I semi locali sono un patrimonio comune da salvaguardare. Ma per un piccolo contadino è complicato riuscire a tenere in vita varietà a rischio d'estinzione poco appetibili per il mercato
Un’intera giornata dedicata ai semi, un patrimonio collettivo da salvaguardare: incontri, dibattiti, video, bancarelle espositive, Sabato 13 ottobre a partire dalle ore 10 fino alle 19:30, animeranno il parco dell’Acquasola.
«I semi non sono liberi, a rischio c’è la biodiversità agricola del nostro Paese – racconta Roberto Pisani dell’Asci Liguria (Associazione di Solidarietà per la Campagna Italiana), tra i promotori dell’iniziativa “Semi liberi all’Acquasola” nell’ambito della campagna mondiale “Salviamo i nostri semi” – Quando le persone lo scoprono rimangono stupite. La questione è parecchio intricata e Sabato proveremo a fare un po’ di chiarezza».
Di mezzo c’è una legge incompleta visto che gli agricoltori italiani ancora aspettano un decreto ministeriale che regolamenti il loro diritto al commercio di semi di varietà da conservazione. Parliamo di sementi locali, spesso periferiche rispetto al mercato agroalimentare, ma fondamentali per le qualità organolettiche ed il valore culturale. Il diritto alla vendita delle varietà da conservazione garantirebbe agli agricoltori il miglioramento e la differenziazione delle loro coltivazioni. Inoltre sarebbe tutelata la biodiversità agricola, un bene comune alla base del diritto universale ad un’alimentazione libera e sana.
In Italia la legge quadro del settore, la numero 1096 del 1971, prevede che anche gli agricoltori possano selezionare, riprodurre e commercializzare semi, ma solo quelli da conservazione. A distanza di 42 anni, però, manca il decreto attuativo che renda effettivo questo diritto.
E così i contadini possono coltivare e commercializzare solo frutta, ortaggi e cereali a partire da semi autorizzati dalle leggi nazionali. Ovvero semi brevettati da quelle che il quotidiano “Terra” chiama «Le 5 sorelle, cinque multinazionali che controllano la produzione di sementi: Monsanto e Dow (Usa), Syngenta (Svizzera), Bayer (Germania) e Du Pont (Francia)».
Per fortuna esistono piccoli produttori coraggiosi che si oppongono strenuamente a questo oligopolio, tenendo in vita varietà a rischio d’estinzione, poco appetibili per il mercato perché poco produttive.
«Noi vogliamo che i semi locali possano essere commercializzati, valorizzati ed offerti al grande pubblico – spiega Pisani – Tutti devono conoscerne il valore. Bisogna promuovere un modello alternativo, un’agricoltura di piccola scala che metta al centro l’agricoltore, la terra, i consumatori».
Al contrario, la cosiddetta agricoltura moderna applica un modello produttivo industriale ad alto impatto ambientale che minaccia le basi della pratica tradizionale. Il sistema agricolo, appare sempre più connesso con gli interessi del mondo del petrolio, della chimica, della finanza, piuttosto che con il diritto alla sicurezza e alla sovranità alimentare delle comunità e dei popoli.
Una delle inevitabili conseguenze è l’erosione della biodiversità. L’agricoltura italiana purtroppo va in questa direzione. «Determinati semi vengono commercializzati solo per motivi di opportunità economica –continua Pisani – Sono sementi che si adattano a climi e Paesi diversi. Andando avanti di questo passo perderemo tutte le varietà locali».
«In Italia esistono degli organismi di controllo, come l’albo registro sementi, che proibiscono la commercializzazione di semi non iscritti all’albo – racconta Pisani – Ma per l’iscrizione occorre affrontare un percorso dai costi notevoli. Quindi al registro sementi hanno accesso solo le ditte che possono permetterselo».
Con buona pace dei piccoli contadini. Senza dimenticare le sanzioni «Oggi se commercializzi semi locali commetti un reato – sottolinea Pisani – L’unica possibilità è scambiarli, esclusivamente a fini conservativi. Però la nostra paura è che un domani, le società più potenti, possano accaparrarsi i nostri semi».
L’appuntamento di Sabato sarà un’occasione per parlare di tutti questi temi, ascoltando le diverse opinioni di coltivatori ed esperti.
Questo il programma della giornata:
DALLE 10 ALLE 19,30 DIBATTITI E CIBO DAL CONTADINO ALLA PIAZZA A CURA DI ASCI
Ore 10 Distribuzione di semi tradizionali come atto di disobbedienza civile dei Contadini
Ore 11 “La legislazione europea sulla commercializzazione di semi: facciamo chiarezza” Relatore: Ivo Bertaina (Agri.Bio Piemonte) a seguire: dibattito
Ore 12,30 Buffet ad offerta con i prodotti dei Contadini
Ore 14 “Il punto sull’Acquasola” il Comitato Acquasola racconta le ultime notizie sulla vertenza
Ore 15 Contadini “sostenibili”: il contributo alla sovranità alimentare di chi mantiene in vita sementi
tradizionali. Relatori: Contadini ASCI
Ore 15 Animazione bimbi
Ore 16 Coro “4 canti”: la Banda Daneo diretta dal M° Martini
Ore 16,45 Merenda per i bambini con i prodotti dei nostri campi
Ore 17 “Seminare liberamente: una questione complicata; che fare ?” Relatore: Ernesto Olivucci
(presidente di Civiltà Contadina, in rappresentanza della Rete Semi Rurali)
Ore 18,30 Proiezione di video della campagna “Salviamo i nostri semi”
Durante l’intera giornata vendita di prodotti biologici direttamente dalle cascine di produzione
In caso di pioggia l’evento è rinviato a sabato 20 ottobre
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Matteo Quadrone
Commento su “Acquasola, Semi Liberi: una giornata per la tutela della biodiversità agricola”