Una definizione alternativa a quella di Received Pronunciation è quella di BBC English: vediamo il perché...
Solo una minoranza di parlanti nativi usa la Received Pronunciation, insegnata, o come dice il termine stesso “ricevuta”, nelle scuole di élite e negli atenei britannici più prestigiosi.
RP non è peraltro l’unico termine che descrive l’accento di riferimento presentato nei vocabolari di lingua inglese. A esso, sempre più sovente, viene preferita la definizione BBC English. Dal punto di vista fonetico, infatti, tra gli speaker che lavorano per la più grande società radiotelevisiva al mondo si riconosce una generale uniformità di pronuncia, per quanto essi provengano da diverse aree dell’Inghilterra, della Scozia e del Galles. Vale la pena a questo punto fare una pausa nello studio degli aspetti linguistici e spendere qualche parola proprio a proposito della BBC.
Nata nel 1922, la British Broadcasting Company ha fatto scuola nel mondo dal punto di vista giornalistico e televisivo. Se possiamo paragonarla a Mamma RAI per la sua funzione di servizio pubblico, possiamo però dire che il livello della BBC sta a quello della RAI più o meno quanto la Premier League sta alla Serie C indonesiana (non me ne vogliano i calciatori di quel paese). Tra l’altro, la BBC non si occupa soltanto di quanto accade sul territorio nazionale, ma fornisce anche tramite il canale BBC World una prospettiva di respiro interculturale e internazionale. Tra i suoi obiettivi, illustrati pubblicamente sul suo sito, si trova infatti quello di “portare il Regno Unito nel mondo e il mondo nel Regno Unito” (“Bringing the UK to the world and the world to the UK“). I suoi documentari e réportage sono in alcuni casi degli autentici capolavori. Mi è recentemente capitato di vederne uno in sei parti, girato nel 1995, dal titolo The Death of Yugoslavia: descrive in modo dettagliato le cause di quella tragedia che è stata la guerra nell’ex-Jugoslavia e ne consiglio la visione a coloro i quali sono interessati all’argomento.
In generale, è proprio lo stile giornalistico britannico, non solo della BBC, che dovrebbe essere preso a modello. Gli intervistatori inglesi mettono sotto pressione l’intervistato, che si tratti di un politico, di un imprenditore o di un calciatore. Quanto sono lontani il loro atteggiamento e la loro professionalità dalle interviste su misura di giornalisti alla Vespa & co, sempre pronti a formulare domande accomodanti e concilianti e soprattutto attentissimi a non fare le domande che potrebbero risultare scomode!
Per dare invece un esempio di giornalismo più “battagliero” (o forse di puro e semplice), giusto qualche mese fa su BBC2 Jeremy Paxman ha letteralmente schiantato Chloe Smith, giovane esponente del governo conservatore, in un’intervista terminata con un: “Do you ever think you’re incompetent?” ovvero: “Pensa mai di essere un’incompetente?” Probabilmente la Smith sognerà questa domanda per anni nei suoi incubi peggiori. D’altra parte, in Gran Bretagna la stampa è considerata lo watchdog di chi si trova al governo: un cane da guardia, non una vespa senza pungiglione.
Daniele Canepa