Il gioco più in voga negli anni 90 era passato di moda, ma il genovese Arturo Parodi ne ha lanciato una nuova edizione. "Per i giochi belli ci sarà sempre spazio", ha dichiarato
Quando si cresce (o si invecchia, a seconda dei punti di vista) ci si dimentica facilmente che le nuove generazioni non hanno vissuto quello che abbiamo vissuto noi nella nostra infanzia: per uno stesso periodo della vita umana, che pure ci sembra debba essere uguale per tutti, si ha in realtà una percezione significativamente diversa di quello che vuol dire studiare, uscire, guardare la televisione o giocare.
Per quelli della mia leva, ad esempio, è scontato capirsi quando si parla di figurine Panini, MacGyver, Ken Shiro, oppure Drive In: chi è nato negli anni ’90, invece, potrebbe non averne mai sentito parlare. Per questo motivo non è facile parlare del subbuteo.
Chi c’era se lo ricorda perfettamente; ma chi è troppo giovane ed è cresciuto solo con i giochi della Playstation, cosa può capire della magia di un gioco da tavola come quello? Un panno verde enorme e morbidissimo, gli “omini” giocatori con l’inconfondibile base ovale, le infinite e ambitissime varietà di squadre, l’arte della “bicellata”, i tornei del pomeriggio a casa del compagno di classe…
Non esiste una simulazione da tavola del gioco del calcio che abbia avuto più fortuna fra gli anni ’70/’80.
Poi com’è nella natura delle cose, a partire dagli anni ’90, con l’avvento di computer e videogiochi, il subbuteo è andato progressivamente in declino. Nel ’94 la Subbuteo Sports Games Ltd è stata acquistata dalla americana Hasbro, che nel 2000 ne interrompeva definitivamente la produzione.
Ma la storia non è finita qui. Grazie alla tenacia del genovese Arturo Parodi, distributore del subbuteo in Italia fino al 2003, si è data vita a una scommessa improbabile: produrre una nuova versione del gioco. Mentre spopolano X-Box, Wii e cartoni in 3D, l’imprenditore di Manesseno punta tutto su un gioco da tavola fedele agli stilemi del passato, senza cercare minimamente di renderlo attuale, ma pensando piuttosto a migliorare la qualità del prodotto e a introdurre anche quelle varianti locali ormai classiche che si praticavano in particolar modo a Genova.
Il nuovo subbuteo, ancora più curato e più genovese, non può che avere un nome solo: “zeugo”.“Zeugo l’è da Zena”, scrivono sul sito internet che conta già più di 270 fan su Facebook. Tutto molto bello, ma come competere con la nuova frontiera dei giochi interattivi? “Per i giocattoli tradizionali belli”, scrive lo stesso Parodi, “ma quelli veramente belli, ci sarà sempre uno spazio. Magari una nicchia. Ma sarà una grande nicchia”. Sarà la nostalgia, ma a me è tornata una gran voglia di giocare…
Andrea Giannini
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