Dopo la bagarre di ieri, e la perdurante mancanza dei numeri, ritirata la delibera. Sulla Tari Pd va contro la giunta e propone emendamento che contiene il rincaro tariffario, mettendo però a rischio i conti dell’azienda e del Comune. Doria: «Io come Prodi e Berlusconi».
I numeri non ci sono. La giunta del Comune di Genova è costretta a ritirare la delibera sull’aggregazione Amiu-Iren per non andare incontro a una nuova bocciatura dell’aula. Il sindaco Marco Doria da l’annuncio alla ripresa pomeridiana dei lavori dell’aula, interrotti diverse volte durante la mattinata: «Non seguire il percorso di aggregazione comporta un aumento della Tari per coprire i costi necessari». La richiesta è arrivata dal capogruppo del Partito democratico, Simone Farello che in aula ha dichiarato: «Non c’è la maggioranza per approvare questa delibera. E’ un fatto politico di cui dobbiamo prendere atto». Una decisione che cerca di tutelare da una pesante ripercussione “politica” la candidatura di Gianni Crivello, attuale assessore ai Lavori Pubblici, fresco di investitura come candidato del centro sinistra per le amministrative di maggio. Ma l’aggregazione non è cancellata: con ogni probabilità la giunta la riproporrà tra una quindicina di giorni all’interno dei documenti relativi all’approvazione del bilancio previsionale.
Una volta archiviata la pratica sull’aggregazione Amiu-Iren, l’aula affronta la determinazione della tariffa Tari per il 2017, per cui il termine era previsto per la giornata di oggi. Contro il parere della giunta di centrosinistra e contro il parere tecnico degli uffici, il Consiglio comunale approva l’emendamento del Partito democratico che riporta al 6,89% l’aumento della tariffa sui rifiuti, ovvero al valore che sarebbe stato consentito dall’aggregazione Amiu-Iren. Viene così modificata la proposta della giunta di approvare un aumento tariffario del 18%, nonostante il parere negativo della giunta stessa e degli uffici tecnici del Comune. A conti fatti, a consentire l’approvazione dell’emendamento è stata l’uscita dall’aula dei consiglieri di centrodestra, esclusi i tre rappresentanti della Lista Musso. La proposta è stata approvata con 13 voti a favore, 9 contrari (Federazione della Sinistra, Clizia Nicolella di Lista Doria, Effetto Genova e il sindaco Marco Doria), 2 astenuti (Enrico Musso e Pietro Salemi), 5 presenti non votanti (Percorso Comune, M5s, Vittoria Musso). A questo punto, l’ultimo appiglio per evitare il dissesto sembra essere far rientrare l’aggregazione Amiu-Iren all’interno dei documenti collegati al bilancio previsionale o, comunque, prevedere un bilancio con spese notevolmente contratte per i servizi per poter garantire un futuro all’azienda partecipata che gestisce il ciclo dei rifiuti.
L’emendamento “Farello” costerà almeno 13 milioni di euro alle casse del Comune di Genova. E’ questa, infatti, la differenza tra l’importo della Tari per il 2017 aumentata del 6,89% rispetto all’importo dello scorso anno e quella aumentata al 18% che la giunta Doria aveva proposto in Consiglio comunale. Nel complesso, aggiungendo i 25 milioni di euro di anticipo di cassa che il Comune avrebbe comunque garantito alla sua partecipata in caso di aggregazione, Palazzo Tursi dovrà trovare nel prossimo bilancio almeno 38 milioni di euro per evitare di portare i libri in tribunale. In caso contrario, il consiglio di amministrazione dell’azienda sarà costretto ad avviare le procedure di liquidazione. «Un assurdo – commenta alla “Dire” il presidente di Amiu, Marco Castagna – considerato che abbiamo un credito verso il Comune di quasi di 200 milioni di euro». Intanto, lo stesso presidente lunedì chiederà formalmente la trasmissione di tutti gli atti del dibattito odierno in Consiglio comunale per trasmetterli al consiglio di amministrazione che dovrà poi quantificare la richiesta finanziaria all’attualmente unico azionista, ovvero il Comune di Genova. Nei prossimi mesi, quindi, la ricerca del denaro necessario potrebbe costringere operazione da “lacrime e sangue”: qualche aiuto potrebbe arrivare da Roma, come più volte successo in passato (leggi Carlo Felice) ed è una ipotesi che gira sottovoce nei corridoi di Tursi; un assist dal Pd nazionale che potrebbe arrivare in piena campagna elettorale.
«Che fosse terminata un’esperienza politica ne avevo già preso atto tempo fa – dichiara il sindaco di Genova Marco Doria a margine della giornata di Consiglio – diversi consiglieri che sono stati votati sul mio programma oggi fanno le riunioni con i gruppi di opposizione». Il paragone suggerito dal primo cittadino non lascia dubbi: «Mi sento come Prodi e Berlusconi, quando i loro governi sono stati interrotti da scelte prese all’interno delle loro stesso maggioranze». Rivendica inoltre il lavoro fatto dall’amministrazione: «Avevamo fatto una proposta finalizzata a garantire un equilibrio industriale che consentisse anche la possibilità di fare degli investimenti, lo scenario di oggi invece è preoccupante perché adesso dobbiamo capire come gestire anche solo l’emergenza». Durante la seduta di Consiglio dagli spalti e dai banchi delle opposizioni più volte sono state invocate le dimissioni: «Ci sono molte cose ancora in ballo da gestire e portare a compimento – ha concluso Doria – e chi meglio dell’amministrazione che ci ha lavorato fino ad oggi può portarle a termine?». Sull’aggregazione, però, il discorso non è chiuso: «Il percorso a mio avviso non è ancora tramontato», chiude tranchant il sindaco.
Insomma, la saga Amiu non è ancora terminata, anzi. Nelle prossime settimane si dovranno trovare i soldi necessari per mettere in salvo l’azienda, soldi che da qualche parte dovranno essere tirati fuori. L’ipotesi aggregative non sono ancora definitivamente tramontate, stando a quanto dichiarato dal Sindaco; e la campagna elettorale è appena incominciata.