parlando dell’Italia mi chiese: “Do you have much mafia in your city? Are there many shootings in your area?” (“C’è molta mafia e ci sono molte sparatorie nella tua zona?) Mi affrettai a rispondere che, per quanto la mia città si potesse presentare come una lunga lista di disservizi e di esempi di abusivismo edilizio, non mi era mai capitato di trovarmi coinvolto in scontri da arma da fuoco. Liquidai dunque il mio amico rispondendo: “Organized crime is not a problem in my region” (“Il crimine organizzato non rappresenta un problema nella mia regione”). Risposi con convinzione, pensando, in quanto ligure, di non essere toccato nemmeno minimamente dal fenomeno mafioso.
In seguito, però, partendo da quello scambio di battute ho imparato che un errore da non commettere è proprio quello di ritenere che il crimine organizzato sia una realtà estranea alla nostra regione. Recentemente, oltre che dalla lettura sui giornali degli scioglimenti per infiltrazioni mafiose dei Comuni di Bordighera e Ventimiglia, sono stato influenzato da uno spettacolo teatrale al quale ho avuto modo di assistere a una Notte Bianca due anni fa. “Che ci fa la mafia a Genova?”di Fabrizio Matteini, andrà nuovamente in scena al Teatro dell’Archivolto tra il 14 e il 15 dicembre, facendo nomi e cognomi di personaggi liguri in odore di collusione con la Ndrangheta. Al seguente link è possibile vedere una video-installazione facente parte della scenografia creata dal video maker genovese Michele Giuseppone (http://vimeo.com/32628467 ).
La domanda del mio amico gallese mi venne posta in modo spontaneo e senza la volontà di offendermi, nonostante, lo ammetto, il mio primo pensiero sia stato istintivamente: “Ecco un ennesimo esempio della superficialità con cui all’estero viene descritto il nostro paese.” Essa mi diede però lo spunto per riflettere sulla questione, facendomi arrivare alla conclusione che, se era stato un puro e semplice stereotipo a ispirare la sua domanda, io stesso avevo avuto un atteggiamento superficiale sulla questione. Proprio qui, credo, risiede l’importanza di conoscere una lingua straniera e di confrontarsi con culture e visioni del mondo diverse dalla nostra. Un punto di vista esterno conduce a una più profonda analisi introspettiva, stimolandoci a migliorare … Sempre che sia nostro desiderio farlo! See you soon.
Daniele Canepa