Ha coinvolto i gruppi Bluvertigo e Subsonica, il regista Luca Pastore e l'Istituto sordomuti di Torino-Pienza
Oggi più che mai musica e immagini sono una cosa sola, nessun artista si sognerebbe di fare un disco senza l’ausilio di un videoclip, questo perchè una canzone abbinata a una piccola storia acquista una carica comunicativa travolgente.
Quando parliamo di videoclip intendiamo un’opera filmica breve che traduce in immagini un brano musicale, possiamo quindi affermare che si tratta di un’opera d’arte concepita per la trasmissione televisiva; video-clip, dove video sta per tv e clip sta per tagliare (dal verbo inglese to clip) proprio come un patchwork che unisce in unico prodotto cinema, fotografica, musical, tv pop art e danza.
Non è soltanto immagine che accompagna la musica, può essere molto di più. Spesso si tende a dimenticare la valenza sociale che effettivamente ha ricoperto e ricopre tuttora il videoclip, che non di rado si fa tramite di messaggi socialmente importanti non solo per gli argomenti trattati nei testi delle canzoni, ma per le nuove sfide in cui si lancia.
Pensare, ad esempio, ad un video-clip per persone sorde puo’ sembrare un ossimoro, una follia, ma non lo è; il primo progetto in tal senso è stato tutto “made in italy”, nel 2000 Subsonica e Bluvertigo avevano dato vita grazie al regista Luca Pastore e alla collaborazione con l‘Istituto dei sordomuti di Torino-Pienza, al progetto Zerovolume; primo esperimento di videoclip senza suoni che sfidando il media di supporto ossia la tv, cercava di travasare tutto il suono nell’immagine, come per un radiosceneggiato al contrario.
“Non è una traduzione di un brano musicale in lingua dei gesti, ma una composizione ex-novo per non udenti che, per il totale del pubblico, acquista una nuova dimensione.” (dalla conferenza stampa di presentazione).
Il videoclip è un gioco, un sogno, un incubo, una favola. Raramente è qualcosa di razionale, di evidente; è comunicazione di segni, per gesti, per simboli che appartengono a chiunque sia in grado di riconoscerli; quindi pur esistendo un mondo senza suoni, non esiste nessuno con cui non sia possibile cercare di comunicare.
Certo, la sfida è senz’altro ardua, tanto che per ora quello di Subsonica e Bluvertigo è rimasto un esempio isolato, ma l’impegno e lo studio per comunicare la musica ai non udenti continua su più fronti. Dalle traduzioni simultanee dei concerti in immagini, sino alle nuove scoperte, come ad esempio “Vibrato”, il dispositivo che trasmette la vibrazione degli strumenti su cinque differenti pad: in questo modo le persone con problemi di udito possono rivivere la sensazione dell’ascolto musicale tramite il tatto. Questo perchè i sordi, specialmente quelli dalla nascita, sviluppano capacità uditive in altre parti del corpo, come appunto nei polpastrelli. E in effetti i polpastrelli sono membrane di pelle, né più né meno dei timpani. Un neonato probabilmente sente il mondo anche attraverso di essi, dovendo ancora imparare a codificare gli stimoli che gli arrivano, e solo successivamente i polpastrelli perdono questa loro capacità per lo sviluppo di altri organi uditivi.
Serena Wich